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AFAM e stipendi “universitari”: cattiva informazione e propaganda

In atto da alcune settimane una campagna mediatica fatta di disinformazione e attacchi personali. Un tuffo in un passato che si credeva superato.

24/03/2022
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Da alcune settimane una organizzazione sindacale ha deciso di mettere in campo una campagna mediatica contro la FLC CGIL fatta di informazioni fasulle, pubblicazione di brevissimi frammenti video prelevati da iniziative svolte circa un anno fa e totalmente decontestualizzati, utilizzo pianificato dei social per denigrare l’avversario. A tutto questo si aggiungono anche attacchi di natura personale davvero incredibili e che rimandiamo al mittente.

L’oggetto della campagna possiamo così riassumere: la contrattazione collettiva è per sua natura ostativa alla equiparazione degli stipendi dei docenti afam con quelli dei docenti universitari, cosa che sarebbe invece garantita dal passaggio al regime pubblicistico (in questo caso il rapporto di lavoro sarebbe regolato non più dal contratto ma da leggi e regolamenti).

Si tratta di due messaggi palesemente non veri.

In primo luogo nel CCNL "Istruzione e Ricerca” del 19 aprile 2018 nella sezione Ricerca, il personale inquadrato nel Livello 1 dei Ricercatori (pag. 152) ha uno stipendio tabellare sostanzialmente identico ai docenti associati a tempo pieno. Quindi non è vero che il CCNL impedirebbe di avere stipendi uguali ai docenti universitari.

In secondo luogo per ottenere l’equiparazione con il Livello 1 dei ricercatori (sovrapponibile a quello dei docenti associati) occorrerebbero almeno 300 milioni annui sia se il personale fosse contrattualizzato sia se fosse in regime pubblicistico. Sul reperimento di queste risorse la suddetta organizzazione sindacale non è in grado di fornire alcuna indicazione facendo credere in un automatismo che è totalmente infondato.

Come FLC CGIL abbiamo chiesto e continueremo a richiedere l’istituzione di un fondo perequativo e di armonizzazione, finalizzato a raggiungere  progressivamente i vari livelli dei ricercatori

Naturalmente nulla viene detto sull’importanza del CCNL a difesa dei diritti dei lavoratori, a tutela della libertà di insegnamento e di ricerca, a presidio dell’unitarietà del sistema nazionale e pubblico di alta formazione artistica e musicale. Si tace  sul ruolo fondamentale della contrattazione integrativa nazionale e di istituto che con la sua “naturale dinamicità” (come recita la sentenza 28/21 della Corte Costituzionale), è in grado  di affrontare le problematiche sempre nuove che sorgono nei singoli luoghi di lavoro.

Infine, non si comprende quale sarebbe la coerenza di un’organizzazione sindacale che chiede voti per eleggere propri rappresentanti nelle RSU il cui compito principale è quello di contrattare, mentre nel contempo ne chiede, attraverso il passaggio al regime pubblicistico, l’eliminazione. Ancora più incomprensibile è il fatto che mentre si denuncia il “declassamento” dell’afam verso la Scuola, nello stesso momento si è parte integrante di una federazione insieme ad una importante e significativa organizzazione del settore scuola.

Davvero una pagina non bella per questo settore che sta vivendo una fase inedita di sviluppo e di crescita del tutto impensabile fino a pochissimo tempo fa. Un tuffo nelle sterili polemiche del passato di cui le istituzioni e chi vi opera non avevano alcun bisogno.

Come FLC CGIL continueremo nelle nostre battaglie a difesa di un’alta formazione artistica e musicale di pari dignità con il sistema università, a lottare affinché sia dato il giusto valore sociale al sapere artistico, a garantire un sistema pubblico che permetta a tutti i nostri giovani di poter esprimere il proprio talento artistico indipendentemente dal proprio status economico e sociale,  a evitare la balcanizzazione del sistema in tante singole autonomie fuori da un quadro di governo nazionale del sistema.

Per fare tutto è necessario andare a votare nelle elezioni delle RSU del 5, 6 e 7 aprile e votare e far votare convintamente la FLC CGIL.

Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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