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La ricerca pubblica respira un'aria strana

In un quadro complesso, caratterizzato da interventi spesso contraddittori, il Governo sembra alimentare un’immagine di degrado del sistema…

27/07/2009
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Il Governo, con provvedimenti di cui non si coglie in alcun modo il disegno, predispone interventi che sostanzialmente coinvolgeranno tutti gli enti.

Intanto, parecchi di essi si trovano in situazioni che destano preoccupazione sotto il profilo istituzionale.
Il CNR è nell'attesa, ormai da un anno, della designazione di un componente del Consiglio d'amministrazione da parte della Conferenza Stato-Regioni. Inoltre, emerge una preoccupante situazione di conflittualità tra il Consiglio d'amministrazione e il Collegio dei revisori dei conti, con il secondo che, spingendosi ampiamente oltre le funzioni ad esso attribuite dalla legge, anticipa nei fatti elementi di nuovo modello contrattuale nel pubblico impiego.
Presso l'Inrim, Presidente scaduto e consiglio d'amministrazione in scadenza, senza che giunga alcun segnale da parte del Miur. Intanto, ieri l'altro, un preoccupante infortunio sul lavoro, a seguito del quale un lavoratore ha subito l'amputazione di un dito.
L'Inaf è rimasto per svariati mesi senza Collegio dei revisori, e nonostante circolino indiscrezioni su un imminente provvedimento, dello stesso non c'è ancora traccia. Situazione analoga, seppur per un periodo limitato, presso l'Infn.

L'elenco delle situazioni anomale determinate dalle inadempienze del Governo potrebbe continuare a lungo. E non comprende soltanto gli enti vigilati dal Miur: considerando i commissariamenti, passati e imminenti (Ispesl, Ispra, Enea, …) viene fuori l'immagine di un settore esasperato dagli interventi (o dai mancati interventi) del Governo.

Il tutto, come detto, mentre sull'intero settore incombe lo spettro di riforme di cui tutti fatichiamo a cogliere il senso.
Il tutto, ancora, mentre in molti enti sussistono situazioni difficili da risolvere sul versante del reclutamento o anche della semplice tenuta occupazionale.

Parallelamente, con la legge sull'energia recentemente approvata definitivamente, si avvia un processo che, anche in vista del federalismo fiscale, determinerà cambiamenti anche profondi nelle modalità di allocazione delle risorse e nella loro destinazione: a partire dalla ricerca in campo energetico, si prefigura un incremento del sostegno pubblico alle imprese finanziato da risorse formalmente destinate alla ricerca. Il quadro è grave, anche perché non si tratta di misure legate alla fase attuale, ma di cambiamenti che assumono caratteristiche strutturali.

Sulle questioni inerenti alla ricerca effettuata dalle imprese c'è decisamente bisogno di riflettere con spirito laico, e questa non è di certo una sede adatta, oggi, a formulare giudizi che rischierebbero, tra l'altro, d'essere fraintesi. Tuttavia, non possiamo non ricordare che il nostro Paese si caratterizza per una scarsa propensione delle imprese a investire in ricerca. Aumentare strutturalmente il già pesante sostegno finanziario pubblico alla ricerca industriale, tanto più in un quadro che vede la sostanziale assenza di valutazione, acuisce, piuttosto che lenire, una delle principali cause della scarsa competitività del nostro sistema produttivo.

Non vorremmo che mettere in cattiva luce gli enti rispondesse in realtà all'esigenza di determinare artificiosamente inefficienze, sì da giustificare interventi drastici e rendere il sistema più facilmente «governabile» rispetto ad obiettivi sulla cui utilità reale non siamo i soli a esprimere forti perplessità.

Il tutto, infine, in un quadro che, nuovamente grazie alle misure predisposte dal Governo, determina un'unica certezza: l'impossibilità di crescita del sistema.

Crediamo che il Paese abbia bisogno di tutt'altro.

Roma, 27 luglio 2009

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