Sport, diritto allo studio e attività di formazione per i docenti
Il MIUR avvia l’ennesima iniziativa che non guarda al futuro dei giovani.
Il 30 ottobre 2018 scade il termine fissato dalla nota 3769 del 14 settembre 2018 della Direzione Generale per lo studente, che ha fornito indicazioni alle istituzioni secondarie di secondo grado, statali e paritarie, presso cui risultano iscritti studenti-atleti di alto livello. Si tratta di dare applicazione al Decreto Ministeriale 279 del 10 aprile 2018 a firma dell’allora ministro Fedeli.
La circolare chiarisce che verranno esaminate anche eventuali richieste tardive, in relazione agli studenti-atleti che avessero maturato i requisiti dopo il 30 ottobre 2018.
Le istituzioni scolastiche possono aderire alla sperimentazione trasmettendo on line la richiesta di partecipazione. Le istanze prodotte verranno sottoposte all’approvazione della Commissione Ministeriale istituita con D.D.G. per lo Studente e composta dal MIUR e da rappresentanti MIUR, CONI e CIP.
Per partecipare, la scuola dovrà elaborare il Progetto formativo personalizzato (PFP) predisposto dal Consiglio di classe. A tal fine potrà essere utilizzato lo schema allegato alla circolare ministeriale, indicando uno o più docenti referenti (tutor scolastico) e un referente di progetto esterno (tutor sportivo), che sarà stato segnalato dal relativo organismo sportivo, dalla Federazione sportiva o dalle Discipline Sportive Associate o Lega professionistica di riferimento.
Obiettivo della sperimentazione: il superamento delle criticità che possono emergere durante il percorso scolastico degli studenti-atleti, “soprattutto” con riferimento alle difficoltà che questi incontrano in termini di regolare frequenza delle lezioni.
Al fine di supportare le scuole aderenti con azioni mirate di insegnamento-apprendimento, vengono previste specifiche attività di accompagnamento e formazione professionale rivolte ai docenti coinvolti nel progetto. Le attività di supporto verranno avviate nel mese di ottobre 2018.
La Commissione Ministeriale “si riserva” di monitorare l’andamento generale della sperimentazione, per verificare lo stato di attuazione ed i risultati conseguiti e apportare ove necessario i dovuti correttivi.
Per la FLC CGIL il ministero si occupa con superficialità di un tema di grande importanza.
Alcune criticità della sperimentazione sono in larga parte quelle che avevamo già evidenziato con riferimento ad altre iniziative calate dall’alto (come i licei quadriennali), a cominciare dal carattere frammentario e quindi inefficace delle esperienze progettuali e l’assenza sia di un coordinamento nella fase progettuale sia del necessario monitoraggio nazionale degli analoghi progetti già portati a termine. Senza dire che se alla mancanza di discussione pubblica si aggiunge anche la mancata consultazione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ciò che resta è solo l’autoreferenzialità del ministero.
Infatti, la sperimentazione, che si colloca tra i provvedimenti attuativi della “Buona scuola” sembra avere un obiettivo a breve termine, che è quello di conciliare le esigenze della frequenza scolastica obbligatoria con la possibilità di garantire agli studenti la pratica dello sport a livello agonistico. Se così fosse, allora l’iniziativa nulla aggiunge alle prerogative che le scuole autonome già esercitano in via ordinaria, tant’è che la stessa sperimentazione non fa altro che rinviare alla progettazione delle scuole.
L'iniziativa ministeriale, invece, dovrebbe collocarsi con coerenza all'interno di una più completa proposta per i giovani e il futuro dello sport italiano, che poi è anche il futuro degli studenti - atleti di cui doverosamente si occupa il MIUR. Non fosse altro che per dare un senso alla Nota di aggiornamento del Def 2018, dove tra l’altro si legge che il governo intenderebbe incrementare l’occupabilità dei giovani, che, attraverso più alti standard di formazione e opportunità di collocamento professionale, avrebbero la possibilità di assumere un ruolo attivo nel lavoro, nella vita sociale e nel proprio contesto.
Rispetto a questi condivisibili obiettivi, la sperimentazione appare del tutto decontestualizzata, a cominciare dalla necessità di superare problemi, contraddizioni e discriminazioni che sono presenti nel funzionamento del sistema sportivo italiano, come nel caso dell’insopportabile discriminazione di genere che impedisce sistematicamente alle donne, prescindendo dalle discipline e dai valori dello sport, di accedere al rango di “professioniste”, relegandole in quella condizione di “dilettantismo” che non prevede neppure un inquadramento sotto il profilo del diritto del lavoro.
Quegli stessi atleti – studenti, uomini e donne a cui è rivolta la sperimentazione didattica pur avendo i doveri degli atleti professionisti, nella maggior parte dei casi non hanno o non avranno diritto ad una retribuzione, all’assicurazione sanitaria, alla contribuzione pensionistica, alle tutele per la maternità e per la paternità, in quanto considerati dilettanti. In pratica, a fronte di un grande impegno, che spesso comincia fin da piccoli e prosegue durante tutto il percorso scolastico, i giovani atleti non hanno garanzie per il futuro.
Per la FLC CGIL il sistema pubblico di istruzione e formazione deve rappresentare il punto qualificante di qualsiasi programma politico, che voglia fare dell’assunto programmatico della Costituzione una pratica di uguaglianza e dell’Italia una Repubblica fondata sul lavoro. Una visione miope e concentrata solo su realtà parziali ripropone, invece, gli stessi errori delle riforme a costo zero degli ultimi decenni, come nel caso dell’alternanza scuola – lavoro, in cui l’unica certezza per gli studenti è rappresentata dall’impegno attuale delle scuole, mentre non è altrettanto sicuro che ci sarà per loro un futuro di lavoro. Forse per qualcuno potrà esserci anche una fonte di reddito minimo, comunque denominato, ma non si tratterà mai di quel lavoro che nell’ idea della Costituzione dovrebbe essere garanzia di libertà e possibilità di riscatto sociale all’interno di un progetto collettivo per il Paese.