CREA: “cluster” di ricerca o razionalizzazione degli immobili e delle sedi? Il decreto commissariale non lo spiega
La pubblicazione di un decreto, di modifica al piano degli interventi di incremento della efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all’accorpamento, alla riduzione e alla razionalizzazione delle strutture e Centri di ricerca CREA, prefigura l’accorpamento delle sedi e dei laboratori e lo smantellamento delle attività di ricerca
In forma indiretta, poiché nessuna comunicazione preventiva (nemmeno quale “informativa”) è stata fornita alle Organizzazioni sindacali, si è appreso che il decreto del commissario straordinario 7 luglio 2020 n. 96 ha adottato la “Modifica del Piano degli interventi di incremento della efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all’accorpamento, alla riduzione e alla razionalizzazione delle Strutture del CREA – Centri di ricerca”.
Ancora una volta, il CREA procede con la “politica del fatto compiuto”, che nega il ruolo delle organizzazioni sindacali e lo ostracizza pubblicamente, in violazione delle norme contrattuali collettive secondo cui «il sistema delle relazioni sindacali è lo strumento per costruire relazioni stabili tra amministrazioni pubbliche e soggetti sindacali, improntate alla partecipazione attiva e consapevole, alla correttezza e trasparenza dei comportamenti, al dialogo costruttivo, alla reciproca considerazione dei rispettivi diritti ed obblighi, nonché alla prevenzione e risoluzione dei conflitti.» (art. 4 CCNL “Istruzione e Ricerca” 2016/2018).
Nel metodo, l’atto è irricevibile poiché, nell’approntare un meccanismo solo formale di “cluster” di ricerca, prefigura in sostanza gli interventi che si adotteranno in materia di riorganizzazione delle Sedi e di gestione del patrimonio immobiliare.
Nella sostanza, si preannunciano operazioni immobiliari condotte a scapito delle proprietà dell’Ente, come la cessione delle sedi per subentrare nell’indebitato progetto di Parco Tecnologico Padano (PTP), o in danno dell’organizzazione e buon funzionamento delle attività nei Centri di ricerca, come per lo smembramento e il trasferimento delle Strutture nell’area romana, dove i laboratori di ricerca sui campioni di alimenti saranno contigui, se non congiunti, a quelli sui campioni di suolo, rendendo impossibile la certificazione dei risultati delle prove.
Un sommovimento generale di attrezzature e di personale, costoso in sé, compiuto abbandonando sedi di proprietà, di recente ristrutturate in zone di alto valore immobiliare, come la struttura nel pieno centro di Milano, in zona Città-Studi.
Nessuna “razionalizzazione”, dunque.I provvedimenti adottati (e quelli presumibilmente in corso di adozione) sono invece esclusivamente indirizzati alla cessione di importanti porzioni del patrimonio immobiliare per realizzare cassa e assumere nuovi impegni finanziari, allo scopo di acquisire complessi immobiliari (PTP Lodi) di alcuna utilità per l’attività istituzionale, mentre si smantellano le strutture organizzative e i laboratori esistenti.
Per respingere tale progetto, peraltro presentato in modo “opaco”, è necessario che siano adottati un chiaro atto di indirizzo politico ed una espressa assunzione di responsabilità da parte del Ministero vigilante (MIPAAF) e della ministra Teresa Bellanova.
Per tali ragioni, FLC CGIL, FSUR CISL Settore Ricerca e Federazione UIL Scuola RUA, hanno indirizzato una nota fortemente critica al vertice istituzionale, chiedendo la convocazione urgente di una riunione a tutela delle attività dell’Ente e del suo patrimonio immobiliare.