La proposta di aprire le graduatorie ai laureandi in Scienze della formazione primaria è la prova che in diversi territori del Paese vi è una forte carenza di docenti abilitati nella scuola primaria
Chiediamo di aprire un tavolo con i ministeri competenti per aumentare i contingenti del numero chiuso.
La proposta avanzata dal ministero dell'istruzione di aprire le graduatorie provinciali per le supplenze ai laureandi del 4 e 5 anno di Scienze della Formazione Primaria conferma che nella scuola c'è una forte domanda di docenti abilitati che in diverse regioni rimane inevasa. Negli ultimi anni il fenomeno della chiamata dei docenti non abilitati nella scuola primaria ha assunto dimensioni sempre più rilevanti, ma è stato gestito con i meccanismi poco trasparenti delle MAD, le domande di messa a disposizione a cui si ricorre quando le graduatorie sono completamente esaurite.
Ora il ministero propone di regolamentare questo meccanismo, facendo accedere i laureandi e gli studenti del 4 anno alla seconda fascia delle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS), ovvero in coda agli abilitati.
A nostro avviso questa scelta deve avere una natura transitoria e può essere sostenuta solo nel quadro dell'esigenza di regolamentazione di un fenomeno già praticato da anni e fuori controllo.
Contemporaneamente una misura di questo tipo, che deroga al possesso del titolo di accesso previsto dalla normativa vigente, richiede delle misure che accompagnino la transizione verso una situazione a regime in cui il numero dei laureati sia proporzionato alla domanda. Per fare questo è necessario che i contingenti del numero chiuso nazionale di Scienze della Formazione siano rivisti sensibilmente al rialzo e siano rapportati alle esigenze reali della scuola.
In intere aree del nostro Paese oggi si reclutano sistematicamente, oltre agli studenti di Scienze della Formazione, anche migliaia di laureati o diplomati che hanno i titoli più disparati ma non quelli previsti per insegnare nella scuola primaria.
Parliamo quindi di un fenomeno che rischia di abbassare il livello didattico della scuola primaria, un settore fondamentale dell'istruzione che sino a 10 anni fa, prima dei tagli e dell'abbattimento del modulo, era un fiore all'occhiello della scuola italiana.
Per questo la nostra richiesta ai ministri Azzolina e Manfredi è di aprire subito un confronto su questo tema, per rilanciare il ruolo di un percorso di studi, quale è Scienze della Formazione Primaria, di altissima qualità, i cui contingenti devono però essere sensibilmente incrementati, prevedendo risorse e organici adeguati a raggiungere l'obiettivo.