Cronache da Udine. La due giorni promossa dal PD sui settori della conoscenza
Due giorni di discussione del partito di maggioranza sul sistema universitario, degli enti pubblici di ricerca e dell’AFAM
A 20 giorni dall’assemblea nazionale promossa dalla FLC CGIL il Partito Democratico ha organizzato a Udine un convegno dal controverso titolo “Più valore al capitale umano” per parlare della situazione e delle prospettive dell’università, della ricerca e dell’alta formazione.
Numerose tavole rotonde, gli interventi della Ministra Giannini e della Senatrice Puglisi e sei gruppi di lavoro hanno caratterizzato le due giornate.
Rispetto ai contenuti, il primo dato generale che abbiamo rilevato è stato una significativa confusione determinata da elementi di contraddittorietà e a tratti di contrapposizione tra la Ministra Giannini e il partito democratico e poi di medesima contraddittorietà e contrapposizione anche tra le priorità programmatiche emerse nel dibattito e i contenuti sui medesimi argomenti della legge di stabilità 2016 per come oggi è conosciuta.
Poco da condividere nell’intervento della Ministra a partire dal suo richiamo ai successi della “buona scuola” e ad un preoccupante “ora tocca all’università”:
- incremento ulteriore della premialità, metodo che va applicato non solo ai fondi degli atenei ma anche ai singoli docenti,
- rivendicazione dello spot dei 500 nuovi professori, definiti successivamente dalla Senatrice Pugliesi e senza autoironia “superprofessori”
- sblocco da gennaio degli scatti per i professori (ma senza nessun recupero del pregresso e solo perché la norma che li bloccava scade al 31 dicembre di quest’anno).
E poi, utilizzo della delega della Ministra Madia per lo scorporo della Ricerca dalla Pubblica Amministrazione, 1000 posti da ricercatore universitario di tipo b), che sono per la Giannini meglio di niente, e 1 miliardo di euro pari a 4.000 posti per gli Enti di Ricerca. Su questo punto, come su altro, imbarazzante, per la Ministra, la smentita da parte degli esponenti del suo stesso partito che dicono di non avere notizia di questo piano.
Per la Ministra Giannini non ci sono le risorse necessarie per il diritto allo studio, dove invece servirebbero, e si dovrebbe avere un passaggio delle competenze amministrative dalle Regioni agli Atenei.
Più ricchi i lavori dei gruppi tematici che su alcune questioni hanno fatto registrare, anche grazie agli interventi degli studenti, dei precari e dei compagni della FLC, dei punti di avanzamento rispetto agli interventi della Ministra Non scontato è che le conclusioni presentate in plenaria dai relatori dei gruppi diventino effettivamente la linea, dapprima del partito di maggioranza e poi del Governo.
Innanzitutto unanime è stata la richiesta di mantenere le università all’interno del sistema pubblico con un rifiuto netto della trasformazione in Fondazioni.
Istituzione di un’ unica cabina di regia, per università e ricerca, alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Esplicita la delegittimazione all’attuale Ministro del MIUR, incapace di dirigere questi settori. Si dovrebbe percorrere la strada della predisposizione di un testo unico delle norme per gli atenei e per gli enti di ricerca con una forte semplificazione che recepisca la peculiarità del sistema. Quello della semplificazione è stato un tema ricorrente anche se interpretato non sempre nella stessa maniera. C’è chi vorrebbe semplicemente “mano libera”, stile uomo solo a comando, e chi invece, più correttamente pensa ad un sistema che ha bisogno di maggiori certezze e minori incursioni legislative. Da Udine un passo indietro alla richiesta di uscita dal diritto amministrativo, a favore dell’eliminazione di tutti quei “nulla osta”, in particolare della Corte dei Conti, che di fatto bloccano l’attività quotidiana a scapito di un sistema snello amministrativamente, con controlli a posteriori che verifichino l’utilizzo appropriato delle risorse.
Torna invece ad aleggiare l’idea, da noi motivatamente avversata, dello stato giuridico per i ricercatori degli EPR. Dai gruppi di lavoro una richiesta di interventi straordinari in tema di assunzioni con particolare riguardo al settore della ricerca completamente trascurato dalla prossima Legge di Stabilità.
Dopo un lungo e faticoso lavoro sulle questioni del reclutamento e della carriera docente è stato ipotizzato un sistema che a regime preveda dopo la laurea e il dottorato (obbligatorio) un post doc di 3 anni, con tutele di lavoro subordinato, non necessariamente propedeutico a un percorso successivo e poi una figura di assistant professor di durata massima di 5 anni da cui si accede alla docenza universitaria, ma previa valutazione. Impianto che con la nostra proposta ha punti di contatto ma anche differenze. In particolare appaiono punti critici e ambigui la tipologia contrattuale della figura post-doc, i vincoli connessi alla sua attivazione, la natura della tenure prevista per gli assistant professor.
Nella discussione è emersa con forza l'esigenza di costruire una coerenza tra sistema degli enti e sistema universitario che consenta scambi e mobilità.
Per l’AFAM la necessità di aggiornare la legge 508/99 ed eleggere il nuovo CNAM.
Positivo che nella discussione si sia affrontate anche le questioni relative all'ITS e alll'AFAM. È stata redatta una griglia di lavoro e discussione sulla quale in un futuro prossimo si dovrà concretamente operare per affrontare e risolvere alcune emergenze a partire dalla messa ad ordinamento dei bienni di secondo livello, alla questione del DPR reclutamento e programmazione, alla risoluzione del precariato e statalizzazione degli ex IMP.
Sarà il Partito Democratico a rendere disponibili i documenti delle due giornate, noi registriamo la totale assenza dal dibattito delle questioni legate al personale contrattualizzato, con l’eccezione degli interventi della FLC e la mancata presa di distanza da una legge di stabilità che punisce tutto il Pubblico Impiego, che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Se veramente si crede alle cose emerse dal dibattito si cominci a cambiare la legge di stabilità, il mondo della conoscenza ha dimostrato anche a Udine di essere in grado di avanzare le proposte necessarie a invertire, sul serio, la rotta.