Ilaria Capua, la scienziata italiana premiata con il Penn Vet Leadership Award 2011, è un manifesto per la conoscenza
Non solo merito scientifico, ma anche scienza open-source e orgoglio pubblico.
Nonostante l’Italia sia uno dei paesi con i più bassi indici di investimento in ricerca e sviluppo, con un basso numero di ricercatori e da cui i cervelli sono in “fuga”, la storia di Ilaria Capua rappresenta un caso di eccellenza della nostra ricerca che merita di essere menzionato. Non è la prima volta che ci troviamo a registrare gli eccellenti risultati dei ricercatori italiani in campo internazionale, nonostante le croniche difficoltà del nostro sistema, ma in questo caso ci sono alcune peculiarità che meritano di essere evidenziate.
Ilaria Capua, virologa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, un Ente del tanto vituperato Servizio Sanitario Nazionale, è la vincitrice del prestigioso Penn Vet World Leadership in Animal Health Award 2011. Ad assegnarlo è stata l’Università della Pennsylvania (Usa) che ha conferito nei giorni scorsi il premio internazionale di 100 mila dollari alla ricercatrice italiana. Il premio viene assegnato annualmente a un veterinario che “ha modificato in maniera significativa l’immagine e la pratica della professione e ha influenzato la vita e la carriera di altre persone”.
Ilaria Capua è la prima donna a vincerlo.
Il suo merito è stato quello di aver selezionato per la prima volta con il suo laboratorio dell’IZSVe il virus dell’aviaria nel 2006, quindi una scoperta di grande rilievo scientifico. Ma la cosa straordinaria è stata la gestione della sua scoperta. Infatti la scienziata italiana, che fu peraltro contattata all’epoca dall’OMS per mettere a disposizione di un “pull” di laboratori selezionati le sue scoperte ed entrare così in un club di eletti, decide di depositare la sequenza della sua scoperta in una banca dati aperta (GenBank) e di metterla a disposizione di tutta la comunità scientifica internazionale. Se si trattava di sconfiggere veramente la pandemia, occorreva che tutti lavorassero assieme per sconfiggerla. In poco tempo il suo patrimonio di conoscenze era a disposizione di tutti.
La cosa come si può immaginare non fu indolore, si scatenarono forti polemiche, ma era nata la scienza open-source e si rivelò il non senso di avere banche dati chiuse su un tema cruciale come quello della salute. Con la sua scelta la Capua ha affermato nella pratica il principio della conoscenza come “bene comune”, che non può essere privatizzato o asservito alle logiche del mercato. Certo il suo status di dipendente pubblico ha reso più facile la scelta e la sua libertà d’azione.
L’altro aspetto importantissimo è che la scienziata italiana, intervistata per l’occasione, ha rivendicato di aver “fatto solo una cosa logica, di buon senso” e di essere una dipendente pubblica “pagata per tutelare la salute degli animali e delle persone”.
Questo è l’altro aspetto su cui vogliamo soffermarci perché in questa affermazione c’è la consapevolezza della grande responsabilità a cui si è chiamati nella pubblica amministrazione, dell’autonomia che può avere chi opera nei settori pubblici, della critica ad un sistema poco trasparente, della libertà e del ruolo della scienza nei confronti dell’intera collettività.
Ma ancora questa storia ci dice come, nonostante l’attacco indiscriminato a tutto ciò che è pubblico e i pesanti tagli alla sanità e ai settori della conoscenza, esistono e resistono centri di eccellenza della nostra pubblica amministrazione, in grado di sopravvivere alla macelleria operata dal governo in questi ultimi anni. Così come ci dice che esiste tanto sapere diffuso, che è la forza dei nostri settori, a partire dalle scuole, per arrivare alle università e agli enti di ricerca, e a tutti gli altri luoghi della pubblica amministrazione. Migliaia di lavoratori che sono il motore dello stato sociale e una ricchezza per il Paese, a conferma che la pubblica amministrazione è un volano per la crescita e non una spesa. Lavoratori che, nonostante la crociata anti-fannulloni del ministro della Pubblica Amministrazione, sono orgogliosi di essere dipendenti pubblici al servizio della collettività e del Paese.
Per noi della FLC CGIL questa bella storia rappresenta un manifesto dell’orgoglio pubblico e rafforza l’idea che la ricerca e la conoscenza rappresentano quel patrimonio necessario per accrescere lo sviluppo civile di una nazione, la democrazia e la partecipazione.
E’ anche per affermare questa idea di pubblico che la CGIL, insieme alla FLC e FP, sarà in piazza l’8 ottobre, con tutti i lavoratori pubblici, per dire no allo smantellamento messo in atto da questo governo.
Ovviamente ad Ilaria Capua vanno i nostri complimenti.