Alla primaria a 5 anni: ma di che cosa si sta davvero parlando?
Un recente rapporto presentato da Save the children ha messo in evidenza un dato drammatico: in Italia un milione circa di bambini e ragazzi cresce in condizioni di “povertà educativa”.
Un recente rapporto presentato da Save the children ha messo in evidenza un dato drammatico: in Italia un milione circa di bambini e ragazzi cresce in condizioni di “povertà educativa”. Secondo una sociologa come Chiara Saraceno, “il quadro delineato dal rapporto è sufficientemente drammatico per imporre la questione della povertà non solo economica, ma anche educativa dei minori come una emergenza non più ignorabile”.
Ma l’attenzione generale sul sistema dell’istruzione è rivolta ad altro. Improvvide dichiarazioni del Ministro Giannini hanno riacceso il dibattito intorno all’idea di iniziare la scuola primaria per tutti a cinque anni.
E non manca chi, improvvisatosi esperto psicopedagogista, afferma con grande sicurezza che oggi c’è bisogno di “anticipare gli apprendimenti”.
Sul terreno psicopedagogico sarebbe meglio ascoltare gli esperti veri, Clotilde Pontecorvo in primis, Gli esperti veri, indipendentemente dal fatto di esprimersi a favore o contro l’ingresso a cinque anni nella scuola primaria, invitano alla prudenza, a tenere conto delle modalità che caratterizzano l’approccio alla realtà e la costruzione della sua rappresentazione proprie dei bambini e delle bambine di quell’età. Tutte chiedono attenzione alle condizioni organizzative e didattico-metodologiche in cui si svolge l’esperienza scolastica: sono queste che debbono essere adatte ai bambini, non i bambini ad adattarvisi in virtù di forzature adultistiche.
Si dice che gli ingressi anticipati nella primaria sono già tanti. E sembrerebbero un approccio razionale, quasi sociologico alla questione. Allora guardiamo i numeri.
Sono numeri che siamo riusciti a procurarci per vie non formali visto che il MIUR non li ha forniti alle Organizzazioni Sindacali, nonostante una esplicita richiesta della FLC.
Alunni entrati in anticipo alla prima classe della scuola primaria
e % di alunni in anticipo sugli iscritti al 1° anno di corso
Regione | Alunni | % |
Abruzzo | 1.104 | 9,2 |
Basilicata | 817 | 16,4 |
Calabria | 3.660 | 19,7 |
Campania | 12.556 | 18,5 |
Emilia Romagna | 1.472 | 3,4 |
Friuli V.G. | 279 | 2,5 |
Lazio | 4.558 | 7,5 |
Liguria | 674 | 5,0 |
Lombardia | 3.498 | 3,4 |
Marche | 562 | 4,0 |
Molise | 275 | 11,1 |
Piemonte | 1.217 | 3,0 |
Puglia | 6.104 | 15,4 |
Sardegna | 1.169 | 8,5 |
Sicilia | 8.849 | 17,2 |
Toscana | 1.413 | 4,1 |
Trentino Alto Adige | 109 | 2,0 |
Umbria | 25 | 0,3 |
Valle d'Aosta | 524 | 21,2 |
Veneto | 1.369 | 2,8 |
Italia | 50.234 | 8,4 |
50.234 alunni anticipatari al primo anno della primaria, ovvero l’8,4% sul totale degli iscritti, ancorchè distribuiti in modo molto disomogeneo sul territorio nazionale, non sono proprio una marea.
Il re è nudo: qualcuno è alla ricerca di una scorciatoia per risparmiare il costo di un anno di funzionamento del sistema di istruzione. Di questo si sta davvero parlando: si vuole tagliare per risparmiare.
E non si sta parlando di bruscolini. Basti pensare che nella sola scuola dell’infanzia statale, che assorbe il 60 per cento del totale dei bambini iscritti a questo segmento di scuola, un anno in meno significherebbe ben circa 27.300 posti comuni in meno e circa 3.200 posti di sostegno in meno.
I bambini di questo paese, che già soffrono di un dato drammatico di povertà educativa, devono sobbarcarsi anche questo capitolo della spending review.