I criteri e le modalità di valutazione dei dirigenti scolastici devono tornare alla contrattazione come prevede l’Accordo del 30 novembre 2016
L’analisi della Struttura Nazionale di Comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL evidenzia le gravi criticità del sistema costruito dall’Amministrazione per la valutazione dei dirigenti e denuncia le criticità e i limiti di una procedura iniqua, non trasparente e inaffidabile.
Il 20 febbraio 2017 si è tenuta la riunione della Struttura Nazionale di Comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL.
La relazione e il dibattito hanno analizzato tutti i Piani Regionali di valutazione dei dirigenti scolastici formulati dai Direttori Generali Regionali. Gli obiettivi regionali, la composizione dei nuclei, il rapporto previsto fra i nuclei e i dirigenti scolastici e perfino la formazione in corso confermano come sia dannoso per i lavoratori e per la qualità e l’utilità della valutazione affidare al solo datore di lavoro la definizione dei criteri e delle modalità di valutazione dei dirigenti scolastici.
Di seguito l’ordine del giorno della riunione.
____________
Ordine del giorno della Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici FLC CGIL
20 febbraio 2017
La Struttura Nazionale di Comparto dei Dirigenti Scolastici della FLC CGIL, riunita a Roma per discutere sul processo di valutazione in corso di implementazione per i dirigenti scolastici, ha analizzato tutti i Piani Regionali di valutazione dei dirigenti scolastici 2016/17-2018/19 prendendo in considerazione gli obiettivi regionali individuati dai Direttori Regionali, il numero di nuclei regionali e dei dirigenti assegnati ad ogni nucleo, la composizione dei nuclei con riferimento alle tipologie di coordinatori e componenti e alle loro caratteristiche ed esperienze professionali, la distribuzione nei diversi nuclei degli esperti esterni.
La Struttura Nazionale di Comparto ha analizzato la Nota esplicativa n.2 del 7 febbraio 2017 contenente le modalità di valutazione e i documenti predisposti dal MIUR, valutando l’impatto dell’intero processo sul lavoro dei dirigenti e i suoi possibili esiti.
La struttura Nazionale di Comparto ha infine esaminato e discusso gli esiti del confronto sulla valutazione realizzato nelle ultime settimane in quasi tutte le regioni, fortemente partecipato da moltissimi dirigenti scolastici iscritti e non iscritti alla FLC CGIL.
Tutti gli elementi emersi rendono chiaro che questa valutazione, costruita come una procedura premiale e classificatoria, con riflessi sulla retribuzione dei dirigenti scolastici, non potrà essere trasparente, equa ed affidabile. L’assenza di tali caratteristiche renderà inaccettabili per la categoria gli esiti del procedimento di valutazione e rischierà di travolgere un processo che pure presenta alcuni elementi non negativi, soprattutto per quanto riguarda il profilo della dirigenza scolastica delineato dai documenti prodotti.
Stando alla descrizione delle azioni del dirigente scolastico che i materiali del MIUR propongono, emerge infatti con tutta evidenza il profilo di un leader educativo e gestionale, incardinato in una comunità professionale e sociale, che promuove processi, condivide relazioni e obiettivi, contribuisce al successo formativo degli alunni in maniera decisiva gestendo risorse e attività.
Il primo punto critico del sistema di valutazione è costituito dalla distanza incolmabile fra quel profilo e le condizioni reali di esercizio delle attività del dirigente. L’immagine ideale che emerge dai documenti di valutazione non trova corrispondenza nel lavoro quotidiano del dirigente e non trova alcun riscontro con gli obiettivi che gli sono stati attribuiti. Se si escludono i quattro obiettivi nazionali, coerenti con il lavoro del dirigente, gli obiettivi regionali e quelli estrapolati dal RAV della scuola non hanno nulla a che fare con le azioni che il dirigente programma e realizza, appaiono prevalentemente finalizzati a condizionare le scelte dei dirigenti e delle scuole autonome (ad esempio l’adesione alle reti di ambito o il miglioramento dei risultati delle prove INVALSI) e contribuiscono ad aumentare il senso di insoddisfazione e di frustrazione dei dirigenti scolastici.
