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Decreti delegati sulla scuola? No! Una strada sbagliata e inaccettabile

Il Governo si propone di intervenire a suo modo sull’autonomia, sugli ordinamenti, sugli organi collegiali. La FLC CGIL dice no. Si parta dal basso e si eviti di considerare l’istruzione terreno di scontro politico giocato sulle teste degli operatori scolastici e degli studenti.

15/01/2019
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È di prossima presentazione in Parlamento il disegno di legge recante deleghe per le "semplificazioni, i riassetti normativi e le codificazioni di settore". 

Tra i settori oggetto di intervento c'è anche l'istruzione (art. 1 co. 1 lett. m). 

I decreti legislativi - tra cui quello sull'istruzione - saranno adottati entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge in oggetto.

Com’è noto, in questo tipo di procedura, una volta approvata la legge, sulle materie oggetto di delega disporranno direttamente i ministri competenti senza nessun'altra discussione parlamentare. 

Nell'esercizio della delega in materia di istruzione (art. 5 co. 3) il Governo intende intervenire per:

  1. razionalizzare anche attraverso fusioni o soppressioni gli enti preposti alla valutazione di scuola e università (quindi Invalsi, Anvur, ecc);
  2. ridurre il numero dei componenti degli organi collegiali e razionalizzazione dei poteri di vigilanza ministeriale;
  3. rivedere la disciplina degli organi collegiali di scuola anche in rapporto alla ridefinizione di ruolo e responsabilità dei DS;
  4. riallocare i compiti amministrativi in tema di cessazioni, ricostruzioni di carriera ecc non strettamente connessi alla gestione delle singole scuole;
  5. razionalizzare gli ordinamenti didattici scolastici;
  6. riordinare l'attività sportiva studentesca in ogni ciclo di istruzione.

Mentre alcuni argomenti vanno nella direzione di una effettiva semplificazione dell’organizzazione dell’amministrazione scolastica, (si veda in proposito la battaglia storica condotta dalla FLC CGIL per liberare le segreterie scolastiche da quelle pratiche seriali che nulla hanno a che fare con la realizzazione del progetto di istituto),  tutti gli altri sono temi dal fortissimo impatto sull'organizzazione e la vita democratica della scuola, con effetto di ricadute sui rapporti, sul ruolo e le responsabilità di tutte le componenti della comunità educante. 

Per questo motivo gli altri temi, in particolare quelli concernenti gli organi collegiali, gli ordinamenti scolastici (compresa la disciplina su educazione fisica) non possono essere affidati ad una misura quale il decreto delegato - che, come noto, è un atto normativo adottato direttamente dal Governo - senza alcun confronto parlamentare. 

Tali argomenti, dunque, vanno espunti dal testo di legge sulla "semplificazione" e affidati alla revisione normativa tramite uno specifico provvedimento, ovvero un disegno di legge, il cui iter procedurale consenta un ampio confronto parlamentare oltre alla partecipazione, al coinvolgimento e alla consultazione di tutte le parti interessate, dalle organizzazioni professionali di settore, a quelle dei genitori e studenti, ai sindacati. 

La FLC CGIL ritiene certamente opportuna la necessità del riordino degli Organi Collegiali della scuola sia a livello di singola istituzione scolastica che a livello territoriale, regionale e nazionale, ma ritiene inaccettabile l’ipotesi, prospettata dal DDL in discussione, che il governo possa procedere, in presenza del tuttora vigente T.U. 297/94, con lo strumento della legge delega, in relazione ad alcuni provvedimenti di particolare rilevanza tra i quali, tra gli altri, sono compresi la revisione degli ordinamenti didattici e scolastici nonché dell’autonomia scolastica di cui al Regolamento emanato con D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275. 

Su questi temi abbiamo già assistito nel passato a tentativi di intervenire in modo autoritario e sbagliato da parte di tutti i governi che si sono succeduti in questi decenni, partendo dai Governi berlusconiani fino ad arrivare al nefasto intervento della legge 107/15.

E il risultato è stato disastroso.

Se, dunque, non si vogliono ripercorrere strade già percorse anche da chi oggi sta al governo, è necessario un confronto serio e continuo con le scuole sui processi riformatori che si intendono mettere a punto.

In tale quadro crediamo che il Governo e il Parlamento debbano avviare un grande confronto con le scuole, le Organizzazioni sindacali, le Associazioni professionali e tutti i soggetti interessati affinché si giunga quanto prima al riordino complessivo degli Organi Collegiali scolastici che risalgono al 1974 e sono ormai inadeguati alle esigenze della scuola dell’Autonomia. Stesso principio vale per la razionalizzazione degli ordinamenti didattici e scolastici e per qualsiasi intervento si metta in programma per la scuola del nostro Paese.

La FLC CGIL ha le sue proposte da far conoscere e da discutere su ognuno degli argomenti trattati, come, a titolo di esempio:

  • sugli Organi collegiali e l’autonomia, dove la semplificazione e lo snellimento delle procedure si deve accompagnare al rafforzamento dei soggetti della comunità educante e all’istituzione di una rappresentanza delle scuole autonome
  • sugli ordinamenti scolastici, dove occorrono investimenti in termini di generalizzazione della scuola dell’infanzia, del rafforzamento della scuola del primo ciclo tramite l’estensione del tempo pieno e prolungato, dell’obbligo scolastico a 18 anni nella scuola superiore
  • sulla stabilizzazione degli organici docenti e ata quale strumento fondamentale per l’inclusione scolastica e per la qualità del servizio che deriva dalla continuità didattica.

E tutto ciò senza dimenticare che esiste nel nostro Paese un problema salariale: i docenti e il personale Ata sono sottopagati se si fanno i confronti coi colleghi europei. E con le risorse stanziate nella finanziaria siamo ben lontani da ciò, anzi rischiamo di aggravare il divario oggi esistente.

Sono questi i problemi da affrontare e da affrontare democraticamente, non nel chiuso delle stanze governative, come si è verificato a proposito della legge di bilancio, quando perfino il parlamento è stato tagliato fuori da ogni possibilità, non diciamo di intervento, ma financo di discussione.