Docenti a contratto: un po’ di chiarezza
L’oscuro lavoro di professori sottopagati.
Il Corriere della Sera, con estrema puntualità, accresce sempre il suo interesse sul sistema universitario nazionale all’avvicinarsi della legge di stabilità. Questa volta a finire nel mirino del quotidiano di via Solferino sono le docenze a contratto, generalizzate attraverso il caso di due professori esterni del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova “licenziati” a causa delle evaluations negative da parte degli studenti.
Chiaramente la FLC CGIL non può entrare nel caso specifico padovano, visto che non si conosce in maniera approfondita la vicenda ma deve invece dare un chiarimento sulla figura e lo sfruttamento dei docenti a contratto. Innanzitutto è improprio l’uso del temine licenziamento, visto che i docenti “a contratto” sono assunti a termine, con un co.co.co nella maggior parte delle volte. Fino al 2011 questo esercito copriva il 40% della didattica ed erano infatti attivati 42.649 contratti con docenti esterni all’università. La composizione di questa armata può essere frazionata in tre gruppi: liberi professionisti che accettano incarichi; insegnanti in corsi di studio di discipline sanitarie: infermieri, radiologi, fisiatri (spesso in convenzione con il Sistema sanitario nazionale e quindi non retribuiti); infine il gruppo più corposo, composto da ricercatori precari che accettano l’insegnamento per fare curriculum e che sono retribuiti mediamente tra i 2.000-2.500 euro lordi a semestre. In realtà questi rappresentano i più fortunati, perché molti erano retribuiti anche 200 euro lordi a semestre o addirittura 1 euro (0,91 netti). Soltanto in seguito all’entrata in vigore della legge Gelmini (240/2010) i consigli di amministrazione dei vari atenei sono stati obbligati a stabilire una forbice retributiva (molto stretta) per i vari insegnamenti, per di più con la clausola del pagamento legata alla disponibilità finanziaria delle università. Uno dei rari emendamenti relativamente migliorativi visto che nel periodo 2008-2010 si erano banditi addirittura molti contratti di docenza non retribuiti (a titolo gratuito), grazie ad un decreto del luglio 2008 emanato dal Ministro Gelmini che applicava una norma della legge Moratti del 2005.
In cambio di questi emolumenti vergognosi un docente a contratto è tenuto a svolgere le stessa attività di un collega strutturato: didattica frontale per un semestre (42 ore per un corso da 6 crediti formativi), ricevimento studenti (pur non avendo spesso una scrivania e una sedia e quindi eseguendo questo compito in aula), esami (circa 10 sessioni che vuol dire garantire per tre anni gli appelli), correzione tesi nel caso si abbiano dei laureandi.
La FLC CGIL ha più volte denunciato questo sfruttamento di personale altamente specializzato che svolge questo compito per passione. E’ stato fatto in incontri formali con i vertici del MIUR, in audizioni parlamentari, in assemblee pubbliche e descritto ampiamente nei propri dossier. Questa difficile situazione è ancora più aggravata dal progressivo pensionamento di docenti e ricercatori di ruolo e dal mancato turn over che ha tagliato fuori dal sistema universitario quasi due generazioni di studiosi. Un problema che si risolverà presto in maniera radicale, infatti, senza un adeguato investimento di risorse, il sistema universitario nazionale è vicino al suo canto del cigno, con buona pace delle vestali dell’austerity all’italiana.