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INRIM: considerazioni sulla realtà, l’etica e le retribuzioni

Riflessioni della FLC sul rinnovo dell'incarico di Direttore Generale

31/01/2022
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In Italia le retribuzioni negli ultimi 30 anni sono diminuite del 2,9% rispetto al potere d’acquisto dei salari reali (valori normalizzati dagli effetti della inflazione), unico paese in Europa ad avere un segno negativo, dove invece il confronto accerta per gli altri paesi tutti valori positivi, e siamo come è noto il paese europeo con le retribuzioni più basse.

In Italia lavoratori del Pubblico Impiego e del Comparto Ricerca hanno a disposizione per il loro rinnovo contrattuale 2019-2021 risorse finanziarie pari al 3,78 % del Monte Salari di ogni comparto, una cifra media che si aggira per noi della Ricerca intorno ai 120 € mensili lordi; un incremento che, si badi bene, non è stato ancora conquistato e che verosimilmente lo sarà una volta siglato il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Il risultato annuo di questo incremento previsto sarà quindi di 1.560,00 € (pari a 120 € lordi dipendente, per 13 mensilità, 120*13 = 1.560).

Eppure, ciò nonostante, c’è chi in Italia, pur lavorando in un Ente Pubblico di Ricerca, può vantare incrementi molto più sostanziosi rispetto al panorama sopra illustrato. All’INRIM, con delibera del CdA, su proposta del Presidente, al Direttore Generale è stato riconosciuto recentemente un incremento retributivo per effetto del rinnovo del suo mandato che scade il 31 gennaio, pari a 38.990,00 . Un valore che porterà la retribuzione del DG dai 120.000,00 € attuali, ai futuri 158.990,00 € annui. Un incremento in percentuale superiore del 30% rispetto all’attuale retribuzione; oppure, se rapportato alla prospettiva d’incremento di un lavoratore del comparto ricerca (i citati 120 €) quando avrà rinnovato il contratto, si tratterà di un valore incrementale superiore di più 25 volte rispetto al lavoratore dell’Ente che è chiamato a dirigere!

Se la pensiamo in valori assoluti la cosa è impressionante, ma del tutto coerente con un Paese in cui le retribuzioni dei dirigenti (qualche volta chiamati top manager) tendono ad essere sempre più divaricanti rispetto alle buste paga dei loro “dipendenti”; analogamente a quanto accaduto nei settori industriali, dove i dirigenti sono arrivati ad avere retribuzioni superiori del 450% rispetto ai propri operai, senza che ciò corrispondesse ad una vera accresciuta produttività del sistema industriale. Una impennata e una divaricazione francamente incomprensibile, ma soprattutto, cosa può aver giustificato un incremento di queste dimensioni?

La delibera del CdA parla di “notevole crescita organizzativa” dell’Istituto, di importanti risultati raggiunti e di confronto con le retribuzioni dei DG degli altri Enti di Ricerca. Noi ricordiamo che gli addetti all’INRIM sono sempre poco più di 220, che si tratta di un Ente mono-sede le cui dimensioni organizzative non appaio trascendentali e che non c’è stato il raddoppio della pianta organica o stravolgimenti tali da giustificare un incremento di dette dimensioni. Il tutto aggravato da una pesante pandemia che negli ultimi due anni ha sconvolto il mondo, su cui anche il DG è riuscito per lo più a complicare la vita ai lavoratori, in particolare dei ricercatori e tecnologi, rispetto all’utilizzo e l’accesso al lavoro agile in questa fase. Insomma, un contesto pandemico che forse avrebbe dovuto suggerire maggior prudenza (ma d’altra parte la pandemia nel mondo ha aumentato le differenze fra i ricchi e i poveri o gli stessi ceti medi, a vantaggio dei primi).

Piuttosto noi come FLC CGIL abbiamo registrato una protervia del DG nel gestire le relazioni sindacali e una reiterata incapacità all’ascolto delle istanze provenienti dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’Ente, che ha portato le Organizzazioni Sindacali a proclamare il noto sciopero dell’ORA ESATTA del 24 marzo scorso, con una partecipazione straordinaria del 70% degli addetti e costretto il Presidente a riprendere la conduzione della delegazione trattante di parte pubblica al tavolo delle trattative. Si badi bene, lo Sciopero dell'ora esatta del 24 marzo è stato il primo sciopero di ente nella storia dell’INRIM, un primato che evidentemente ha avvantaggiato il DG nel suo percorso di carriera...

Oppure, per tornare al tema delle retribuzioni e degli incrementi, cosa pensare del fatto che il DG ad oggi (2022) non è ancora riuscito a chiudere gli accordi per i CCI degli anni 2017 e 2018 dei ricercatori e tecnologi, di fatto ancora fermi al 2016? Per i tecnici e amministrativi si è riusciti a chiudere comunque con enorme ritardo gli accordi per il 2017 e 2018 solo a novembre 2021 per la colpevole responsabilità e lentezza del DG che ha infine interpretato come un “diniego” un secondo parere degli organi vigilanti (MEF e Dip. Funzione Pubblica) rilasciato ai sensi dell’art. 42-bis del D.lgs 165/2001, che in realtà era una raccomandazione a “pulire” il testo dell’ipotesi di accordo nella versione finale del Contratto Integrativo. Tale lentezza si è registrata sia nei tempi di trasmissione delle ipotesi di accordo sopra richiamate ai ministeri vigilanti, che nelle comunicazioni dei rilievi alle Organizzazioni sindacali; infatti, dalla prima sigla delle due ipotesi di accordo, marzo 2019, si è arrivati ad una notifica dei rilievi avvenuta il 30 settembre 2020 e poi alla definitiva stipula dei CCI 2017 e 2018, per i soli livelli IV-VIII, il 10 novembre del 2021 (mentre come detto per i livelli I-III, l’epilogo non si è ancora avuto). Insomma, ci sono voluti più di due anni e mezzo per chiudere un solo Contratto Collettivo Integrativo, quando lo stesso d.lgs. 165/2001 mette a disposizione poco più di 40 giorni per i tempi della certificazione (10 per la trasmissione e 30 a disposizione degli organi vigilanti).

Ci chiediamo quale sia il senso di giustizia di questa vicenda rispetto alla realtà che stiamo vivendo e quali possano essere i vantaggi che deriveranno all’INRIM dal cospicuo aumento retributivo riconosciuto al DG.

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