Tra spending review e Micheloni la scuola italiana all’estero rischia di scomparire
Il MAE vuole ridurre a 624 unità il contingente della scuola. Micheloni vuole invece privatizzare tutti i corsi di lingua e cultura. Per entrambi la scuola pubblica italiana all'estero è uno spreco e non una risorsa.
Ormai siamo alla deriva! Le proposte che avanzano sia da parte dei solito irriducibile parlamentare che vuole privatizzare i corsi sia dal fronte del Ministero degli Affari Esteri sono quelle di smantellare la scuola italiana all’estero considerata una fonte di spreco piuttosto che una risorsa da valorizzare all’interno di un rilancio della nostra politica culturale nel mondo.
Questo obiettivo condiviso da entrambi i protagonisti sopra ricordati mostra con chiara evidenza il declino della nostra politica culturale e l’avvento di processi di feudalizzazione del sistema degni del peggiore corporativismo culturale e politico. L’istruzione e la formazione pubblica dei nostri concittadini residenti all’estero, garantita per legge, evidentemente per il ministro Terzi e per il senatore Micheloni (PD) non rappresentano un bene comune da difendere. Sono piuttosto l’occasione, in nome di una pseudo razionalizzazione della spesa, l’occasione di esternalizzare un servizio pubblico e affidarlo a soggetti privati con la presunzione di risparmiare qualche euro e con la conseguenza, più o meno consapevole, di mantenere piccole sacche di potere e di privilegi. La “oscura” vicenda della scuola italiana di Asmara ne è la testimonianza più prossima.
Più che fare gli interessi di tutti si perseguono invece politiche di parte che di fatto non incidono assolutamente sull’eliminazione definitiva di quegli sprechi e di quei privilegi di cui gode la casta dei diplomatici come denunciato dallo stesso senatore Micheloni. Altro che spending review!
Ci troviamo, quindi, davanti ad un’ azione a tenaglia portata avanti su due distinti fronti dai sostenitori di questo perverso disegno. Sull’emendamento di Micheloni abbiamo già avuto modo di esprimere il nostro giudizio decisamente negativo.
Rispetto invece alla spending review apprendiamo dalla lettura della bozza di documento - “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica, ad invarianza dei servizi ai cittadini” - che sarebbero previsti interventi a modifica del D.Lvo 297/94 tali da ridurre: a) i comandati presso il MAE da 100 a 30 unità (art. 626 comma 1); b) il contingente del personale di ruolo della scuola è stabilito entro il limite massimo di 624 unità (art. 639 comma 3). Viene, inoltre, previsto il blocco delle prove di selezione per l’invio all’estero fino al raggiungimento del limite di unità di personale sopra indicato con la precisazione di non rinnovare i comandi.
Se il tutto dovesse corrispondere al vero, ci troveremmo di fronte non solo ad un taglio draconiano che praticamente riduce drasticamente l’attuale contingente in quanto si passerebbe dalle attuali 1053 a 624 unità benché in via graduale, ma davanti ad un atto politico grave che segnerebbe l’inesorabile declino della scuola italiana all’estero. A tal proposito va ricordato che il D.Lvo 297 agli articoli di cui sopra prevedeva originariamente che il contingente non dovesse superare le 1.400 unità, un limite questo ampiamente disatteso!
Come si ricorderà i vertici del MAE, nell’incontro del 12 giugno u.s, hanno assunto con le OO.SS. della scuola impegni di tutt’altra natura, assicurando comunque un confronto preventivo su questo argomento. Noi ci aspettiamo che il ministro Terzi onori questo impegno!
Nelle prossime ore i segretari generali delle OO.SS. della scuola chiederanno un urgente incontro al Ministro sulla spending review affinché quella proposta suicida venga rivista. Una cosa è certa: la FLC CGIL non assisterà passivamente alla liquidazione della scuola italiana all’estero e alla privatizzazione dei corsi di lingua e cultura. E’ una battaglia di civiltà contro coloro che pensano di alienare un bene comune per un pugno di euro!