Nella primaria a 5 anni: NO a scorciatoie sulla pelle dei bambini
La FLC chiede che su questo tema si apra un confronto serio.
Il Ministro Giannini non lesina interviste e idee di cambiamento.
Quella che riempie le rassegne stampa degli ultimi due giorni riguarda l’età di ingresso nella scuola primaria che il Ministro vorrebbe anticipare per tutti a 5 anni.
Noi non siamo d’accordo. Ci sembra anzi una presa di posizione assai sbrigativa, per nulla rispettosa dei diritti dei bambini e delle bambine e dai potenziali effetti devastanti su un segmento del sistema d’istruzione che, nonostante gravi difficoltà e carenze, esprime ancora livelli di qualità molto buoni: la scuola dell’infanzia.
Il nostro problema non è certo quello di avere una scuola dell’infanzia troppo lunga. Il problema vero è che ancora non tutti i bambini e le bambine tra i tre e i sei anni frequentano la loro scuola: ne mancano più di 22.000 all’appello.
L’Europa non manca di raccomandare agli Stati membri l’importanza di garantire la qualità dell’istruzione pre-elementare. Opzione peraltro caldeggiata anche non solo da psico-pedagogisti ma perfino da insigni economisti poiché è oramai dimostrato che il successo nella vita personale e lavorativa, nonché il contrasto più efficace alla dispersione scolastica, derivano proprio dalla qualità dei primi livelli di istruzione e dalla frequenza di buoni servizi per l’infanzia.
Non a caso le indicazioni nazionali per il curriculo, licenziate nel recente 2012, recitano:
“La scuola dell’infanzia, statale e paritaria, si rivolge a tutte le bambine e i bambini dai tre ai sei anni di età ed è la risposta al loro diritto all’educazione e alla cura…. Essa si pone la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e li avvia alla cittadinanza.”
La FLC è impegnata nella difesa della qualità della scuola dell’infanzia e ne chiede la generalizzazione e l’obbligatorietà.
Quello tra i 3 e i 6 anni è un triennio fondamentale per la conquista dell’autonomia, per tutte le acquisizioni che avvengono attraverso il gioco simbolico e i diversi campi di esperienza.
Basta leggere le dichiarazioni degli esperti per rendersi conto della delicatezza della materia. Tant’è che anche quelli più aperti e possibilisti rispetto all’ipotesi del Ministro raccomandano però che l’eventuale scuola primaria per i cinquenni sia attenta al corpo, alla manualità, al gioco simbolico. Tutte cose che connotano specificamente l’azione della scuola dell’infanzia e che ben difficilmente potrebbero trovare il giusto spazio in una scuola primaria impoverita dai tagli e dalla modifiche ordinamentali sbagliate che ha subito.
Perché allora scippare ai bambini un anno di scuola dell’infanzia e mandarli tutti alla primaria a 5 anni? Potrà sembrare una facile scorciatoia per ottenere ulteriori tagli e contenimenti di spesa; ma non è certo di questo che hanno bisogno i nostri bambini e bambine. Né si potranno così innalzare i livelli di istruzione in questo Paese, cosa di cui c’è grande bisogno. Continuare a tagliare sulla scuola e sulla sua qualità produrrà in tempi brevi danni gravissimi e costi ingenti alle persone e all’intero sistema paese.