Tabelle di equiparazione: ricercatori, tecnologi e le specificità del comparto
Dall’Agenzia per l’Italia digitale e dalle tabelle di equiparazione interministeriali, giungono pessimi segnali per i lavoratori della ricerca, la FLC CGIL pronta a dare battaglia
Lo scorso 2 aprile si è svolto l’incontro al Ministero della Funzione Pubblica sulla bozza di D.I. per le tabelle di comparazione dei profili dei pubblici dipendenti soggetti a mobilità intercompartimentale, di cui abbiamo già pubblicato un resoconto. Torniamo sull’argomento per alcuni approfondimenti che riguardano il comparto Ricerca sul quale il tema delle equiparazioni è emerso come un problema con qualche settimana di anticipo rispetto al 2 aprile, richiedendo un immediato avvio di intervento sindacale da parte della FLC CGIL. Infatti nella bozza di DPCM che determina la dotazione organica dell’Agenzia per l’Italia Digitale ricercatori e tecnologi degli Epr sono stati impropriamente equiparati alla fascia apicale dei funzionari di III area dei ministeri.
Rispetto alla riunione del 2 aprile, già a una prima lettura delle tabelle di equiparazione presentate si è subito rilevata l’anomala scelta di far corrispondere sempre a proposito degli enti di ricerca, i funzionari di amministrazione di V e IV livello professionale all’area III dei Ministeri mentre il V e IV Collaboratore tecnico all’area II, con una perdita stipendiale rilevante accompagnata da un demansionamento tale da stravolgerne il profilo professionale. Si tratta evidentemente dell’incapacità di riconoscere la significativa diversità delle carriere degli impiegati rispetto alle figure di tecnico specializzato degli enti di Ricerca.
Da questo punto di vista nonostante il fatto che i ricercatori e i tecnologi sono risultati esclusi dalle tabelle presentate ai sindacati in ragione del loro specifico ordinamento professionale, (come è noto infatti non vi è equiparazione possibile per queste figure, in ingresso), la CGIL ha voluto cogliere l’occasione per chiedere conto del citato DPCM di costituzione dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Non molta tranquillità abbiamo acquisito dalla risposta. La parte pubblica ha affermato che la scelta non avrebbe riflessi sull’inquadramento professionale dei ricercatori e tecnologi giustificando l’assurda equiparazione come frutto di una “necessità” contingente legata all’attuazione della norma per la costituenda Agenzia.
Giova ricordare che il vigente DPR n. 171/91 contiene la declaratoria delle mansioni del personale degli EPR. Suddivide Ricercatori e Tecnologi in tre livelli e nell’individuare con precisione gli skills professionali richiesti per l’accesso al profilo e le relative funzioni, fissa le imprescindibili caratteristiche con le quali l’attività lavorativa deve svolgersi. Si tratta di elevate competenze tecniche e scientifiche, autonomia nello svolgimento dell’attività di ricerca e tecnologica, funzioni di coordinamento di strutture complesse, comprovata esperienza professionale per l’accesso al profilo oltre al diploma di laurea.
Non a caso sia prima che dopo la riforma del pubblico impiego avvenuta con il Dpr 165 del 2001, che ha introdotto la Dirigenza Pubblica, Ricercatori e Tecnologi hanno sempre svolto anche attività direzionali nell’ambito degli EPR.
Tuttora, Tecnologi e Ricercatori rivestono incarichi dirigenziali a tutti gli effetti con rilevante responsabilità nella gestione di strutture, di risorse (umane, strumentali e finanziarie) e di progetti di notevole entità, rendendo effettivamente possibile il funzionamento degli EPR.
Pertanto, una equiparazione di Ricercatori e Tecnologi a qualifiche ministeriali funzionariali, oltre a porre le premesse per un significativo danno economico nella progressione di carriera, si risolverebbe in un palese demansionamento e danno alla professionalità che per altro come già dichiarato, potrebbero risultare in azioni giudiziarie seriali.
Si pone quindi sicuramente la necessità di vigilare sul riconoscimento della specificità professionale di questo personale pretendendo l'esatta rappresentazione del valore del lavoro in tutti i contesti a partire dalla mobilità. Ma ciò non basta. La vicenda di Agid, le risposte evasive della parte pubblica e inquadramento dei nostri collaboratori tecnici nelle tabelle di equiparazione, ci consegnano una necessità di dare battaglia per la garanzia della peculiarità dell’intero comparto della Ricerca e del vigente CCNL. Questo a maggior ragione nell’ottica di future riforme dell’assetto negoziale che regola il funzionamento del pubblico impiego e dell'annunciato intervento di riordino degli enti di ricerca.