INAPP: chi ha paura dell’articolo 28 e delle stabilizzazioni?
All’INAPP l’anno nuovo si conferma all’insegna di vecchie e cattive abitudini e si apre con l’ennesimo atto di arroganza.
Con il solito disprezzo per le relazioni sindacali l’amministrazione INAPP ha comunicato via mail alle organizzazioni sindacali il 12 gennaio scorso la sua “informazione ricognizione del personale”, contenente in allegato un documento dall’oggetto “programma di assunzioni a tempo indeterminato nel 2018 in applicazione dell’art. 20, co. 1 , DLgs n. 75 del 2017”.
Contrariamente a quanto sta accadendo nel resto degli Enti Pubblici di ricerca (a partire dal CNR, ad esempio), l’INAPP sceglie di procedere in perfetta solitudine all’applicazione delle stabilizzazioni di cui all’art. 20 del D.Lgs. 75/2017, in barba alle disposizioni e alle raccomandazioni contenute nella Circolare n. 3 del Dipartimento della Funzione Pubblica del 23 novembre 2017, dove si esplicita chiaramente di procedere nel rispetto delle forme di partecipazione sindacale per la predisposizione dell’atto interno da adottare per gli adempimenti relativi alle stabilizzazioni e dove si raccomanda alle amministrazioni di stabilire “preventivamente criteri trasparenti sulle procedure da svolgere dandone la dovuta pubblicità”, e che “definiscano le ragioni delle loro scelte con riferimento all’an, al quomodo e al quando”. Ovvero, tutto il contrario di quanto sta facendo l’INAPP.
Insomma, come al solito, scelte autoreferenziali e senza alcun confronto con le Organizzazioni Sindacali, come già accaduto in occasione del Piano di Fabbisogno 2017-2019 sul quale pende un ricorso per attività antisindacale ai sensi dell’articolo 28 ex-legge 300/1970 depositato dalla FLC CGIL, su una materia come quella delle stabilizzazioni dove tutti (partiti, sindacati, amministrazione, ministero, lavoratrici e lavoratori dell’INAPP) abbiamo contribuito affinché si creassero le condizioni per il finanziamento in legge di bilancio 2018 con il comma 811 a favore dell’INAPP. Non ci sembra che ci siano particolari meriti da millantare da parte di codesta amministrazione, nonostante la “leziosa” comunicazione veicolata in rete a tutto il personale, se poi in concreto non mancano le occasioni per “svilire” il patrimonio professionale dell’INAPP, sia esso a Tempo Determinato che a Tempo Indeterminato. Come leggere altrimenti:
- la delibera assunta come sempre in pieno clima natalizio, fra un torrone e un panettone (… che operosità stucchevole), con cui si annuncia la decisione di reclutare nuovi precari (al di fuori da ogni programmazione visto che non se ne trova menzione nel famigerato Piano di fabbisogno), in questo caso circa una 40ina di Assegni di Ricerca con 1 milione di euro?
- la scelta di finanziare l’Università privata LUISS con il cofinanziamento di una borsa di studio da 60.000 euro? O il progetto della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per altri 40.500 euro? O l’Università di Torino per 29.000 euro?
- la decisione di abbandonare il PON Inclusione con ulteriore perdita di risorse finanziarie e senza preoccuparsi di spiegare alle lavoratrici e ai lavoratori, le motivazioni di una scelta che avrà ripercussioni negative anche a lungo termine, non solo sui dipendenti direttamente impegnati nelle attività ma su tutto l’istituto.
Se veramente le stabilizzazioni fossero state a cuore di questo vertice, si sarebbe colta l’occasione della nostra diffida del 3 dicembre scorso per aprire la discussione sul Piano di Fabbisogno 2017-2019, proprio per tenere conto delle novità intervenute nel frattempo con la legge di bilancio 2018, ovvero i 9 milioni di Euro destinati all’INAPP per le stabilizzazioni previsti dal comma 811 della legge, e superare le criticità di quel processo svolto senza confronto con le organizzazioni sindacali. Sarebbe stato il pretesto per dare corso a quanto previsto dalla Circolare n. 3 del Dipartimento della Funzione Pubblica, per procedere all’atto ricognitivo condiviso con il quale aggiornare il piano del Fabbisogno 2017-2019, mettere in trasparenza tutti gli strumenti a disposizione per favorire il maggior numero di stabilizzazioni già dal 2018, sulla base di criteri trasparenti e oggettivi, rispettosi anche delle priorità che l’Ente ha palesato nel Piano di Fabbisogno in tema di organizzazione, programmazione e fabbisogni.
