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CREA: ennesimo intervento sull’assetto istituzionale e organizzativo. La FLC CGIL evidenzia i rischi di soluzioni provvisorie e frammentarie

Il decreto di conferimento delle deleghe ai due subcommissari aggiunge l'ennesimo atto organizzativo alla lunga sequenza di interventi frammentari e disorganici accumulati negli anni per quanto riguarda la governance dell’Ente.

05/07/2019
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Il Commissario Straordinario CREA ha adottato la delega di funzioni ai due sub-commissari (decreto n. 18/2019).

Un atto condivisibile in termini generali, quanto necessario, anche se non particolarmente tempestivo rispetto allo scadenzario generale degli impegni di una macchina organizzativa complessa, che ha bisogno con urgenza di certezze su molti fronti.

Il decreto rappresenta il primo atto “politico di indirizzo” i cui contenuti, analizzati con attenzione, rivelano un orientamento evidentemente concordato con l’Autorità vigilante.

Si prospettano, quindi, nuovi scenari (e vecchie abitudini) tutt’altro che positivi in primo luogo per il personale dell’Ente. Scenari che appaiono in contrasto, a questo punto, con le rituali dichiarazioni di intenti del Ministro il quale, non più tardi dello scorso 4 aprile, dichiarava di voler «consentire all'ente di salvaguardare i risultati raggiunti, di consolidarli e di sviluppare ulteriori percorsi di crescita. A tal fine, il Ministro vigilerà affinché non siano intaccati nel loro complesso i trasferimenti finanziari e allo stesso tempo ha assicurato che non si bloccherà la procedura di stabilizzazione del personale già avviata». (Fonte)

Nel dettaglio, le deleghe attribuite consistono in «funzioni di indirizzo per l'attività scientifica dell'Ente, nonché il coordinamento del Consiglio scientifico e dei Centri di ricerca; funzioni di indirizzo ai fini della revisione dell'organigramma e della struttura organizzativa dell'Ente, anche nella sua organizzazione dipartimentale, attraverso criteri di economia, efficacia ed efficienza; il monitoraggio e il controllo di gestione del patrimonio dell'Ente in base al rapporto costo/opportunità; il supporto strategico per l'accesso, l'impiego e la rendicontazione dei fondi».

Le deleghe, dunque, appesantiscono con una sovrastruttura le funzioni del Consiglio Scientifico (sopravvissuto solo formalmente allo scioglimento degli Organi statutari), stravolgendo l’attuale impianto articolato su Centri che godono e debbono godere di una autonomia e guida scientifica affidata ai Direttori per questo individuati mediante procedure selettive. Inoltre, alcune delle funzioni delegate (revisione dell'organigramma e della struttura organizzativa dell'Ente; controllo di gestione del patrimonio dell'Ente; impiego e rendicontazione dei fondi) incidono sui poteri di gestione, più che costituire manifestazioni di indirizzo politico.

Con queste deleghe, in sostanza, il sistema delineato dal decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 454 (istitutivo dell’Ente), entra nella fase 4.0 di revisione organizzativa in appena 15 anni (una “riorganizzazione” ogni tre anni e mezzo). Intervalli di tempo decisamente troppo brevi per consolidare un qualsiasi modello, ma certamente sufficienti e funzionali a poter dichiarare ogni intervento applicato con successo, salvo poi constatare che il paziente non gode mai di ottima salute, anzi rimane in coma irreversibile, a costi decisamente crescenti.

Riemerge, in particolare, il mitico (e mistico) criterio del rapporto “costo/opportunità” a fronte del quale si può tutto.

Un ennesimo cambio che nessuna Organizzazione, tanto meno un sistema così fragile, può sostenere in assenza di minima continuità rispetto alle scelte precedenti.

Un ricorrente sommovimento, che ha già segnato le vicissitudini degli IRSA, poi del sistema CRA-INRAN e INEA e adesso del CREA, a prescindere dal giudizio sul modello organizzativo.

Un’altra riorganizzazione ad appena 2 anni dall’avvio della precedente non è accettabile né possibile, anche solo come ipotesi o potenziale scenario. Del resto, lanciare questo percorso a ridosso della pausa estiva dice molto di più di ogni altra dichiarazione.

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CREA: si ricomincia. Al via UPGRADE TO 4.0

In data 1° luglio, con Decreto n. 18, il Commissario Straordinario ha delegato ai due sub-commissari alcune funzioni con l’evidente obiettivo di consentire un lavoro puntuale e costante in alcuni ambiti evidentemente ritenuti strategici in questa delicata fase.

Un atto condivisibile in termini generali, quanto necessario, anche se la tempistica appare non adeguata rispetto allo scadenzario generale degli impegni di una macchina complessa che ha bisogno con urgenza di certezze su molti fronti.

Per questo siamo certi che si poteva e si doveva fare ben prima e contestualmente alla nomina dei sub commissari. I ritardi in questa direzione rivelano ancora una visione non chiara e forse anche una difficoltà di equilibrio tra posizioni diverse.

Pertanto, è innegabile che, il Decreto n. 18, di fatto, pur nella sua brevità, rappresenta il primo atto “politico di indirizzo” i cui contenuti, analizzati con attenzione, costituiscono indubbiamente la concreta attuazione di un orientamento certamente concordato con l’Autorità vigilante, che non mancherà di concretizzarsi con successivi provvedimenti.

Proprio per questa sua natura, valutazione e giudizio, non possono che essere di carattere politico e di visione rispetto al futuro del CREA, di tutto il suo personale e degli interessi strategici per il settore agro-alimentare.

