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Piano straordinario RtdB in DL Rilancio, il pianto greco delle Scuole Superiori ad Ordinamento Speciale

La richiesta al ministro Manfredi è gravemente lesiva della dignità di ricercatrici e ricercatori precari che, da anni, sorreggono interi dipartimenti universitari.

03/07/2020
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Il 7 giugno 2020 sei Scuole Superiori ad Ordinamento Speciale (SISSA, IMT, GSSI, Sant’Anna, IUSS, Scuola Normale Superiore) in una lettera al Ministro Manfredi, pur esprimendo una timida soddisfazione per la previsione nel DL Rilancio del piano straordinario di 3.333 RtdB, hanno chiesto di poter utilizzare una parte dei fondi destinati a tali posizioni per attivare posizioni da RtdA e assegnisti onde non “alterare in maniera critica” il proprio assetto organizzativo che deve essere legato alle “esigenze della didattica” nella definizione del numero di professori associati. Essendo le posizioni degli RtdB destinate a un probabile esito di assunzione come professori associati, i Rettori delle suddette Scuole segnalano come tale stabilizzazione non sarebbe legata a posizioni di Professore da ricoprire e concludono che l’unica soluzione sia quella di avere un rapporto numerico tra assegnisti e RtdA al doppio del numero dei professori associati. In altri termini, di aumentare la quota di ricercatori precari, anziché ricorrere alle posizioni destinate alla stabilizzazione.

La FLC CGIL reputa questa lettera totalmente lesiva della dignità delle ricercatrici e dei ricercatori precari che, da anni, sorreggono interi dipartimenti universitari, costretti a subire un processo di reclutamento totalmente avulso dalle esigenze reali di docenza e di ricerca.

La legge 240/2010 e i criteri di ripartizione delle posizioni su base premiale hanno negli anni consentito anche e soprattutto alle Scuole Superiori di beneficiare di una grossa fetta di risorse a scapito degli atenei medio piccoli o che non rispondono agli algoritmi della VQR.

Affermare che al già massivo e consistente precariato se ne debba aggiungere dell’altro, in nome degli equilibri numerici tra componenti, e il riferimento alle progressioni di carriera dei RU in un cotesto in cui la carriera pare sia contenuta, denota una visione totalmente schiacciata al pensiero della gestione dell’esistente, alla contrapposizione di poteri all’interno della componente accademica e non di certo una logica espansiva del sapere e della conoscenza che è alla base della ripartenza del sistema universitario e del Paese. La lettera delle Scuole Superiori contiene infatti un’altra profonda e paradossale verità a cui i Rettori delle Scuole Speciali non riescono a dare una conseguente risposta razionale, rifugiandosi nella iniqua richiesta dell’aumento del precariato. La loro lettera riconosce infatti che il problema nasce da uno degli elementi centrali della Legge Gelmini: la stabilizzazione nei ruoli universitari è limitata alle posizioni di Professore (Associato o Ordinario) e queste posizioni devono avere una giustificazione “didattica” (corrispondere cioè a insegnamenti presenti nell’articolazione dei Corsi di Studio). Poiché l’attività di ricerca non è ovviamente strettamente collegata alle esigenze della didattica, ma può essere naturalmente e virtuosamente più sviluppata della sua traduzione in posizioni di insegnamento, negare posizioni “stabili” da ricercatori (il “cuore”, ripetiamo, della Legge Gelmini) implica automaticamente il ricorso al precariato come condizione essenziale conseguente della Legge 240/2010 (previsione peraltro facilmente formulata dal vasto movimento che si oppose all’introduzione del provvedimento legislativo).

La lettera delle Scuole Superiori conferma, consciamente o inconsciamente, che questo è il problema, ma anziché derivarne conclusioni eque e funzionali (la Legge Gelmini crea naturalmente precarietà e disfunzioni organizzative e va smantellata) non si riesce a uscire da un meccanismo iniquo e si continua a chiedere più precariato e, riteniamo, maggiore disfunzionalità, perché si riconosce a priori che il sistema non potrà e saprà assorbire il patrimonio di conoscenza e di capacità legato ai ricercatori universitari.

Il piano straordinario RtdB non è sufficiente a risolvere i numeri del precariato storico, che necessita di numeri quattro volte maggiori di quanto previsto dal DL Rilancio.

La lettera delle Scuole Speciali rappresenta un’ulteriore conferma dell’esistenza di un’area dell’accademia che reputa la legge Gelmini un mantra in un pieno spirito di conservazione dei rapporti a discapito della parte più debole e più ricattabile, i precari che portano innovazione, conoscenza e competenza sulla scena internazionale.

La FLC CGIL, come già più volte ribadito, ritiene che debba svilupparsi quanto prima una politica strutturale di finanziamento di almeno 1,5 mld di euro che ponga al centro il recupero delle 15.000 posizioni perse dal 2010 ad oggi (come certificato dalla Corte dei Conti) con un sistema di distribuzione che superi la logica della premialità e dei punti organico.

Una politica complessiva che dia risposte di dignità a chi ha isolato il virus, a chi ogni giorno immette nel nostro paese avanzamenti a tutto campo nella scienza, nella didattica, nell’innovazione.

Risposte che la turbo-autonomia di sistema e un’impronta neoliberista della ricerca non potrà mai garantire.

Scaricare sui precari le storture di un sistema di regole sbagliato e controproducente è la fotografia di un contesto che continueremo ad avversare in tutte le sedi possibili.