Si sarebbero potute ottimizzare tutte le risorse di bilancio a disposizione, compreso il milione di euro per gli assegni di ricerca: perché allora è vero che qualche risorsa c’era, che poteva essere impegnata già nel piano di fabbisogno senza piangere troppo sulla scarsità delle risorse di bilancio per stabilizzare precari piuttosto che per creare “nuovo precariato” (gli AdR) fuori da ogni programmazione, in assenza di un piano di attività che ne espliciti le reali necessità!
Ma si sa, a questa amministrazione le stabilizzazioni proprio non vanno giù!
Rileggendo il Piano di Fabbisogno di ottobre infatti, appare evidente che non c’erano e non ci sono le stabilizzazioni, se non quelle dei 15 amministrativi da assumere con le risorse disponibili dal turn-over, né i criteri per procedere in modo certo e trasparente. Inoltre il Piano di Fabbisogno era stato approvato dal CdA senza un precedente Piano di attività per il triennio, definito poi con delibera del Presidente in data 30 ottobre 2017, anche in questo caso in violazione di norme, visto che lo Statuto vigente prescrive invece un passaggio in CdA. Un Piano di Fabbisogno che, come ricordato, è stato approvato senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali ed è per questo che, vista la sordità dell’Ente alla nostra diffida del 3/12 scorso, abbiamo deciso di procedere per via giudiziale, con un ricorso per condotta antisindacale contro l’INAPP depositato il 10 gennaio scorso. Ma come al solito, la risposta dell’INAPP non si è fatta attendere e invece cogliere l’occasione per aprire il confronto con le Organizzazioni Sindacali, si è deciso d’imperio, nella presunzione di poter fare da soli come se le stabilizzazioni fossero un fatto privato del presidente e del direttore generale, e non un atto di portata generale di interesse per l’Istituto, frutto prevalente della mobilitazione dei precari della ricerca
La FLC CGIL conferma dunque la propria posizione di procedere con l’art. 28 contro un’amministrazione che ha sbagliato, perché non ha consentito la consultazione del sindacato e il Piano di Fabbisogno che ne è venuto fuori non è adeguato al processo di stabilizzazione, per il quale dovrà essere comunque modificato. Noi non abbiamo paura delle stabilizzazioni, si tranquillizzino i lavoratori, siamo per la stabilizzazione di tutti i precari, nessuno escluso.
La FLC CGIL vuole che questo processo di stabilizzazione si avvii quanto prima, ma chiede che si proceda con criteri trasparenti e oggettivi, per dare certezza a tutti i lavoratori sulle modalità da seguire per il corrente anno e per quelli successivi, per finalizzare tutte le risorse disponibili. Non siamo a favore di questo piano insufficiente prospettato dall’Ente.
Per questo chiediamo all’amministrazione di aprire il confronto con le Organizzazioni Sindacali sulle procedure per l’applicazione dell’art. 20 del DLgs 75/2017 ai sensi della Circolare n. 3 del Dipartimento della Funzione Pubblica e formalizzeremo in tal senso una richiesta specifica.
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Al Presidente dell’INAPP Sacchi
Al Direttore Generale Nicastro
Oggetto: richiesta di incontro per l’apertura immediata di un tavolo di confronto per l’applicazione dell’art. 20 del D.Lgs 75/2017 in materia di stabilizzazione di personale precario in INAPP
Vista la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio 2018, con particolare riferimento al comma 811 dell’art. 1 della L 205/2017 che contiene la norma di finanziamento per le stabilizzazioni dei lavoratori precari dell’INAPP, la scrivente Organizzazione Sindacale chiede la convocazione di un incontro per l’avvio del confronto sulle procedure di stabilizzazione da adottare ai sensi dell’ex art. 20 del D.lgs. 75/2017, come previsto dalla Circolare n. 3 del 23/11/2017 del Dipartimento della Funzione Pubblica.
Corre l’obbligo ricordare come proprio la Circolare sopra richiamata faccia esplicito riferimento alle forme di partecipazione sindacale come strumento per adottare l’atto ricognitivo interno sul personale interessato dalle procedure di stabilizzazione, finalizzato all’aggiornamento del Piano di Fabbisogno ove esistente, al fine di favorire processi partecipativi, improntati alla trasparenza e all’oggettività, per la definizione dei criteri con cui procedere all’applicazione delle procedure di cui all’art. 20 di cui all’oggetto.
Alla luce di quanto detto, si resta in attesa di un Vs cortese cenno di riscontro.
Si coglie l’occasione per formulare i migliori saluti.