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Finanziaria e opportunismi - Comunicato della Segreteria

Come tutti sanno è in corso di approvazione alla Camera dei deputati la Legge Finanziaria 2005 che, rende legge dello stato il vero e proprio massacro della ricerca pubblica del Paese

21/12/2004
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COMUNICATO DELLA SEGRETERIA NAZIONALE FLC-CGIL

Come tutti sanno è in corso di approvazione alla Camera dei deputati la Legge Finanziaria 2005: un complesso di norme straordinariamente iniquo che, in particolare, rende legge dello stato il vero e proprio massacro della ricerca pubblica del Paese: dal tetto di spesa al 2% rispetto al 2004 alla riduzione reale dei bilanci degli Enti di oltre il 5%, dal reiterato blocco delle assunzioni all’imposizione della riduzione delle piante organiche nel 2005.

Una legge finanziaria alla quale è bene dunque opporsi con tutte le proprie forze, obiettivo al quale stiamo dedicando il massimo del nostro impegno politico e organizzativo: dallo sciopero generale del 30 novembre alla manifestazione nazionale del comparto ricerca del 15 dicembre, fino al presidio organizzato proprio stamane di fronte al Parlamento.

All’interno della stessa Legge Finanziaria, tra le decine e centinaia di norme che in essa trovano incongrua collocazione, con una prassi purtroppo consolidata nel tempo, il Governo ha anche inserito una norma che ricolloca ricercatori e tecnologi degli Enti Pubblici di Ricerca e dell’ENEA al di fuori della dirigenza amministrativa e, dunque, all’interno di un contratto unico di comparto: si tratta della collocazione contrattuale storicamente consolidata e della quale abbiamo sempre sostenuto la correttezza sostanziale, anche alla luce dei risultati conseguiti nel tempo.

Ma, a prescindere dal merito della questione, troviamo assolutamente inconcepibile che la questione serissima della valorizzazione del ruolo della ricerca, venga affrontata con tanta sfrontata incoerenza e leggerezza: un balletto ormai quasi decennale per collocare questo personale ora dentro, ora fuori dall’area contrattuale della dirigenza amministrativa. Ovviamente senza mai affrontare il problema vero, cosa significhi cioè fare ricerca e cosa questo implichi in termini di diritti e doveri, cosa sia cioè la professione di ricercatore: si è preferito giocare a rimpiattino con un falso obiettivo, il riconoscimento di un ruolo dirigenziale e gerarchico che non è proprio dell’attività del ricercatore, per poi scoprire in questa collocazione contrattuale le molte e ovvie incongruenze che ne derivano.

Da ciò l’indegno balletto dentro e fuori dall’area dirigenziale a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci anni, dal quale una sola cosa è possibile imparare: che questo governo non ha la più pallida idea di quello che sta facendo.

Non sappiamo quali siano le ragioni che hanno ora convinto il Governo all’ennesimo dietrofront, se un serio ragionamento o la pressione di qualche potentato: verrebbe da dire che chi di lobby ferisce di lobby perisce, visto che chi ha da sempre sostenuto l’idea, a nostro avviso incoerente, della collocazione dei ricercatori nella dirigenza ha sempre preferito la via del sotterfugio a quella della verifica della reale rappresentanza: dalla circolare dell’allora ministro Urbani, alla leggina ad-hoc ottenuta agli albori del secondo governo Berlusconi, nessuno di costoro si è mai preoccupato di chiedere ai ricercatori ed ai tecnologi cosa loro effettivamente volessero: a ulteriore riprova di ciò il fatto che oggi si raccolgano firme soprattutto di ricercatori e professori universitari a sostegno di tale tesi; perché mai dovrebbero essere loro e non i ricercatori e tecnologi direttamente interessati a stabilire quale sia la collocazione contrattuale più congrua?

Ma soprattutto desta sconcerto ed irritazione in tutti noi, ricercatori, tecnologi, personale tecnico ed amministrativo degli Enti Pubblici di Ricerca, tra i soggetti più direttamente colpiti da questa legge incosciente, che ci sia chi in un frangente così fosco per il futuro della ricerca e del Paese stesso, si accanisce a perseguire interessi marginali e minoritari, senza spendere una parola sui danni definitivi che effettivamente questa legge fa alla ricerca pubblica ed al Paese.

Roma, 21 dicembre 2004

La Segreteria Nazionale FLC-CGIL