Cambiamo il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici

Home » Scuola » Secondaria superiore. I dati sulle insufficienze del primo quadrimestre confermano l'insufficienza dei fondi per il recupero dei debiti

Secondaria superiore. I dati sulle insufficienze del primo quadrimestre confermano l'insufficienza dei fondi per il recupero dei debiti

Grave situazione alla fine del primo quadrimestre. Il Ministero dà i numeri: 8.000.000 di insufficienze segnate sulle pagelle scolastiche quasi 2.000.000 di alunni. Ma così anche lo stanziamento per i recuperi è inadeguato!

12/03/2008
Decrease text size Increase  text size

Con grande risalto sulla stampa locale e nazionale e sulle reti TV il Ministero della Pubblica Istruzione ha diramato i dati relativi alle insufficienze nel primo quadrimestre .

La cosa è sicuramente utile per avere una indicazione sul successo/insuccesso scolastico delle ragazze e dei ragazzi, come lo furono a suo tempo i dati sul numero degli alunni promossi con debito. E che la situazione non sia delle migliori è confermato anche da questi ultimi dati.

Sempre che di conferma ci fosse stato bisogno. E’ infatti risaputo da chiunque insegni che i dati delle insufficienze sono maggiori nel primo quadrimestre che nel secondo. E’ un po’ nella logica delle cose per certi versi: normalmente all’inizio dell’anno ci sono più difficoltà a capire da parte degli alunni (e a capirsi, tra alunni e insegnanti), c’è uno stato d’animo diverso e c’è davanti un anno per apprendere e rimediare, in barba al saggio ma, nei fatti, sempre assai elitario proverbio che chi ben comincia è a metà dell’opera.

Che per un 42%, già rilevato, di insufficienze che si certificano a fine anno, gli alunni con insufficienze possano essere al primo quadrimestre il 70%, desta sorpresa solo a chi nella scuola non ci lavora (o non si ricorda di quando ci andava, perché anche allora al primo trimestre le insufficienze fioccavano: eccome!!!). Lo stesso dicasi per il fatto che se alla fine dell’anno mediamente gli alunni con debito portano due insufficienze, alla fine del primo quadrimestre queste ascendano mediamente al doppio: quindi quattro insufficienze mediamente. La crescita dei debiti scolastici appare dunque esponenziale: il doppio degli alunni con insufficienza per il doppio delle insufficienze portano il milione di alunni che ogni anno finiscono con i debiti, alla ragguardevole cifra di otto milioni di insufficienze (che riguardano però un po’ meno due milioni di alunni).

Ma l’ingigantimento delle cifre fa il suo effetto, soprattutto sulla stampa, dimenticando che nelle nostre scuole secondarie superiori si studiano da nove a quindici discipline, le quali, considerando i doppi e tripli voti di scritto e orale e pratico, al primo quadrimestre oscillano da tredici a venticinque voti: nove, tredici, quindici, venticinque caselline in cui ogni ragazzo dovrebbe scomporre la propria mente. E naturalmente due o quattro insufficienze su nove o su venticinque voti fanno una bella differenza. E ciò ancor prima di fare scandalo, a meno che qualcuno non abbia in tasca una ricetta per ridurre queste caselline in cui un alunno dovrebbe scomporre la sua mente, senza ridurre il ventaglio di preparazione richiesta.

Le insufficienze al primo quadrimestre si distribuiscono nei vari ordini di scuola pressoché con lo stesso range con cui si distribuiscono i debiti formativi finali. Al vertice dell’impreparazione troviamo gli istituti professionali (80% di alunni con almeno una insufficienza), i tecnici (76,4%), gli artistici (73,8%) e poi a seguire i licei linguistici (67,4%), i licei scientifici (61,9%), i licei classici e quelli socio-psico-pedagogici (57,6%).

Col che uno sprovveduto potrebbe dedurne che i licei rappresentano le scuole più facili, mentre si sa che così non è e che al contrario questa rappresentazione marca un divario sociale e culturale che la scuola fatica a colmare, ma per far fronte al quale quell’80% di impreparati con quattro insufficienze medie nel professionale vale tanto quanto, se non di più, del quasi 50% di studenti ben preparati e senza insufficienze dei licei classico e socio-psico-pedagogico. Per quell’80% il Ministero dovrebbe piuttosto rendere conto del perché, avendo proceduto proprio quest’anno alla riduzione degli orari nelle prime e nelle seconde, non abbia proceduto in parallelo al riutilizzo delle ore e degli organici avanzati in una azione di supporto alla preparazione degli alunni, ma lo abbia capitalizzato in mere politiche di taglio delle spese.

Dove invece non c’è coerenza tra le insufficienze del primo quadrimestre e i debiti del secondo è nelle prime due classi dei diversi ordini: perché qui alla fine dell’anno incidono molto di più le bocciature, che non lasciano spazio all’indicazione dei debiti.

Ma su otto milioni di insufficienze, segnalate così, in maniera un po’ estemporanea, e allo stessa maniera affrontate con l’operazione recupero dei debiti, l’insufficienza che appare più vistosa è una sola: quella dei fondi destinati al recupero.

Avevamo calcolato che le cifre messe a disposizione dell’operazione recuperi (circa 288 milioni di euro) , una volta depurate degli oneri passivi a carico dello Stato, distribuite alle scuole, suddivise per il numero dei corsi così come li aveva previsti il Ministero (15 ore a quadrimestre a 50 euro l’ora) avrebbero “buttato”, grosso modo, un corso per una sola materia per classe a quadrimestre: un numero insufficiente rispetto alla media di due discipline per alunno con debito. Questo avrebbe imposto una modalità che, solo per attenersi alla classica “ media del pollo”, avrebbe dovuto vedere almeno la fusione di gruppi provenienti da due o più classi, e anche qui senza soddisfare probabilmente tutta la vasta gamma disciplinare delle insufficienze esistenti.

Ma con queste cifre sulle insufficienze al primo quadrimestre date dal Ministero occorrerebbe due volte e mezza la cifra stanziata. E un Ministero che per affrontare il problema ha scelto la via dei recuperi e che denuncia questa cifre, non dovrebbe limitarsi a denunciare la cosa. Dovrebbe agire di conseguenza, stanziando quel che effettivamente serve.

Roma, 12 marzo 2008