Diplomifici: il Ministro contraddice se stesso
Le contraddizioni del Ministro
Tra le tante contraddizioni contenute nella relazione del Ministro al Parlamento sullo stato di applicazione della legge di parità scolastica ve ne è una che stride in maniera clamorosa con la realtà fortemente voluta dallo stesso Ministro ed è quella relativa ai diplomifici.
Prima contraddizione.
E’ stupefacente, infatti, con quale disinvoltura il Ministro dell’Istruzione liquidi il fenomeno annunciando nuove iniziative finalizzate ad intervenire “su storiche anomalie eirregolarità riscontrate in istituzioni scolastiche non statali” senza individuare compiutamente le cause che hanno determinato, anche in regime di parità scolastica, la ripresa in grande stile del fenomeno.
Non si riesce a capire – e non viene esplicitato - quali siano le storiche “anomalie” segnalate dal Ministro Moratti al Parlamento, visto che proprio a seguito di due suoi interventi il fenomeno dei diplomifici è riemerso in tutta la sua gravità. La ripresa di pratiche tipiche di alcune istituzioni scolastiche coincide, non a caso, con due disposizioni volute dall’attuale ministrorelativamente alla costituzione delle commissioni interne per gli esami di stato finali (Legge finanziaria del 2001 n. 448/2001) e all’introduzione di maglie più flessibili sulla costituzione delle classi collaterali (C.M. 31/2003) che ha modificato la legge 425/1997 di Berlinguer. Le statistiche pubblicate dall’Invalsi sull’argomento sono decisamente indicative in relazione alla dimensione del fenomeno dei candidati privatisti.
Nell’anno scolastico 2000/2001 i candidati esterni nelle scuole paritarie erano meno di mille (1,7%), mentre nell’anno scolastico 2002/2003 questi risultano saliti a quasi novemila (15,83%).
Dalle informazioni che abbiamo è prevista, per quest’anno scolastico, la presenza media di candidati esternidel 18% circa sul totale dei partecipanti alla maturità nelle scuole paritarie, con picchi elevati nel Lazio (7324 candidati) e in Sicilia (3459), ossia con percentuali che superano il 45%.
Seconda contraddizione.
Sempre il Ministro dichiara che sono state riscontrate “irregolarità” in istituzioni scolastiche non statali. A questo punto la domanda sorge spontanea. Se l’Amministrazione, centrale e periferica, è a conoscenza del fenomeno e della sua evoluzione, coincidente dati alla mano con lo sdoganamento delle commissioni, come mai non sono stati presi provvedimenti adeguati nei confronti di quelle scuole paritarie che, già nel passato anno scolastico 2002/2003, hanno accolto un numero di candidati privatisti largamentesuperiore ai limiti consentiti dal DPR 323/98 in materia di esami di stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore? Eppure dai dati pubblicati nel sito del Ministero lo scorso anno, in occasione della formazione delle commissioni, apparivano chiare l’entità del fenomeno e le violazioni delle norme compiute da alcune scuole paritarie. Ricordiamo a tal proposito, a titolo esemplificativo, la denuncia e la
diffida della CGIL scuola.
E oltre alle mere dichiarazioni di intenti, quali sono le iniziative prese per quest’anno scolastico (2003/2004), visto che il numero dei candidati esterni è aumentato e che costoro si concentrano in molti istituti che già nel precedente anno scolastico avevano esaminato un numero di candidati esterni al di fuori delle norme consentite?
Terza contraddizione.
Come può il Ministro dichiarare che il fenomeno dell’eccessivo numero di privatisti che si presentano a sostenere l’esame di stato presso istituti paritari, possa essere contrastato solo attraverso la C.M. n. 16 del 9 febbraio 2004, la quale non fa altro che riconfermare quanto contenuto nel DPR 323/98 (noto a tutti gli operatori) e che da allora si sono susseguiti atti di normazione secondaria, ordinanze e circolari, con cadenza annuale coerenti con il ricordato regolamento e con le disposizioni impartite nell’ultima circolare sopra menzionata?
