Fondi per i ricercatori: ancora un affondo contro l'Università
Nel corso della discussione della Finanziaria al Senato, la maggioranza di Governo taglia i fondi già stanziati da due anni. Il Ministro Gelmini corre ai ripari: entro due settimane il Ministero dell'Istruzione "emanerà un decreto ministeriale che trasferirà l'intera cifra alle università per consentire l'assunzione dei giovani ricercatori".
Ancora un affondo contro l'Università: nel corso della discussione della Finanziaria al Senato, la maggioranza, per bocca del relatore appoggiato dal Ministero dell'Economia, ha imposto il taglio degli 80 milioni di euro stanziati due anni fa dal Governo Prodi per il reclutamento di ricercatori universitari. Quei fondi erano il frutto di una lunga trattativa a suo tempo condotta per costruire un percorso triennale di accessi, e dare il segnale dell'inizio di una graduale riconduzione a normalità del reclutamento dei giovani. Erano il frutto di lunghi confronti che chiedevano la ripresa del reclutamento ordinario ed una fase straordinaria di accessi, che desse una chance a chi da anni è impegnato a sostenere quotidianamente l'Università italiana in una posizione precaria.
Complimenti, Ministri Gelmini e Tremonti: una bella prova di coerenza e di capacità di scegliere le priorità; non ha forse ripetuto non più di una settimana fa il Ministro Gelmini in occasione della presentazione del DDL sull'Università (che sta suscitando l'opposizione di tutti gli attori del sistema tranne la CRUI), che la sua prima preoccupazione erano i giovani? Meno male. Nonostante i senatori della stessa maggioranza nel corso del dibattito avessero reiteratamente insistito, i fondi sono stati tagliati.
Il Ministro, nelle dichiarazioni stampa di oggi, spiega che si tratta di un fatto tecnico, e non di un taglio; non vogliamo chiamarlo taglio? Possiamo dire che i fondi non ci sono? Che non sono disponibili? Che prima c'erano e ora non sono utilizzabili? Non ci pare che cambi la sostanza. Se poi il Ministro, come ha promesso oggi, riuscirà a recuperarli con un decreto Miur, benissimo, ma quei fondi vanno appostati esattamente per lo scopo originale, cioè l'assunzione di ricercatori, non per altri scopi più o meno fantasiosi. A parte le responsabilità dirette del Ministro competente, è chiaro che quando si parla di soldi la regìa e il luogo delle decisioni stanno altrove, precisamente al Ministero dell'Economia. Ma l'episodio, oltre ad essere vergognoso, è emblematico del modo di operare di questo Governo: a fronte di un bilancio pubblico che fa acqua da tutte le parti, di una crisi che mette in ginocchio le parti più deboli del Paese, l'unica scelta è galleggiare mettendo qualche pezza ai buchi: nessuna priorità, nessuna scelta di investimento e sostegno ai redditi e all'economia reale. Nessun investimento sul futuro: solo il raschiamento del fondo del barile senza riguardo a dove, a come e a chi. Una prova mortificante di impotenza politica, che solo l'informazione manipolata e una coscienza collettiva narcotizzata possono nascondere.
Speriamo che la comunità universitaria tragga da episodi come questo la convinzione di essere di fronte ad un progetto che non prevede più l'esistenza di un futuro per il sistema universitario, e si regoli di conseguenza. Noi, per nostra parte, ce l'abbiamo chiaro, e nelle prossime settimane chiederemo a tutta l'Università di mobilitarsi.
Roma, 14 novembre 2009