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Insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera (CLIL). Il Miur avvia la formazione senza informare nessuno

Solo il 22 dicembre, a domande scadute, si è tenuto un incontro con le organizzazioni sindacali

22/12/2010
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Ancora una volta il MIUR nella frenesia dell'apparire ha attivato una procedura senza alcun presupposto normativo e nel totale silenzio informativo.

Si tratta dell'insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera previsto dai regolamenti dei Licei e degli Istituti tecnici.

Un fiore all'occhiello del Ministro sul quale non sono ancora stati adottati i provvedimenti previsti dagli stessi regolamenti.

Il 9 dicembre 2010 il MIUR, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, ha emanato la nota 10872 (poi integrata con la nota 11038) con la quale si dà avvio alle attività di formazione.

Il presupposto sulla quale si base tale attività è l'articolo 14 del regolamento per la formazione iniziale degli insegnati che al momento è stato solo annunciato e non ha neppure ancora ottenuto la registrazione della Corte dei Conti.

La disponibilità a partecipare alle attività doveva essere acquisita dalle scuole tra il personale a tempo indeterminato e dagli Uffici scolastici regionali per il personale a tempo determinato entro il 21 dicembre. Di tale scadenza non è stata data alcuna informazione salvo la pubblicazione della nota sul sito del MIUR.

Il requisito per accedere al percorso di formazione era il possesso di competenze in lingua straniera di livello almeno B1 del quadro europeo.

La formazione si articola in un percorso linguistico-comunicativo di due bienni (da B1 a B2 e da B2 a C1) e in un successivo perfezionamento universitario di carattere metodologico-didattico (CLIL).

L'esito dell'incontro

Nel corso dell'incontro, che si è tenuto il 22 dicembre, a domande ormai scadute, l'Amministrazione ha illustrato il provvedimento e ha comunicato che al momento risultano pervenute oltre 2.000 richieste che comunque andranno vagliate in particolare per l'accertamento del requisito del livello B1 che era possibile autocertificare.

L'amministrazione ha anche chiarito, vista la genericità dell'espressione, che per discipline non linguistiche si intendono tutte le discipline con esclusione della lingua italiana delle lingue straniere.

La posizione della FLC

Come FLC, unitamente alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo rimarcato l'anomalia e la scorrettezza del mancato confronto sul provvedimento. In particolare è stata rimarcata la mancata consultazione della commissione bilaterale sulla formazione.

Abbiamo anche rilevato che non è chiaro con quali risorse saranno svolte le attività e quali agevolazioni sono previste per il personale che partecipa ai corsi. Nel testo della nota c'è un generico riferimento alle 150 ore, ormai già assegnate in tutte le Regioni, mentre a nostro parere, trattandosi di formazione in servizio, la stessa non può che svolgersi in orario di servizio.

Abbiamo chiesto di chiarire quali siano gli enti accreditati per la certificazione del livello B1 al fine di evitare un nuovo mercato dei titoli a spese dei lavoratori della scuola.

Sulla possibilità di partecipazione del personale precario abbiamo sottolineato la positività di tale scelta ribadendo che, come da noi richiesto più volte, si proceda analogamente anche per la formazione sulla lingua inglese dei docenti della primaria.

Abbiamo chiesto anche quale sia la valenza del titolo finale e quale spendibilità possa avere ai fini delle graduatorie e della mobilità.

Infine abbiamo sollecitato una riapertura dei termini per garantire il massimo di informazione e permettere a tutto il personale interessato di dare la propria disponibilità.

Le risposte dell'Amministrazione

L'Amministrazione ha giustificato la mancata consultazione della commissione bilaterale sulla formazione a seguito del mancato insediamento della stessa che avrebbe dovuto avvenire a cura dell'Amministrazione stessa.

Sulle altre questioni poste si è impegnata a:

  1. fornire il monitoraggio analitico delle domande pervenute e in base a tali dati valutare la possibilità di una riapertura dei termini
  2. rendere pubblico l'elenco degli enti certificatori
  3. convocare un incontro nel quale affrontare tutte le questioni legate alle ricadute di tale attività di formazione

 

L'Amministrazione ha anche precisato che i corsi non prevedono alcun onere per i docenti anche se non è stato chiarito come saranno coperte le eventuali spese di viaggio qualora i corsi siano effettuati in sedi distanti dalla propria residenza.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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