Nel dettaglio, pur condividendo l’esigenza di una distribuzione delle funzioni, per il CREA si delineano e si confermano vecchie abitudini e nuovi scenari tutt’altro che positivi in primo luogo per il personale, che appaiono in contrasto, a questo punto, con le rituali dichiarazioni di intenti del Ministro che, non più tardi dello scorso 4 aprile, tra l’altro dichiarava: «consentire all'ente di salvaguardare i risultati raggiunti, di consolidarli e di sviluppare ulteriori percorsi di crescita. A tal fine, il Ministro vigilerà affinché non siano intaccati nel loro complesso i trasferimenti finanziari e allo stesso tempo ha assicurato che non si bloccherà la procedura di stabilizzazione del personale già avviata». (Fonte)

Su questo una parziale conferma arriva dalla vicenda delle stabilizzazioni, ancora appesa alla verifica finanziaria sulla disponibilità di risorse ampiamente certificate dagli organi di controllo, ma invece oggetto di “ricerca” da parte del Ministro.

Vediamo nel dettaglio le deleghe attribuite.

Professor Carlo Gaudio: funzioni di indirizzo per l'attività scientifica dell'Ente, nonché il coordinamento del Consiglio scientifico e dei Centri di ricerca; (vedi qua)

Professor Massimo Bagarani: funzioni di indirizzo ai fini della revisione dell'organigramma e della struttura organizzativa dell'Ente, anche nella sua organizzazione dipartimentale, attraverso criteri di economia, efficacia ed efficienza; il monitoraggio e il controllo di gestione del patrimonio dell'Ente in base al rapporto costo/opportunità; il supporto strategico per l'accesso, l'impiego e la rendicontazione dei fondi. (vedi qua)

Alcune considerazioni

1. Anche se il commissariamento avrebbe dovuto determinare la cessazione di tutti gli Organi statutari, ivi compreso il Consiglio Scientifico, si è voluta dimostrare attenzione alla comunità scientifica, preservandone la sopravvivenza formale, salvo poi attribuire le funzioni di indirizzo scientifico subcommissario. Delle due l’una. O si lascia il Consiglio Scientifico con le sue prerogative da Statuto e il sub Commissario a presiederlo oppure si trasforma il Consiglio Scientifico in una figurina da paravento. In sostanza la scelta di non sciogliere il Consiglio Scientifico si rivela una burla, così come il coordinamento scientifico dei Centri di Ricerca che, di fatto, stravolge l’attuale impianto articolato su Centri che godono di una autonomia e guida scientifica affidata ai Direttori per questo scelti.

2. Con queste deleghe, in sostanza, il sistema delineato dal decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 454 (istitutivo dell’Ente), entra nella fase 4.0 di revisione organizzativa in appena 15 anni (una “riorganizzazione” ogni tre anni e mezzo). Intervalli di tempo decisamente troppo brevi per consolidare un qualsiasi modello, ma certamente sufficienti e funzionali a poter dichiarare ogni intervento applicato con successo, salvo poi constatare che il paziente non gode mai di ottima salute, anzi rimane in coma irreversibile, a costi decisamente crescenti.

3. Riemerge così la parola “Dipartimenti”, si riaffacciano termini come “economia”, “efficacia” ed “efficienza”, utili per giustificate tagli e mai gestioni oculate del quotidiano, nonché il mitico (e mistico) criterio del rapporto “costo/opportunità” a fronte del quale si può tutto. Vedremo le proposte che anche questi nuovi vertici tenteranno di elaborare. È noto quanto abbiamo criticato la proposta che portò all’attuale impianto, ma è pure vero che una volta che la scelta è stata fatta questa va perseguita nella sua globalità per un periodo significativo e adeguato a misurarne gli effetti. Ad esempio, un segnale positivo sarebbe stato quello di passare dal disciplinare transitorio sulla riorganizzazione a regolamenti ordinari e stabili con i necessari aggiustamenti gestionali (regolamento di organizzazione e funzionamento e regolamento di amministrazione e contabilità, tuttora fermi a quelli adottati dal vecchio CRA). Al contrario è chiaro che si vuole porre in discussione l’intero attuale impianto con conseguenze sul piano gestionale non secondarie.

Conclusioni

Premesso, che dalla sola attribuzione di deleghe non può desumersi un quadro complessivo, è chiaro che (seppur parzialmente) gli elementi introdotti e le relative modalità sono sufficienti per percepire l’ennesimo cambio di rotta.

Un cambio che qualsiasi organizzazione, tanto meno un sistema così fragile, può sostenere in assenza di una assunzione di responsabilità in un’ottica di una minima continuità rispetto a scelte destinate a produrre effetti nel medio e lungo periodo. Quello che è mancato in passato, negli IRSA, poi nel sistema CRA-INRAN e INEA e poi nel CREA, a prescindere dal modello organizzativo, è l’efficacia del modello gestionale, a partire dai percorsi di reclutamento, sviluppo professionale e relazioni sindacali, dell’accesso paritario alle risorse messe a disposizione dall’Autorità vigilante, dalla gestione dei progetti da fonti esterne e quant’altro potrebbe essere ben evidenziato dagli attuali responsabili amministrativi dei Centri di Ricerca, che della gestione quotidiana hanno una consapevolezza unica.

Un’altra riorganizzazione ad appena 2 anni dall’avvio dell’attuale non è accettabile né possibile, anche solo come scenario. È ora che si affrontino i nodi gestionali non solo del patrimonio, come citato nella delega, evidentemente per recuperare risorse. Del resto, lanciare questo percorso a ridosso della pausa estiva dice molto di più di ogni altra dichiarazione.

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