Resoconto riunione Consulta ricercatori e tecnologi del 13 gennaio 2005
La riunione della Consulta ha iniziato ad affrontare un insieme di problemi su cui dovrà proseguire l’approfondimento in modo da contribuire concretamente all’elaborazione del Programma sulla conoscenza.
La riunione della Consulta ha iniziato ad affrontare un insieme di problemi su cui dovrà proseguire l’approfondimento in modo da contribuire concretamente all’elaborazione del Programma sulla conoscenza. Questo resoconto vuole elencare i temi trattati e servire come base, anche per coloro che non hanno potuto essere presenti, per continuare il lavoro.
Gli incontri seminariali che ci riguardano più direttamente ed a cui tutti i compagni della Consulta sono invitati sono:
- 21 gennaio al Kirner Viale Ippolito Nievo Roma, sul precariato e la precarizzazione
- 25 gennaio al Palazzo Affari ai Giureconsulti P.zza Mercanti, 2 (c/o Duomo) dal titolo "Il prezzo del futuro. La ricerca tra trasparenza e declino", su finanziamenti alla ricerca
- 11 febbraio a Roma su autonomia, governo e valutazione di università ed enti di ricerca
- 18 febbraio a Genova su quale ricerca di alta qualità
- 25 febbraio a Firenze su lavoro negli enti di ricerca e nelle università
Terremo un'altra riunione della consulta ai primi di febbraio in modo da proseguire la discussione.
Contratto e statuto della ricerca
Molti interventi hanno sottolineato l’urgenza di arrivare al rinnovo del contratto ora che siamo di nuovo nel comparto ricerca. Le informazioni fornite dalla Segreteria nazionale, anche a seguito dell’incontro che si è tenuto a Palazzo Vidoni con la Funzione Pubblica, hanno però evidenziato numerose difficoltà per superare le quali potrà essere necessaria anche una nostra mobilitazione. Occorre infatti ottenere che il Comitato di settore produca un atto di indirizzo per ricercatori e tecnologi in modo da poter discutere sullo stesso tavolo il contratto per tutti gli addetti, senza dare spazio a quanti potrebbero utilizzare procedure non perfettamente corrette per presentare pretestuosi ricorsi che farebbero solo perdere altri tempi. Analoghe problematiche si pongono anche per il diritto a votare per le RSU, possibilmente senza annullare le elezioni appena tenutesi per il personale tecnico ed amministrativo.
In questo contesto si colloca anche la problematica del contratto ENEA. E’ volontà del nostro sindacato arrivare il prima possibile ad un inserimento di tutti i lavoratori ENEA nel contratto della ricerca a partire dalla convinzione che oggi occorre ribadire con maggior decisione visto la situazione generale della ricerca pubblica italiana. Per questo motivo l’esecutivo dell’ENEA insieme con la Segreteria nazionale (e la Consulta offrirà il suo costante supporto) sta definendo gli elementi di salario, normativi e sui diritti che possano essere inseriti nella bozza per l’immediato rinnovo del contratto e che siano concretamente e visibilmente dei passi di avvicinamento al contratto della ricerca. Il termine contratto ponte deve assumere un significato concreto e vincolante per il futuro immediato.
Nel programma sulla conoscenza la Consulta ritiene che si debba accompagnare il contratto con una proposta di legge che stabilisca alcuni principi di attuazione del dettato costituzionale sulla ricerca. Il testo di 7 anni fa può essere una buona base di partenza, va però contestualizzato tenendo conto della situazione attuale del precariato (enorme sia quanto ai numeri che alla durata) della ricerca e delle direttive europee sulla mobilità dei ricercatori, problematica questa la cui soluzione è ormai divenuta urgente soprattutto per i giovani. In questo senso sarebbe di grande aiuto se analoga proposta fosse fatta ed accettata anche per la docenza universitaria. L’autonomia amministrativa degli enti di ricerca, ma anche delle università sono estremamente facilitate dall’esistenza di un contratto di lavoro.
Non riteniamo che abbia senso, come invece altre organizzazioni pensano di fare, proporre a questa maggioranza di definire una legge sui principi di statuto della ricerca e sul ruolo dei ricercatori. Questa problematica si inserisce per il nostro sindacato nel ruolo generale per il paese che la ricerca deve avere e sui presupposti per poterla svolgere nel migliore dei modi (e non si tratta di vuote affermazione sulla dignità dei ricercatori).
Queste problematiche saranno affrontate nel seminario del 25 febbraio sul lavoro ed occorre avere le idee ben chiare per allora.
Finanziamento, autonomia e situazione attuale degli enti
Numerosi interventi hanno sottolineato la necessità di operare su due piani, quello strategico e politico e quello più immediato e sindacale e di mantenere i due livelli di azione strettamente collegati tra di loro. Il piano strategico è per noi un dovere anche nei riguardi della politica attuale e futura: il nostro ruolo di sindacato ci permette di far capire con maggiore incisività di che cosa il paese abbia oggi bisogno e su che cosa un governo, che voglia un reale sviluppo per l’Italia, non può non impegnarsi con forza. Il piano immediato e di azione sindacale si caratterizza come uno sforzo, nella drammatica situazione attuale, di limitare il danno e di essere garanti con i nostri colleghi dei principi a cui facciamo riferimento. Non quindi proteste sterili ma denuncia costante di tutto ciò che si sta attuando e che tende ad uccidere la ricerca italiana.
Su piano programmatico e di contenuti i punti centrali scaturiti dal dibattito sono stati:
- Finanziamenti pubblici consistenti in una logica di sussidiarietà tra Europa, Italia e regioni (si veda documento di preparazione per il seminario di Milano). Finanziamenti ordinari da aumentare perché senza ricerca libera non ci saranno più i grandi progetti e perché i finanziamenti ordinari rendono possibile agli enti la partecipazione ai grandi progetti internazionali.
- Assunzioni di ricercatori in numeri adeguati a raggiungere gli obiettivi europei ed a colmare il turnover. Uscire in questo modo dalla logica dell’emergenza.
- Autonomia. L’attività di ricerca deve essere svolta con un elevato livello di autonomia, anche perché senza autonomia non si produce ricerca. Meccanismi di gerarchizzazione e modelli di affidamento dall’alto rendono impossibile lo svolgimento di effettiva ricerca. La programmazione delle linee strategiche deve quindi essere controbilanciata da una partecipazione alla definizione delle attività da compiere, da una significativa quantità di ricerca libera e da un livello non esiguo di autogoverno a livello delle strutture dove si opera.
- Revisione quindi di alcuni elementi degli attuali decreti di riordino degli enti in modo da introdurre i contrappesi necessari perché gli EPR siano autonomi pur avendo la missione di compiere prevalentemente attività di ricerca programmata. Senza una ulteriore riforma globale dei singoli enti che difficilmente sarebbe possibile senza affossare definitivamente gli enti già riformati troppe volte.
- Valutazione differenziata a seconda delle risorse impegnate, dei settori e delle tipologie delle ricerche. Valutazione più forte in tutti i casi di attività al di fuori della missione dell’ente.
Queste tematiche (ultimi tre punti) saranno presenti nel seminario dell’11 febbraio.
Gianna Cioni
Consulta Ricercatori e Tecnologi