RSU nella ricerca: inaccettabile l'esclusione dei precari dall'elettorato passivo in alcuni enti
La FLC denuncia gravissimi casi di esclusione dei precari dall'elettorato passivo. Grave vulnus alla rappresentanza che deve essere ovunque ampliata.
L’accordo Aran sull'estensione del diritto all'elettorato passivo ai precari con contratto a tempo determinato rappresenta, come abbiamo scritto all'indomani della firma, un risultato importante per tutti i lavoratori.
Proprio perché realizza un passo concreto nella direzione di superare un vulnus gravissimo dei diritti di cittadinanza nel lavoro, lascia sconcertati l'atteggiamento di alcune sigle sindacali che, a seconda del posto di lavoro, hanno dato letture fantasiose e restrittive, quando non apertamente in contrasto con i contenuti dell'accordo siglato.
Il Contratto Collettivo Nazionale Quadro prevede, infatti, come presupposto per l'elettorato passivo, una soluzione di continuità temporale del rapporto di lavoro - 12 mesi dalla data di costituzione della RSU - la cui ratio risiede nella necessità di dare stabilità alla rappresentanza, sempre avendo come obiettivo prioritario l'estensione più ampia possibile ai precari con contratto a tempo determinato del diritto a essere eletti oltre che a votare. Questa impostazione è ritenuta dalla stessa Aran compatibile con l’eleggibilità dei lavoratori precari qualora esista “la ragionevole possibilità di una proroga”, come afferma la stessa Agenzia nella risposta al quesito di un’amministrazione regionale. Negli enti di ricerca ciò è ancora più vero in quanto, in base al CCNL, i contratti a termine possono avere una durata di 5 anni, raggiungendo questo limite con proroghe spesso non corrispondenti all'anno solare ed effettuate sulla base della verifica delle risorse disponibili, oppure con proroghe derivanti da accordi sindacali di ente, quando non direttamente dalla legge.
Pur a fronte di questi fatti noti abbiamo assistito al tentativo di mettere in discussione l'eleggibilità di precari, in molti casi già candidati alle passate elezioni RSU in applicazione del precedente accordo quadro, come all'INEA (Istituto nazionale di economia agraria); alla esclusione dei precari candidati il cui contratto è già prorogato fino al 2016 in base ad un accordo sindacale firmato da tutte le sigle come all'ENEA; alla esclusione di candidati i cui contratti hanno un termine precedente ai 12 mesi dalla data di costituzione della RSU, ma verranno prorogati dalle amministrazioni o, quanto meno, per citare l'Aran, esiste la ragionevole probabilità che ciò accada come in ISS e ISPRA.
Siamo stati costretti a rivolgerci al comitato dei garanti per evitare che si consolidasse, anche in quella sede, un orientamento in contrasto con l'accordo Aran, esplicitando il nostro dissenso fino a chiedere di interrompere le stesse procedure. Abbiamo assistito a singolari conventio ad escludendum con inedite coalizioni sindacali e tra sindacati e funzionari dell’ufficio territoriale del lavoro di Roma, a dimostrare che, forse, questo accordo alcuni lo hanno voluto, ma troppi lo hanno subito.
Lo diciamo con chiarezza, questi tentativi non danneggiano la CGIL, che rivendica di aver candidato i precari in quasi tutte le sue liste facendo una scelta coerente con le sue battaglie di sempre, ma danneggiano tutto il movimento sindacale la cui credibilità si fonda sempre di più sulla capacità di allargare la propria base rappresentativa e democratizzare maggiormente i luoghi di lavoro. Di fronte a un attacco ai diritti come quello che stiamo sperimentando tale da far arretrare la legislazione del lavoro agli anni ’50 forse sarebbe ora che tutti facessimo un passo in avanti convinto in questa direzione. Noi sicuramente non arretriamo ma rilanciamo, piuttosto, sul voto ad assegnisti di ricerca e collaboratori parasubordinati, oggi esclusi dalla normativa Aran, proponendo a tutte le sigle, ovunque possibile, di organizzare quanto prima vere e proprie RSU parallele per questo personale.