INAPP: ma il Ministro del lavoro Di Maio lo sa?
Inammissibile il ricorso dell’INAPP in Cassazione: la sentenza che riconosce la subordinazione e il danno subito dai lavoratori per le prestazioni prestate con contratti di co.co.co. negli anni passati, va applicata!
La sentenza della Corte di Cassazione, n. 18924/19, condanna l’INAPP (già ISFOL) e riconosce che i contratti dei lavoratori precari ricorrenti – all’epoca contratti di collaborazione coordinata e continuativa – sono stati gestiti come rapporti di lavoro subordinato. Quindi condanna l’Ente al pagamento del differenziale della quota contributiva e salariale.
La FLC CGIL esprime la propria più grande soddisfazione per l’importante risultato raggiunto e si congratula con tutti i colleghi che sono usciti vincitori e a testa alta dalla vicenda.
La pronuncia della Cassazione mette la parola fine a un contenzioso che si trascinava da anni. Si afferma così un principio di diritto calpestato a più riprese proprio in un Ente vigilato dal Ministero del Lavoro!
Siamo contenti che alla fine, il lavoro lungo e faticoso che intraprendemmo ormai tanti anni fa per dimostrare lo scempio che si è fatto in Italia della precarietà, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, abbia dato i propri frutti.
A seguito di questa sentenza molti dirigenti del Ministero del Lavoro e dell’INAPP (già ISFOL) dovrebbero girare per gli uffici dell’Istituto a chiedere scusa per i soprusi perpetrati per anni a danno dei lavoratori.
Questa sentenza accende anche una luce di verità su come siano state gestite le relazioni sindacali nel corso degli anni in ISFOL/INAPP. Relazioni che sono anche peggiorate con gli attuali vertici dell’Istituto. Questi si sono distinti per la crescente insofferenza manifestata nei confronti dei lavoratori che chiedevano il riconoscimento della propria dignità e la valorizzazione delle professionalità acquisite. In linea con tale orientamento, i vertici dell’Istituto si ostinano a lasciare aperta la triste pagina del precariato in Inapp per un gruppo consistente di ricercatori e tecnologi.
Anche per saldare il debito nei confronti dei lavoratori che per anni hanno subito la pesante condizione di precarietà dei contratti flessibili, è necessario chiudere subito con le stabilizzazioni!
I sindacati hanno dimostrato che vi sono i presupposti normativi e le risorse finanziarie per completare da subito il processo di stabilizzazione, senza attendere il prossimo anno. Ma la volontà politica su questo argomento manca; mentre la si riscontra nell’indizione di nuovi posti a concorso per dirigenti di ricerca, che passano dai due previsti a quattro, con la conseguente modifica del Piano di Fabbisogno.
Lo sa il Ministro Di Maio che l’ente di ricerca vigilato dal suo Ministero non vuole stabilizzare i ricercatori precari che sono in forza all’INAPP?
Lo sa il Ministro Di Maio che il Presidente e il Direttore Generale dell’INAPP, nonostante i buoni auspici del Ministero del lavoro, continuano ad insistere su questa inutile dilazione a danno dei lavoratori che attendono da anni di essere stabilizzati?
Lo sa il Ministro che ciò avviene nonostante la stipula dell’Intesa del 24 aprile 2019 fra il Presidente del Consiglio Conte e le Organizzazioni Sindacali dell’Istruzione e Ricerca, che impegna il Governo alla “stabilità del rapporto di lavoro”, accelerando il completamento delle stabilizzazioni negli Enti Pubblici di Ricerca?
Lo sa il Ministro che la stabilizzazione dei precari dovrebbe essere accelerata anche alla luce dell’imminente avvicendamento degli attuali vertici INAPP e del processo riformatore avviato con la delega al governo per la semplificazione e la codificazione in materia di lavoro?
Cosa aspetta il Ministero a convocare l’INAPP e le parti sociali, come da impegno assunto lo scorso 12 giugno in occasione del presidio unitario, ad un tavolo per definire modi e tempi per la stabilizzazione di tutti entro settembre del 2019?