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Fondo di finanziamento ordinario dell'università: la denuncia dei rettori di Parma e Macerata e dell'Unione degli Universitari

Il 7% finisce ai primi in classifica?

21/09/2009
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In un'intervista al quotidiano "il Messaggero", i Rettori di Parma e Macerata attaccano il Miur ed i criteri utilizzati per distribuire il 7% del FFO dell'Università a carattere premiale.

Il 29 luglio il Miur aveva reso nota la classifica degli Atenei "virtuosi" e di quelli "cattivi", e dei relativi incrementi e tagli al finanziamento, con criteri peraltro mai discussi con alcuno ed apparsi subito molto discutibili. Sostengono i Rettori di Parma e Macerata che la classifica ministeriale è sbagliata, e che i criteri utilizzati per il calcolo alterano le vere risultanze derivanti dal calcolo della qualità della didattica e della ricerca, penalizzando e premiando in modo iniquo.

L'UDU in un comunicato, sulla base di alcune proprie elaborazioni, conferma che il Miur ha prodotto un meccanismo non attendibile e intrinsecamente squilibrante. Il meccanismo sarebbe tale da mettere molti Atenei nell'impossibilità aritmetica di recuperare il 7% tagliato: viene portato ad esempio il caso dell'università "La Sapienza", la quale, secondo la denuncia dell'UDU, per poter mantenere in equilibrio il proprio FFO rispetto al 2008 dovrebbe conseguire risultati in didattica e ricerca sei volte e mezzo più alti della media degli Atenei. La classifica degli Atenei ottenuta con l'applicazione dei parametri di qualità usati dal Ministero è completamente diversa da quella pubblicata il 29 luglio e sulla scorta della quale vengono dati i finanziamenti.

Si tratta di denunce gravissime, che, se fossero vere, metterebbero in luce drammatiche carenze tecnico-giuridiche del Miur, o addirittura, ma non vogliamo neanche pensarlo, una vera e propria volontà di "guidare" i risultati della valutazione. Appare difficile spiegare come mai l'università "La Sapienza" figuri al secondo posto secondo la valutazione di didattica e ricerca, ma scivoli al 44° per il finanziamento, la Federico II di Napoli dal 5° al 42° e così via.

Il Ministro ha il preciso dovere di rispondere in modo chiaro ed inequivocabile: il silenzio, o spiegazioni non pienamente convincenti, finirebbero per confermare che dietro parole come merito, qualità, trasparenza si nasconderebbe l'assenza di regole trasparenti, favorendo così alcuni Atenei a scapito di altri, guarda caso soprattutto del Sud.

Se non fosse fatta immediata chiarezza sulle denunce si determinerebbe un danno irreparabile alla credibilità dei meccanismi di valutazione che la parte migliore dell'Università vuole affermare.

Roma, 21 settembre 2009