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8 novembre manifestazione nazionale: le ragioni dell'Università

Per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, la giustizia fiscale e previdenziale, lo sblocco della contrattazione decentrata, la stabilizzazione dei precari, il diritto allo studio.

02/11/2014
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Il Governo Renzi aggiunge un altro tassello all’attacco al pubblico impiego, estendendo il blocco contrattuale e degli scatti stipendiali anche al 2015. Si confermano fino ad oggi nella sostanza, tutti i provvedimenti spacciati per “riformisti” dei passati governi volti a scaricare il peso della crisi economico-sociale del Paese in particolare sui lavoratori pubblici attraverso la loro “criminalizzazione” e la devastazione delle loro retribuzioni col blocco della contrattazione nazionale e integrativa e la ri-legificazione di importanti materie di contrattazione.

Per il comparto Università continuano a produrre effetti devastanti le norme di riordino della governance, imposte dalla Gelmini con la legge 240/2010, e la complessiva riscrittura del comparto in chiave segnatamente aziendalistica e privatistica. Il sistema universitario italiano risulta essere “fanalino di coda” per quanto riguarda le spese per studente e la spesa media in formazione superiore è molto inferiore a quella media dei Paesi OCSE (-30%). Il rapporto tra spesa in istruzione universitaria e PIL è – 37% rispetto alla media OCSE. Il nostro Paese investe appena l’1% del proprio PIL contro una media UE dell’1,5%. Dal 2009 gli investimenti nell’Università sono diminuiti di 1,1 MLD con un calo complessivo di circa il 20% in 5 anni. Questa destrutturazione di un sistema universitario inesistente in quanto somma di autonomie ma sempre richiamato quando si stratta di tagliare, senza una regia, senza un’idea di comune e organico sviluppo sembra ormai aver raggiunto il punto di non ritorno. Dal 2010, il blocco ha già comportato una perdita di 4.200€ a dipendente solo per il mancato adeguamento al costo della vita, senza considerare le conseguenze per i futuri conteggi previdenziali.

Saremo in piazza contro queste scelte e per:

  1. il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro e lo sblocco degli scatti stipendiali;
  2. lo sblocco della contrattazione decentrata e il ripristino delle materie di contrattazione integrativa, il ripristino del salario accessorio;
  3. una seria riforma della Pubblica Amministrazione, che non si attua certamente attraverso tagli lineari di spesa, mancato turnover, mobilità esasperata e possibilità di demansionamento;
  4. un vero diritto allo studio, rimuovendo ogni impedimento di carattere economico alla possibilità per chiunque di accedere ai gradi più alti della formazione come invece non più garantito dalla normativa vigente che “strizza l’occhio” ad una Università di élite con una selezione a monte di carattere classista;
  5. garantire la stabilizzazione dei precari con contratti di vario tipo che svolgono in realtà ogni giorno le stesse attività del personale strutturato;
  6. una politica di investimenti e di rilancio del nostro sistema universitario massacrato da anni di attacchi.

Firma la petizione #sbloccacontrattostabilizzaprecari Università.

Scarica il volantino in pdf