Documento unitario sul Disegno di Legge “Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca”
Molte perplessità suscita il testo della Delega sul riordino degli enti di ricerca, a cominciare dal fatto che si rivolge ai soli enti vigilati dal MUR.
Le OO.SS. confederali della ricerca hanno inviato una lettera al Ministro Mussi ed alla Commissione Settima della Camera con le valutazioni e le critiche sul Disegno di legge che sarà tra poco in discussione per conferire al Governo la delega per il riordino degli enti di ricerca.
Roma, 31 maggio 2007
Roma, 31 maggio 2007
Prot. 287/2007
Al Ministro della
Università e della Ricerca
Al Presidente della
Settima Commissione Camera
Al Vice Presidente della
Settima Commissione Camera
Ai capigruppo della
Settima Commissione Camera
Loro Sedi
Le scriventi Organizzazioni Sindacali ritengono che l’autonomia sia elemento fondamentale, insieme alla programmazione ed alla valutazione, dell’essenza stessa della ricerca pubblica e, quindi, di tutti gli enti che operano nel settore della ricerca.
Nessun intervento di governi può porsi in contrasto con l’articolo 33 della Costituzione e ogni disposizione legislativa deve essere in pieno accordo con la Legge 168/89 che per prima attuò i principi costituzionali.
Da questa autonomia, come anche la Carta europea dei ricercatori indica, discende l’autonomia di chi nella ricerca opera e la necessità che gli enti favoriscano la libera attività di ricerca.
Per questo abbiamo con forza contestato tutti i provvedimenti del precedente governo che si basavano su controllo, gerarchia e burocratizzazione.
Abbiamo sperato che questo periodo fosse passato ed abbiamo con forza protestato, ad esempio con lo sciopero del 17 novembre, contro una legge finanziaria che non solo riduceva le risorse per gli enti di ricerca, in questo modo sottoponendoli anche al controllo del mercato, ma addirittura proponeva di operare su di essi con regolamenti ministeriali, violando in questo modo, ancora una volta, la 168/89.
Sulla base di queste considerazioni riteniamo che il testo del disegno di legge “Delega al Governo in materia di riordino degli enti di ricerca” (n.1214 del 2 maggio 2007) trasmesso alla Camera dei Deputati il 3 maggio u.s. e registrato con il n.ro 2599 abbia vari elementi su cui, già nell’audizione presso la Settima Commissione del Senato, ci soffermammo in modo unitario: primo tra tutti quello di operare solo sugli enti di ricerca vigilati dal MUR. E’ necessario, in questo senso, che il provvedimento in discussione non solo garantisca agli EPR vigilati dal MUR i principi di autonomia previsti costituzionalmente e sanciti normativamente nell’art. 8 della L. 168/89 succitata, ma abbia la capacità di estenderli a tutti gli altri Enti ed istituzioni della ricerca pubblica, unitamente agli impegni di valorizzazione del personale e della comunità scientifica collegati al riconoscimento di tale autonomia e già, in gran parte, contenuti nel provvedimento stesso.
Altro elemento non accettabile è la scelta, anche in questo caso, di avviarsi a fare riforme a costo zero, malgrado l’esperienza del passato abbia ampiamente dimostrato che ciò non solo è impossibile, ma anche gravemente pericoloso. E, comunque, noi non siamo d’accordo con questa impostazione.
Ciò che occorre da parte del Governo è una maggiore sinergia tra i diversi Ministeri che porti a proposte realizzabili e condivise, cosa fino ad oggi, purtroppo, non avvenuta, come la stessa storia dell’ANVUR indica con estrema chiarezza.
Come Sindacati che hanno sempre difeso gli enti pubblici di ricerca contribuendo alla costruzione di un sistema degli enti di ricerca nell’interesse dell’intero Paese, non possiamo accettare che si attui una progressiva divaricazione tra i diversi enti a livello di finanziamenti, ma, ora, più che nel passato, anche a livello di modalità organizzative e, quindi, di livello di autonomia.
E’ quindi necessario che il Governo si assuma la responsabilità di considerare unitariamente il sistema della ricerca pubblica operando in modo coordinato attraverso i diversi ministeri vigilanti.
Nello specifico, pur condividendo il tentativo di dare stabilità alla ricerca pubblica al di là delle alternanze politiche nella convinzione profonda che gli enti di ricerca siano una risorsa del Paese e non dei singoli governi, non possiamo non sottolineare le pesanti criticità dell’impianto che è attualmente all’esame della Camera:
-
L’obiettivo dell’autonomia statutaria sarà raggiungibile solo attraverso un tortuoso percorso, non essendoci alcuna certezza che commissioni di nomina governativa, da chiunque costituite, delineino enti effettivamente autonomi nell’ambito delle rispettive missioni,
-
il maggior ente di ricerca, il CNR, e solo questo, si trova obbligato ad avere un consiglio di amministrazione come organo di governo e per di più con metà (più il Presidente) di nomina governativa,
-
il personale di ricerca degli enti è escluso dalle commissioni per l’individuazione dei rispettivi presidenti e non avrà alcuna possibilità di esprimersi al riguardo.
Infine, siamo consapevoli del compito, a cui ovviamente non ci sottrarremo ma che risulta già estremamente arduo con un impianto di questo tipo, di salvaguardare tutte le professionalità ed i settori di ricerca nei casi di scorpori o accorpamento.
Riteniamo comunque che quando Parlamento e Governo scelgono di operare per creare o ricreare enti di ricerca questo debba avvenire con risorse aggiuntive e con chiare scelte sulle missioni di tutti gli enti.
FLC CGIL Enrico Panini
CISL FIR Franco Cesarino
UILPA-UR Alberto Civica