Autonomia e democrazia nella ricerca pubblica: gli statuti degli enti vanno nella direzione contraria, necessario riprendere la parola
È necessario contrastare i provvedimenti in corso e riaprire una discussione pubblica sul futuro della ricerca.
Mercoledì 22 settembre si svolto un incontro al Miur sul processo di riordino degli enti pubblici di ricerca vigilati dallo stesso ministero. Erano presenti per la parte pubblica il dott. Antonio Agostini direttore generale con delega alla ricerca, il Capo di Gabinetto dott. Varrone, ed alcuni collaboratori della segreteria del Ministro.
Come FLC abbiamo evidenziato le molte problematiche che contraddistinguono il percorso di riordino partendo da una considerazione preliminare: il dlgs 213 presupposto di queste procedure ha dei limiti insormontabili, già dimostrati ampiamente, in questa fase “transitoria” che giustificherebbero già ora un intervento correttivo di carattere normativo.
Si tratta di una posizione che avevamo peraltro già espresso al momento della approvazione di questo provvedimento. Esiste un filo rosso che lega i processi di riordino di tutti gli enti di ricerca anche di quelli non vigilati dal Miur. La marginalizzazione della comunità scientifica interna e del personale negli organi di autogoverno. Ovvio quindi che non ci sia stato alcun coinvolgimento del personale e delle organizzazioni sindacali, a parte il CNR e solo grazie ad una grande mobilitazione.
Come FLC abbiamo concentrato le nostre osservazioni sulle questioni principali. Certamente, tra queste, la previsione per il maggior ente di ricerca del nostro paese di un tetto di spesa per il personale pari al 75% del fondo di finanziamento ordinario. Si tratta di una norma inaccettabile per diverse ragioni. In realtà la capacita di spesa del CNR è da anni il doppio del fondo ordinario grazie ai progetti finanziati dall’esterno e alle convenzioni. La finanziaria del 2007 già prevede un regime assunzionale con un riferimento al budget complessivo e non solo ai fondi ordinari peraltro esigui in tutti gli enti. Il limite stabilito nella attuale bozza di statuto rappresenta un enorme passo indietro: significa solo che si vuole pianificare un ridimensionamento dell’ente.
La seconda questione invece trasversale a tutti gli enti riguarda il coinvolgimento della comunità scientifica interna nei processi di governo e indirizzo coerentemente con i principi enunciati dalla Carta Europea dei Ricercatori.
La maggioranza degli statuti ignora di fatto questa previsione oppure la aggira attraverso meccanismi di cooptazione che escludono alla base una democrazia autentica. Dietro questa operazione si nasconde un modello preciso e speculare a quello contenuto nel ddl gelmini sull’università. L’obiettivo è la riduzione sistematica dello spazio pubblico della ricerca che può preludere ad un cambiamento della missione dei principali enti del nostro paese, ad un ulteriore smembramento e alla svendita di intere filiere di ricerca, alla riduzione delle risorse economiche o alla loro devoluzione al privato.
Come FLC intendiamo opporci a questa deriva e invitiamo tutto il personale a riprendere la parola (Approfondimento).
Dal 4 ottobre si svolgeranno negli enti di ricerca assemblee informative con l’obiettivo di rimettere al centro della discussione pubblica il futuro di queste istituzioni e rilanciare in ogni ente le vertenze aperte sul precariato, sui contratti, sulla governance.
L’8 ottobre prima ora di sciopero generale dei settori della conoscenza.