Tutor e Orientatore: si rischia di creare figure estranee al lavoro collegiale
Per la FLC CGIL sono gravi i rischi di sovrapposizione e frammentazione. Le nuove figure per l’orientamento dovranno essere interpretate e assunte dalla consapevolezza didattica dei Collegi dei docenti del secondo grado.
Con la pubblicazione delle linee guida sull’orientamento adottate con il DM 328 del 22 dicembre 2022, del Decreto ministeriale 63 del 5 aprile 2023 e con la Circolare 958 di pari data, prende forma l’iniziativa governativa sull’orientamento, in attuazione della Riforma 1.4 – Missione 4 – Componente 1 del PNRR.
La FLC CGIL ha puntualizzato in ogni circostanza ufficiale la propria contrarietà ad una operazione che dal punto di vista pedagogico e professionale, oltre che da quello economico e contrattuale, mostra tutte le proprie incongruenze. I suggerimenti e le indicazioni che abbiamo offerto all’amministrazione, sia durante le informative, sia attraverso la nostra delegazione all’interno del Consiglio superiore della pubblica Istruzione (CSPI), hanno comunque prodotto alcuni aggiustamenti in relazione a due temi che consideriamo centrali:
- il rispetto delle prerogative del Collegio dei docenti in materia organizzativa e pedagogico-didattica, in analogia a quanto avviene per l’individuazione delle altre figure funzionali al Ptof come le funzioni strumentali;
- il rispetto delle prerogative della contrattazione in materia di attribuzione dei compensi e della definizione dei criteri di ripartizione delle risorse.
A partire dal 17 aprile e fino al 2 maggio 2023 le istituzioni scolastiche devono comunicare i docenti da avviare ai percorsi di formazione individuati utilizzandola piattaforma “FUTURA PNRR – Gestione Progetti”, pertanto, nelle scuole secondarie di secondo grado si è già aperto il dibattito tra i colleghi che sono chiamati a “manifestare la disponibilità ad assumere la funzione di tutor e docente orientatore per almeno un triennio scolastico” (vedi notizia relativa a formazione, procedure e risorse)
Oltre alle argomentazioni già poste formalmente, la FLC CGIL rileva e rappresenta i rischi di natura professionale, didattica e organizzativa che si propongono nella fase di gestione di queste figure.
Si tratta di un modello che ha il respiro corto del finanziamento previsto per un solo anno scolastico e che, soprattutto, si sovrappone all’attuale impostazione didattica delle scuole, fondata sulla corresponsabilità dei consigli di classe e dei rispettivi coordinatori. L’attività di programmazione e verifica, l’attenzione allo sviluppo degli studenti, nella collettività dei percorsi e nell’individualità delle diverse modalità di crescita e apprendimento, si basa sul nucleo primario del gruppo classe. Pertanto, l’istituzione di un tutor per classe sarebbe stata una proposta già più coerente con lo sviluppo dei rapporti pedagogici, didattici e organizzativi della scuola. Secondo l’impostazione proposta, invece, ciascun tutor dovrà seguire gruppi tra 30 e 50 alunni, creando una figura che rischia di sovrapporsi al lavoro dei consigli di classe con una efficacia discutibile, vista la grandezza dei gruppi. Si corre inoltre il rischio di frammentare l’azione formativa nel suo complesso; infatti, poiché i moduli di orientamento previsti dalle linee guida saranno curriculari, se dovessero svolgersi durante l’orario previsto per altre discipline, potrebbero realizzare percorsi diversi rispetto alla medesima classe che, non sempre potrebbe essere interamente coinvolta. Un doppio pericolo, quindi, in due direzioni diverse: scarsa efficacia di orientamento del singolo studente e frammentazione dell’apprendimento dei gruppi classe.
Secondo la FLC CGIL il punto di partenza dovrebbe essere il recupero delle diseguaglianze a partire dall’approccio didattico interdisciplinare e laboratoriale, con una attenzione all’orientamento che mantenga la collegialità dell’insegnamento e un approccio sociale e collettivo dell’imparare, attraverso percorsi di apprendimento che devono rimanere collaborativi e solidali. Andrebbe affrontato il tema in modo trasversale e valorizzata, almeno al biennio del II grado, la funzione formativa generale, mentre questo progetto sull’orientamento e le relative risorse sono stanziate solo per un anno e solo per l’ultimo triennio scolastico.
Non possiamo che ribadire come i compiti previsti per il docente tutor debbano ricadere nella responsabilità dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e nelle prerogative esclusive degli organi collegiali, che dovranno essere protagoniste nella definizione delle priorità organizzative, frutto delle scelte didattiche dei Collegi dei docenti e dei Consigli di classe. Sarà necessario incardinare con attenzione queste funzioni nel più complesso quadro della professionalità docente, nella intrinseca capacità di orientamento e tutoraggio che ogni insegnante esercita e che può, parzialmente, essere riconosciuta attraverso queste risorse, previste solo per un anno.
Ogni insegnante può partecipare e ogni scuola dovrà progettare con cura e intelligenza l’introduzione dei compiti di tutor e orientatori, valutando i tempi e le modalità degli interventi per evitare che si creino figure estranee al lavoro collegiale e che si sovrappongano, al lavoro già realizzato, azioni che potrebbero rivelarsi inutili per i singoli studenti e dannose per la coerenza didattica dei gruppi classe.
Come FLC CGIL consideriamo le funzioni di tutor e di orientatore come caratteristiche proprie della professionalità docente, che ciascuno svolge intrinsecamente all’attività di insegnare e riteniamo inaccettabile la mancata regolazione della materia attraverso il CCNL che dovrebbe incardinare le poche risorse economiche individuate nello svolgimento della funzione che appartiene ad ogni insegnante.