Scuola: stipendi bassi rispetto all’Europa e divari retributivi per i docenti a parità di titolo universitario
Ecco i dati Ocse 2021. Il rinnovo contrattuale come occasione per adeguare gli stipendi degli insegnanti italiani a livello europeo.
Anche quest’anno è stato pubblicato il rapporto “Education at a glance”, la ricerca promossa dall’Ocse che analizza e confronta i sistemi scolastici dei principali paesi d’Europa e del mondo, e anche questa volta viene confermato il dato negativo delle retribuzioni degli insegnanti italiani che risultano essere molto distanti rispetto a quelle dei colleghi degli altri paesi. Queste differenze sono presenti ed evidenti in tutti i gradi di scuola, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori.
FILO DIRETTO SUL CONTRATTO
Nella scuola primaria la differenza tra lo stipendio medio annuale di un docente italiano e quella degli omologhi docenti dell’area Ocse è in media del 15% inferiore, ovvero circa 6.700 dollari in meno a parità di potere d’acquisto (ai fini della comparazione le retribuzioni sono rapportate in dollari a parità di potere d’acquisto). È invece del 14% la differenza rispetto alla media stipendiale dei docenti della primaria dell’Unione Europea, pari a 6.121 dollari in meno a parità di potere d’acquisto. (Tab.1)
Altrettanto evidenti sono le differenze per i docenti della scuola media: in Italia l’insegnante percepisce il 13% in meno rispetto ai colleghi dei paesi Ocse e il 12% in meno rispetto ai colleghi dei paesi europei, rispettivamente 6.188 e 5. 574 dollari in meno. (Tab.2)
Stesso discorso per i docenti delle scuole superiori: i docenti in Italia percepiscono il 14% in meno rispetto ai docenti dei paesi Ocse (in dollari meno 7.285) e il 13% in meno rispetto ai docenti europei (in dollari meno 6.870). (Tab. 3)
Le distanze risultano ancora più eloquenti se gli stipendi annuali vengono espressi in euro e il confronto viene effettuato rispetto alla condizione retributiva dei docenti dei principali paesi europei che per condizioni sociali ed economiche risultano più omogenei all’Italia (come la Spagna e la Francia).
Queste differenze sono presenti in tutte le diverse fasi della carriera docente, dal momento dell’ingresso nella professione fino al termine della carriera. Negli esempi che seguono prenderemo a riferimento una situazione media quale può essere la retribuzione annuale dopo 15 anni di servizio.
Tra un insegnante italiano ed uno francese della scuola primaria con 15 anni di servizio lo scarto stipendiale è di 3.421 euro. Ancora maggiore la differenza rispetto ad un insegnante spagnolo: -6.177 euro. Siderale invece la distanza rispetto allo stipendio di un docente tedesco: -34.322 euro! (Tab. 4)
Non meno eclatanti le distanze per i docenti italiani della scuola media rispetto ai colleghi francesi (-3.404 euro), agli spagnoli (-7.733 euro) e ai tedeschi (-37.801 euro). (Tab.5)
Stesso discorso per i docenti delle superiori: meno 2.553 euro rispetto allo stipendio degli insegnanti francesi, meno 6.882 euro rispetto agli spagnoli e, infine, meno 39.322 rispetto ai tedeschi (Tab. 6)
Il rapporto dell’Ocse non si limita ai confronti internazionali, ma offre anche una significativa comparazione all’interno dello stesso paese tra gli stipendi dei docenti e quello dei lavoratori con pari livello d’istruzione. L’insegnamento nei diversi gradi di scuola necessita del diploma di laurea, pertanto lo stipendio degli insegnanti è stato confrontato con la retribuzione di altri professionisti con il medesimo titolo d’istruzione universitaria. Ebbene dal confronto emerge che in Italia a parità di titolo di studio, gli insegnanti risultino molto meno pagati.
Rispetto alla retribuzione media di un lavoratore con titolo universitario, lo stipendio di un docente della primaria è inferiore del 35%, quello di un docente della scuola media del 29% e della scuola superiore del 24%. Anche all’estero ci sono delle differenze ma non sempre così eclatanti, ad es a livello europeo la differenza tra lo stipendio di un lavoratore laureato e un docente delle superiori è solo dello 0,03%, del 10% rispetto ad un docente della media, e del 14% rispetto ad un docente della primaria. Ma esistono anche realtà -ad es in Germania- dove il docente della scuola superiore ha uno stipendio maggiore rispetto alla media retributiva dei lavoratori laureati.
Ma se c’è un elemento che accomuna l’Italia con molti altri Paesi, ma non in senso positivo, è il diverso trattamento retributivo tra docenti dei diversi gradi di scuola. In Italia un insegnante della scuola primaria percepisce un trattamento economico inferiore del 7% circa rispetto ad un docente della scuola media (- 5% a livello europeo) e del 12% circa in meno rispetto ad un insegnante delle superiori (-12% anche a livello europeo). Una differenza non più giustificabile anche alla luce delle motivazioni sopra indicate, per cui a parità di titolo di studio, qualifica e impegno lavorativo dovrebbe corrispondere la medesima retribuzione.
In conclusione. Se si vuole rendere l’insegnamento una professione in grado di attrarre i giovani laureati e di mantenerli nel sistema scolastico occorre fare in modo che le retribuzioni dei docenti siano comparabili con quelle delle altre professioni che richiedono il medesimo titolo di laurea. Diversamente è forte il rischio che, come sta già avvenendo in molti paesi, il lavoro docente diventi per i neo-laureati una scelta residuale rispetto ad altre professioni ben più remunerative e appaganti.
Alcuni osservatori ritengono che la forte penalizzazione economica subita dai docenti italiani sia giustificata dal fatto che questi lavorino molto meno rispetto ad altri. Si tratta evidentemente di una lettura travisata degli stessi dati Ocse oltre che della realtà. L’indagine “Education at glance”, infatti, prende in considerazione gli orari “legali” fissati nelle disposizioni che regolano l’insegnamento nei diversi paesi, ma non considera la gran mole di lavoro “sommerso” svolta dai docenti che non è formalizzata e non viene riconosciuta. Il lavoro dell’insegnante infatti non si limita alle ore di insegnamento contrattualmente definite ma comprende tutta una serie di ulteriori impegni che supportano e integrano l’attività didattica (dalla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, all’aggiornamento, ai rapporti con i genitori, ecc) che non trovano una quantificazione formale. È questo il motivo per cui la FLC CGIL rivendica con forza che questo carico di lavoro e doveri, fino ad oggi rimasto indefinito, sia portato ad emersione e reso trasparente trovando nel contratto di lavoro il giusto riconoscimento anche economico.
A breve è previsto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Un contratto, in verità, scaduto ormai da tre anni e che attende i finanziamenti adeguati per consentire l’avvio delle trattative sindacali e assicurare a tutto il personale gli aumenti necessari. Aumenti che dovranno consentire di colmare il differenziale retributivo esistente con l’Europa e rendere il lavoro docente una professione più ambita, valorizzata economicamente e riconosciuta socialmente.