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Il Paese dei sordi

Il Ministro Moratti non vuol più nemmeno ascoltare l’Ocse (rapporto PISA e rapporto TIMSS)

12/01/2006
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“Vai a pescare?”. “No, vado a pescare”. “Ah, credevo che andassi a pescare”. I bambini si divertono tanto ad ascoltare questo dialogo ambientato in un immaginario paese dei sordi dove il “non-sense” prevale sulla logica. Ma sembra di essere piombati in questo paese a leggere le risposte che il Ministro Moratti dà al giornalista Salvo Intravaia che su Repubblica di venerdì 6 gennaio, riportando i dati Ocse sulla scuola, titolava “L’Ocse boccia la scuola italiana”. Anzi il Ministro Moratti, utilizzando dati di organismi non indipendenti dal Ministero, ha la pretesa di rispondere direttamente alla nota ed autorevole organizzazione internazionale, che, dice, sbaglierebbe a bocciare la scuola italiana.

E perché sbaglierebbe? Perché i dati sono vecchi, e quindi non tengono conto del lavoro del suo ministero negli ultimi anni. Col che implicitamente il nostro Ministro tira in ballo il leit motiv di questo governo, tutto ciò che non va è colpa del governo precedente. Ma nel fare così incorre in una palese svista. Infatti sono vecchi i dati dei rapporti PISA e TIMSS, i quali però non sono dati strutturali: ma sono dati legati a test di valutazione.

Ma, purtroppo per il nostro ministro, non sono invece vecchi i numeri che indicano i dati strutturali. Come FLC Cgil li avevamo già analizzati a settembre 2005, in tempi insospettabili, quando uscì la citata edizione annuale di Education at a Glance.

E qui il giudizio è irrevocabile: quota del PIL investita nella scuola più bassa del 15% rispetto alla media OCSE, e soprattutto, come dicevamo a settembre in quel commento, più del 10% dei giovani tra i 15 e i 19 anni senza scuola e senza lavoro, tasso di laureati bassissimo rispetto alla media europea ( con la spesa per alunno notevolmente più bassa nelle università, anzi – caso esclusivamente italiano - persino decrescente man mano che cresce l’età ed il grado di scuola) e dati disastrosi nella formazione degli adulti.

Ma questo ultimo aspetto della formazione degli adulti proprio sembra non essere un problema del Ministero, che si schermisce dicendo che la fascia 24-64 anni è troppo vasta e che sarebbe meglio vedere la fascia 18-24, dove saremmo all’80% ( per la verità un po’ meno se si pensa che siamo solo al 72% sulla coorte dei diciannovenni).

Allo stesso modo quando il Ministero dice che gli stipendi degli insegnanti sono aumentati mediamente di “274 euro mensili” e in virtù di ciò avrebbero raggiunto i livelli europei, dice una cosa non vera perché l’aumento dello stipendio medio netto (comprensivo degli aumenti che arriveranno solo a fine gennaio 2006) è stato di 140 euro mensili. Oltre a ciò dimentica che anche gli altri stipendi europei sono cresciuti nel frattempo e di quote ben più alte, e soprattutto dimentica che gli insegnanti italiani non hanno ancora visto una lira, si sarebbe detto una volta, degli aumenti che, per i ritardi del governo, arriveranno solo a fine gennaio 2006 e che, quindi, le statistiche 2005 non potevano certo tenere in considerazione.

Anche al dato di 120.000 alunni recuperati al sistema scolastico e formativo si può obiettare: con l’inversione di un trend positivo nel settore scolastico dell’istruzione professionale e con l’introduzione di un calo percentuale costante almeno dell’1% negli ultimi 3 anni, è opinabile che 120.000 iscritti nei corsi tappabuco cosiddetti integrati siano stati sottratti alla “strada” e non piuttosto all’istruzione professionale statale.

Lo stesso svecchiamento della categoria grazie alle “nuove” immissioni in ruolo è discutibile. Dopo due anni di blocco delle assunzioni e con un turn over da tempo ridotto rispetto alle dimissioni per pensionamento, in realtà si assume nuovo personale gia vecchio, invecchiato in anni e anni di precariato, talché la situazione è persino peggiorata in termini di vecchiaia.

Quanto all’università, qui si che il Ministero dovrebbe ringraziare il governo precedente: a cosa è dovuto l’incremento del 30% di lauree rispetto al 2001, se non, in buona parte, all’introduzione a partire da quell’anno del cosiddetto 3 +2 e delle lauree triennali? E il 3+ 2 non l’ha introdotto questo governo! Piuttosto questo governo sta pensando di stravolgerlo con il cosiddetto percorso a Y.

Quanto all’incremento delle lauree scientifiche, questo sembra essere stato più opera delle singole università, che dell’opera del Ministero. Ad esempio la scelta della Sapienza di Roma di rendere gratuita l’iscrizione a fisica e a matematica, ha impedito l’esaurimento questi studi, ma non risulta che il Ministero sia venuto in soccorso per i mancati introiti che così questa università si è procurata, anzi si sa che nelle finanziarie, ultima compresa, ci sono stati più tagli che aumenti di risorse. Lo stesso aumento del 13,5% di finanziamento dal 2005 ad oggi, che il Ministro brandisce per smentire questo fatto, si riduce a un misero 4,5% se calcolato sul valore reale dei finanziamenti al netto dell’inflazione.

Insomma, è pur vero che l’articolo di Repubblica esce con qualche mese di ritardo e riporta qualche dato vecchio. E’ anche vero che trae qualche conclusione imprecisa, come quando dice che gli insegnanti o il personale della scuola in genere sono eccessivi, dimenticando che questo riguarda più un aspetto di definizione di chi è l’insegnante o il personale della scuola (negli altri paesi molte funzioni svolte dagli insegnanti o dal nostro personale comunque statale, sono svolte da assistenti, personale educativo parascolastico e dipendenti delle amministrazioni locali che non rientrano nel computo, ma che comunque ci sono e sono a carico della spesa pubblica sotto altre voci) che non le quantità complessive che invece si attestano grosso modo su dati analoghi ai nostri. Ma è vero altrettanto che non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire, né peggior cieco di chi non vuol vedere. E di chi non vorrebbe che neppure gli altri vedessero.

Roma, 12 gennaio 2006