Comunicato della Segreteria sulla proposta di Istituto Italiano di Tecnologia
Con il ddl sulla Finanziaria 2004, il Governo non si limita al già gravissimo taglio dei finanziamenti al sistema dell’alta formazione e della ricerca, ma vuole accentuare il proprio controllo politico sulle Università e sugli EPR
Con il ddl sulla Finanziaria 2004, il Governo non si limita al già gravissimo taglio dei finanziamenti al sistema dell’alta formazione e della ricerca, ma vuole accentuare il proprio controllo politico sulle Università e sugli EPR. Non si tratta certo di una novità: questo processo è già iniziato con la controriforma degli Enti di Ricerca e con la questione della presidenza del CNR e proseguito con il commissariamento degli Enti e con le proposte Moratti di riforma del CUN e dello stato giuridico dei docenti universitari. Oggi questo tentativo acquista un carattere coerente e sistematico che lo rende, ovviamente, più pericoloso.
Siamo in piena crisi finanziaria e occorre tagliare le spese, evidentemente perché si è convinti che le spese per l’Alta formazione e per la ricerca siano improduttive. Però, poi, si trovano i soldi (1,5 milioni di E.) per finanziare una istituzione privata come il San Pio V.
Ma il finanziamento del San Pio V è solo un piccolo episodio: è ben più grave la creazione di una nuova struttura con compiti generali e generici: l’Istituto italiano di Tecnologia (cui dovremmo aggiungere il Collegio d’Italia, per ora accantonato). Per quanto è possibile capire dal decreto che lo istituisce, si tratterà di un’ennesima riproposizione del modello di agenzia per il trasferimento tecnologico, modello che già in ripetute occasioni è più o meno rapidamente fallito, ma che è coerente con l’idea prevalente in questo governo di una necessaria e immediata finalizzazione di ogni investimento pubblico in ricerca alla realizzazione di un vantaggio immediato per il sistema privato. Per contro, l’IIT ha rilevanti finanziamenti (50 milioni di Euro per il 2004 e 100 per ciascun anno dal 2005 al 2014 a carico diretto dello Stato; altri 100 milioni dalla Cassa depositi e prestiti) che sono, invece, negati alle Università, agli EPR e alle Istituzioni Afam.
L’istituzione del nuovo Ente ha già sollevato proteste in gran parte del mondo accademico che, giustamente, vede in esso un’ingiustificata e radicale sfiducia nell’attuale sistema. Ma il Governo è rimasto sordo e, pur rimaneggiando il testo del decreto legge n. 269/2003, si è rifiutato di toccare questa creatura del ministro Tremonti.
In realtà, il progetto complessivo è limpido: l’attuale sistema dell’alta formazione e della ricerca si è dimostrato restìo a sottostare ai desideri e ai diktat del potere politico. Il Governo, dunque, ha scelto di creare un nuovo Ente che, proprio perché nuovo, sarà da lui pienamente controllato e gli affida fondi ingenti con i quali condizionare dall’esterno la vita e gli orientamenti delle Università e degli Enti di ricerca.
Completano il quadro i compiti attribuiti alle Università dalla legge 30 e dal relativo decreto delegato, in materia di collocamento e di certificazione: l’Università non promuoverà l’occupazione dei propri laureati attraverso la bontà della loro preparazione, ma sviluppando una vera opera di mediazione nell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
Inoltre, le Università, attraverso i docenti di diritto del lavoro, potranno certificare i rapporti di lavoro; affermare, cioè, che un rapporto di lavoro vada inquadrato in uno o nell’altro tipo della vastissima tipologia introdotta dalla nuova legislazione.
La prospettiva appare chiara: gli scarsi finanziamenti pubblici saranno concentrati su poche Università e centri di ricerca graditi al potere politico o attraverso i finanziamenti ministeriali diretti o perché veicolati dalle nuove istituzioni; le altre Università e gli altri centri di ricerca dovranno cercarsi finanziamenti privati che forse potranno ottenere se si trasformeranno in agenzia di servizi, formativi ma non solo, alle imprese.
Questo sindacato è già impegnato nella lotta contro un simile disegno e incrementerà questo impegno. Chiediamo a tutti coloro che lavorano nelle Istituzioni dell’alta formazione e della ricerca, in particolare a coloro che ricoprono in esse posizioni di responsabilità e governo, di essere pienamente consapevoli della gravità dell’attacco che il Governo sta muovendo a queste istituzioni e di assumere ogni iniziativa idonea a difendere i luoghi della produzione e della trasmissione del sapere critico.
Roma, 3 novembre 2003