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La storia infinita dei lettori e cel di madrelingua

Denunciamo la violazione, nel tempo, dei basilari diritti di queste lavoratrici e di questi lavoratori e della loro dignità professionale. Dichiarazione di Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC CGIL.

21/10/2010
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Dopo anni di ricorsi sia alla Corte di Giustizia europea che ai Tribunali italiani e condanne dello Stato italiano, che viene meno agli obblighi derivanti dall'art. 228 CE, il Governo, con un emendamento al disegno di legge Gelmini sull'università, riconferma la sua volontà di non adempiere agli obblighi comunitari nei confronti dei lettori/cel, insegnanti universitari di madrelingua, in servizio presso le università italiane.

Si continua a negare un principio fondamentale ribadito più volte dalla Corte di Giustizia europea: il diritto alla ricostruzione di carriera fin dalla data della loro prima assunzione.

Non vengono presi in considerazione i pronunciamenti della Cassazione italiana che ha giudicato illegittima la legge 63 del 2004, in quanto non applicata a tutti i lettori sul territorio italiano ma a sole sei università. Non si provvede alla "necessità di conformazione" per via legislativa del conflitto tra il nostro ordinamento e la sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea che permane, non avendo definito giuridicamente lo status dei lettori che svolgono attività di docenza, il loro trattamento economico, che va adeguato ad una attività a tempo pieno, la corresponsione degli arretrati e il versamento dei contributi.

Queste lavoratrici e questi lavoratori, in assenza di risposta da parte del Governo italiano, anche dopo la sentenza del 2006, sono stati costretti a ricorrere ancora alle vie giudiziarie con risultati a loro favorevole a livello locale e nazionale.

Per bloccare le sentenze il governo non esita ora a ricorrere ad una legge!

Infatti, con l'art. 23 e il comma 2 bis, così confezionato, il calcolo del pregresso sul parametro di ricercatore confermato a tempo definito non viene più applicato dal primo contratto di assunzione in avanti, come da sentenze dei giudici del lavoro, ma si interrompe all'entrata in vigore della legge 21 giugno 1995, n. 236 che, fatta per evadere agli obblighi europei e al riconoscimento dei diritti acquisiti, cancella la parola "lettori" per farli diventare collaboratori ed esperti linguistici pur mantenendo le stesse mansioni. Dopo quella data, non si potrà più applicare quel parametro mentre i tribunali italiani avevano già esteso le sentenze lettori anche ai CEL che svolgono le stesse mansioni di didattica delle lingue. L'emendamento "ammazza lettori/cel" al disegno di legge Gelmini sull'Università intende nei fatti contrastare le numerose sentenze dei Giudici del lavoro

In questo modo si determinano nuove discriminazioni e disparità di trattamento sul versante nazionale e perfino all'interno dello stesso ateneo. Infatti si moltiplicheranno i diversi trattamenti per la stessa posizione lavorativa e si apriranno di conseguenza altri contenziosi legali.

Per colpire i diritti di queste lavoratrici e di questi lavoratori e per vanificare eventuali richieste di parametri economici superiori o di diversa ricostruzione della carriera le vertenze in corso vengono, con questo emendamento, estinte ope legis.

Cancellare un emendamento che è discriminatorio ed anticostituzionale

Riteniamo che la legge 63 del 2004 non può essere idonea alla ricostruzione della carriera e che quest'ulteriore emendamento sia palesemente incostituzionale.

Denunciamo la violazione a più riprese, nel tempo, dei basilari diritti di queste lavoratrici e di questi lavoratori e della loro dignità professionale.

È aberrante, ed estraneo ad ogni corretto rapporto di lavoro, che i lettori/cel abbiano dovuto per decine di anni ricorrere ai tribunali con denunce individuali che hanno determinato spese infinite, svilimento, emarginazione, perdita della propria dignità professionale ed umana anziché regolare l'intera materia.

È altrettanto grave che il Governo continui ad aggravare, con vari provvedimenti, il deficit di preparazione linguistica degli studenti.

Per questi motivi la FLC CGIL chiede al Governo e al Parlamento di cancellare l'emendamento che è discriminatorio ed anticostituzionale.
Nel caso contrario denunceremo alla Commissione europea l'ennesima violazione dei diritti di queste lavoratrici e di questi lavoratori e chiederemo la riapertura di un procedimento di fronte alla Corte di Giustizia europea.