Nuove linee guida per l’Educazione civica: impostazione ideologica e mancanza di confronto
Il provvedimento, ora all’esame del CSPI, presenta un impianto centralistico che capovolge la logica del DM 35/20 in cui le scuole indicavano autonomamente i propri traguardi. Nessun investimento né confronto
Mercoledì 7 agosto 2024, il sito del MIM ha annunciato le Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione civica, trasmesse nella stessa giornata al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) per il previsto parere. Contrariamente a quanto avvenuto in occasione dell’emanazione del D.M. 22 giugno 2020, n. 35, il provvedimento non è stato illustrato alle organizzazioni sindacali.
Le Linee Guida sostituiscono, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, quelle emanate in via di prima applicazione con il decreto ministeriale 22 giugno 2020, n. 35 e confermano quanto già rilevato dalla FLC CGIL, ovvero l’assenza di risorse dedicate e di scelte ordinamentali conseguenti, in termini di tempi, spazi nonché di implementazione degli organici.
Nel nuovo provvedimento, perdipiù, viene azzerato il percorso di progettazione didattica attuato dalle scuole autonome negli ultimi quattro anni per definire a livello nazionale curricoli prescrittivi con traguardi e obiettivi di apprendimento, ma anche contenuti. Ancora una volta, si scarica interamente sulla scuola, con il mantra “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, la responsabilità di tutto ciò che viene definito “emergenza educativa e sociale”: dal bullismo/cyberbullismo alla violenza di genere, dall’abuso del digitale (peraltro dopo aver messo in campo scelte politiche e risorse tutte a sostegno del digitale come panacea di tutti i mali), all’incidentalità stradale, dalle dipendenze da sostanze all’educazione alimentare allo sport.
Ancora più grave appare il tentativo del Ministro di imporre alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado la sua visione ideologica di scuola e di conoscenza, anticipando di fatto, senza alcun coinvolgimento delle parti in causa, la revisione delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida. La prospettiva della nuova educazione civica è chiara: formare al significato e al valore della Patria, rafforzare la coscienza di una comune identità italiana, secondo una logica identitaria-nazionalistica e individualistica.
Alla stessa Carta costituzionale viene attribuito un profilo “personalistico” distorto per cui la società esiste solo in funzione dello sviluppo dell’individuo, negando ogni vicendevole scambio; per il resto l’approccio al tema della Costituzione rimane di tipo nozionistico, associato alla conoscenza dell’Inno e della Bandiera Nazionale, nonché dell’Inno e della bandiera europei, della bandiera della Regione e dello stemma del Comune. Nessun cenno si fa alla matrice antifascista e ai valori democratici fondanti, perché lo scopo esplicito è rafforzare il senso di appartenenza alla comunità nazionale, con affondi sullo sviluppo economico, fondato sul “made in Italy”, dimenticando quasi del tutto i temi ambientali, anch’essi presenti nella Carta.
È questa la cornice in cui si collocano i temi dell’integrazione degli alunni “stranieri”, termine già di per sé obsoleto e discriminante, che sottolinea l’estraneità degli alunni provenienti da contesti migratori - alla quale l’educazione civica offre un contributo, in una prospettiva adattiva e assimilazionista e del lavoro, inteso come cultura d’impresa, che deve essere insegnata fin dal I ciclo di istruzione.
In attesa di ulteriori approfondimenti e del parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, possiamo affermare comunque che il precedente quadro tracciato dalle linee guida del 2020 aveva reso protagonisti i Collegi dei Docenti rispetto a questa significativa innovazione del curricolo, pur con la complessità di un insegnamento trasversale ad organico invariato, mentre il nuovo impianto definisce a monte i contenuti e, soprattutto, la visione valoriale complessiva, producendo una vera e propria deformazione della Costituzione repubblicana.
La FLC CGIL ritiene estremamente importante l’idea di consentire alle studentesse e agli studenti una più approfondita consapevolezza critica sui temi della cittadinanza, ma tale centralità deve essere ribadita, nel rispetto della libertà di insegnamento e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, da scelte ordinamentali e di organico in grado di sostenere una così rilevante funzione formativa.