Questa condizione è poi aggravata dal grande ritardo con il quale sono stati assegnati o integrati gli incarichi dirigenziali (contestato in qualche caso dalla Corte dei Conti competente per la regione), dalle problematiche derivanti dalla trasformazione delle priorità del Piano di Miglioramento della scuola in obiettivi assegnati al dirigente, da obiettivi regionali che in molti casi non sono di alcuna rilevanza rispetto al territorio di riferimento e dai questionari, di apprezzamento del dirigente da parte dei docenti e del personale ATA, al momento non ancora pubblicati.
Il secondo insuperabile punto critico è l’estrema disomogeneità dei nuclei di valutazione che sono stati costituiti. Si va da un rapporto massimo di dirigenti per nucleo di 46 ad un rapporto minimo di 12; in qualche regione i coordinatori sono gli stessi in tre o quattro nuclei e in una regione perfino in cinque nuclei; ci sono regioni con esperti esterni in ciascun nucleo e regioni con nessun esperto esterno; alcuni esterni sono in nuclei di più regioni (anche in tre), diversi esperti hanno esperienze di lavoro e di studio del tutto estranee alla scuola; molti dirigenti scolastici coordinatori o componenti dei nuclei sono impegnati in reggenze; in diverse regioni ci sono dirigenti assunti con l’ultimo concorso e qualcuno perfino in anno di prova; in diverse regioni sono presenti come esperti docenti distaccati negli USR che non hanno superato l’ultimo concorso per dirigenti scolastici; in alcune regioni risultano inspiegabilmente esclusi dai nuclei dirigenti scolastici con molti anni di esperienza e sono presenti invece dirigenti neo assunti.
In molte regioni gli atti relativi al procedimento amministrativo di costituzione dei nuclei – avvisi di disponibilità, costituzione di commissioni per gli elenchi degli idonei, definizione di criteri per la scelta dei coordinatori e dei componenti, proposte del coordinatore del servizio ispettivo, curriculum dei valutatori, scelte operate dal Direttore Generale – non sono stati pubblicati o mostrano che i criteri sono stati decisi dopo l’acquisizione delle disponibilità, con conseguenti gravi vizi di legittimità e assenza di rispetto delle norme sulla trasparenza e l’anticorruzione.
Il quadro generale dei nuclei di valutazione contraddice le Linee guida che prevedevano che dovesse essere assicurata l’equità del procedimento e getta una luce inquietante sulla competenza, sull’esperienza e sulla terzietà di alcuni dei valutatori la cui scelta poco trasparente determina una critica generalizzata a tutta la procedura che si estende ingiustamente a tutti i valutatori.
Tutte le criticità evidenziate, riconducibili all’esclusiva responsabilità del MIUR che non ha inteso condividere attraverso un confronto contrattuale la scelta dei criteri e delle modalità di valutazione del lavoro dei dirigenti, rischiano di compromettere irreparabilmente un processo che deve invece essere utile per il miglioramento della scuola.
La Struttura Nazionale di Comparto ritiene perciò indispensabile che sulla valutazione si investano le risorse necessarie per dotare il sistema scolastico di un adeguato corpo di dirigenti tecnici e scolastici competenti ed esperti, in grado di supportare le scuole e tutte le sue professionalità e di contribuire, attraverso la valutazione, al miglioramento del lavoro nella scuola.
La Struttura di Comparto ritiene inoltre che sulla valutazione dei dirigenti scolastici in corso sia indispensabile trovare immediatamente una soluzione che, non contraddicendo la necessità di una procedura di valutazione efficace e condivisa, escluda inaccettabili ricadute reputazionali, classificatorie e retributive sul lavoro dei dirigenti scolastici.
Roma, 20 febbraio 2017