Del resto non ci risulta che siano state prese adeguate e tempestive misure nei confronti delle scuole paritarie che hanno accolto un numero di candidati privatisti al di fuori delle norme previste.
Ci risulta, invece, che un certo numero di scuole paritarie gravitanti sulla provincia di Roma, proprio a seguito del tentativo da parte del CSA di imporre l’applicazionedelle norme previste dalle disposizioni richiamate, hanno reagito avviando ricorso al TAR del Lazio e contestando le decisioni assunte dall’Amministrazione, accusata di generare disservizio e di interruzione di pubblico servizio. Il 3 maggio il TAR discuterà nel merito i ricorsi.
Quarta contraddizione.
Il Ministro, riferendosi ai diplomifici, parla di piramide rovesciata ovvero di quel fenomeno storico nelle scuole legalmente riconosciute e ora consentito anche nelle scuole paritarie, per cui vengono a costituirsi, per effetto degli esami di idoneità, un numero di quinte classi superiore e aggiuntivo a quelle dei corsi completi. La legge 62/2000 ovvero la legge di parità alla lettera f) comma 4, art. 1 prevede che la parità è riconosciuta a quelle scuole che hanno “l’organica costituzione di corsi completi e non può essere riconosciuta la parità a singole classi, tranne che in fase di istituzioni di nuovi corsi completi, ad iniziare dalla prima classe”.
Nelle scuole paritarie di secondo grado il passato anno scolastico risultavano iscritti alla quarta classe 11.476 alunni, mentre nelle quinte classi gli alunni iscritti risultavano essere 25.022 in barba alle disposizioni previste dalla legge di parità.
Non può il Ministro non ricordarsi che proprio a seguito di una sua circolare ministeriale (la n.31 del 18 marzo 2003. paragrafi 3.6, 3.7 e 3.8) sono state allargate le maglie per la costituzione nelle scuole paritarie di classi collaterali in spregio alla legge, annullando con un colpo di spugna una precedente disposizione secondaria che aveva in effetti ristretto e in maniera transitoria la possibilità di costituire classi collaterali.
Anche quì, la reintroduzione per circolare di elementi di “tolleranza”, tipiche degli anni passati e certamente gradite ai sostenitori del regime preesistente, la dice lunga sull’idea di parità scolastica che ha questo Ministero. Non c’è da meravigliarsi, quindi, della presenza di distorsioni che non sono solo il frutto di un malcostume diffuso ma di un sistema di “tolleranze” voluto dallo stesso Ministro Moratti. Altro che storiche anomalie!
Non ci risulta che sull’argomento della cosiddetta piramide rovesciata ci siano stati interventi dell’Amministrazione tesi a rimuovere il fenomeno. Eppure l’Amministrazione stessa conosce benissimo, come dimostrano i dati allegati alla relazione del Ministro, le scuole paritarie che praticano tali finalità e che guarda caso coincidono con quelle scuole che accolgono un numero eccessivo di candidati privatisti.
Quinta contraddizione.
Anche la questione dei cosiddetti “ottisti” o “saltatori”, ossia quegli alunni interni che, pur non essendo iscritti al quinto anno, per merito (media dell’otto) partecipano alla maturità con un “salto di classe”, fa parte del fenomeno dei diplomifici ed è interamente connessa e alimentata dalle disposizioni entrate in vigore con l’avvento del Ministro Moratti.
Le commissioni interne per gli esami finali e la costituzione di classi collaterali consentono di utilizzare anche questi percorsi per raggiungere l’obiettivo finale, ossia la maturità, in maniera fortemente accelerata rispetto al tradizionale percorso. Anche in questa circostanza, pur disponendo di tutti gli elementi necessari, non sono state prese iniziative di merito da parte dell’Amministrazione.
Una domanda finale.
Rileggendo la relazione del Ministro e soprattutto alla luce delle contraddizioni presenti nel capitolo riferito ai diplomifici ci viene il fondato sospetto che l’assenza di controlli e soprattutto la mancata rimozione degli abusi non sia strumentale per rilanciare l’idea, radicata in alcuni ambienti, dell’abolizione del valore legale del titolo di studio?
Roma, 3 maggio 2004