Immigrazione, l'eco del Ministro dell'Istruzione alle politiche del Governo
In un comunicato il Ministro Gelmini non ha perso tempo per dispensarci la dose quasi quotidiana di pillole di sottocultura e di livore ideologico.
Invece di prendere spunto dai fatti di Milano per fare una seria riflessione critica sugli effetti che una politica più che decennale del centro-destra con forte connotato leghista ha provocato sul tessuto sociale della capitale lombarda, la titolare del dicastero dell'Istruzione non trova di meglio che addossare la responsabilità dell'accaduto alla sinistra e magnificare le trovate sue e del governo Berlusconi spacciandole come misure concrete di lotta ai ghetti e di vera politica di integrazione (leggi il comunicato).
Peccato che l'introduzione del tetto del 30% alla presenza di alunni immigrati in ogni classe, sia, come abbiamo già ampiamente illustrato, indicativa della volontà esattamente opposta: quella dell'esclusione e della criminalizzazione dello stato di cittadino privo di cittadinanza italiana, che sia nato oppure no nel nostro paese.
Peccato anche che sono ormai molti gli anni di applicazione della legge Bossi-Fini e di una campagna mediatica di stampo razzista che individua nell'immigrato un pericolo per la società, un pericolo da cui difendersi.
Su questa campagna si sono costruite fortune elettorali, ma si è prodotto un vero e proprio disastro culturale e sociale di cui gli ultimi fatti, da Rosarno a Milano, segnalano l'assoluta gravità.
Invece di mettere a disposizione risorse e strategie per far dei luoghi della conoscenza la culla di una rinnovata coscienza civile, partendo dalle nuove generazioni, un ministro, che la scuola italiana non si merita, si sta prodigando per favorire il sonno della ragione.
Roma, 16 febbraio 2010