Sicurezza negli Atenei: le Organizzazioni sindacali scrivono alla Ministra per un confronto serrato
Distanziamento, mascherine FFP2 e smart working le misure necessarie da subito per mettere in sicurezza studenti e lavoratori e per consentire il mantenimento dell'apertura delle università con regole condivise dappertutto.
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Roma, 20 gennaio 2022
Alla Ministra dell’Università e della Ricerca
Prof.ssa Cristina Messa
Al Capo di Gabinetto
Prof. Giuseppe Recinto
Al Direttore Generale per la formazione universitaria, l'inclusione e il diritto allo studio
Dott.ssa Marcella Gargano
e p.c.
Ai Rettori e Direttori generali delle Università
L’università italiana è praticamente l’unico settore, sia nella pubblica amministrazione sia nelle realtà private, che in questa lunga emergenza pandemica non ha adottato a livello nazionale un protocollo di sicurezza o delle linee guida condivise con le organizzazioni sindacali.
L’unico testo oggi esistente è un allegato ai DPCM che ha semplicemente assunto alcune generiche indicazioni definite dalla CRUI. Questa mancanza ha determinato procedure e comportamenti molto diversificati nei cento atenei italiani, di cui 68 pubblici, sulla base di scelte discrezionali ben oltre il semplice adeguamento delle misure di sicurezza alle differenti condizioni strutturali e contestuali (basti considerare le difformità delle indicazioni nelle diverse università sui distanziamenti o sui giorni di quarantena per i libri delle biblioteche).
Questa diversificazione discrezionale è ulteriormente aumentata negli ultimi mesi, dopo le nuove disposizioni del governo su smart working, green pass e distanze di sicurezza [la “raccomandazione” di almeno un metro, “salvo che le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano”]: ogni amministrazione ha infatti applicato propri criteri per l’attivazione del lavoro agile, il controllo del green pass e l’uso di spazi e aule (diversi atenei tornando anche a riempirle al 100%). Tale stato di cose ha condotto all’emanazione di circolari e regolamenti tra loro difformi differenziando di fatto in modo inaccettabile diritti e condizioni di lavoro nel Paese (talvolta sulla base delle risorse a disposizione delle diverse amministrazioni), nel quadro del medesimo stato giuridico e di uno stesso contratto nazionale. In questo modo, di fatto, non si sono garantite misure di sicurezza uniformi all’interno di strutture didattiche e di ricerca che sono attraversate da quasi due milioni di persone (1,75 milioni di studenti, oltre 110mila unità del personale di ruolo più quello di servizi e appalti, diverse decine di migliaia di contrattisti e precari).
Il Ministero dell’Università e della Ricerca, su sollecitazione unitaria di tutte le organizzazioni sindacali, ha attivato dalla fine di agosto un tavolo nazionale, proprio per cercare di arrivare a una revisione condivisa dell’allegato sulle linee guida e quindi allineare (almeno su alcuni aspetti essenziali) procedure e comportamenti negli atenei.
Nel corso degli incontri sono state prodotte osservazioni e documenti di dettaglio da parte delle diverse organizzazioni sindacali ed è stato condiviso uno schema generale sui principali punti su cui sarebbe stato opportuno sviluppare indicazioni nazionali. Questo percorso di confronto è stato ritenuto importante e potenzialmente molto utile, anche alla luce di quanto previsto nella bozza dell’atto di indirizzo per il contratto che indica per l’università la possibilità e l’opportunità di prevedere livelli nazionali di interlocuzione sindacale. A questo proposito, anche a fronte dell’avvio della trattativa negli altri comparti della pubblica amministrazione (in alcuni casi la sua prossima conclusione), ci auguriamo che quanto prima sia emanato l’atto di indirizzo del comparto istruzione e ricerca, permettendo quindi anche nei nostri settori l’avvio delle relative trattative.
Il nuovo picco pandemico di queste settimane, la cui eventualità era da tempo nell’ordine delle cose e che si sta sviluppando con inedita diffusione e intensità (milioni di positivi, seppur con meno ricoverati e morti), ha reso ancor più evidente il problema dell’assenza di reali linee guida ed indicazioni nazionali per le università. Nonostante l’impegno e la disponibilità delle organizzazioni sindacali i lavori del tavolo di confronto nazionale sulla sicurezza si sono di fatto arenati. Non solo, quindi, rimangono inaccettabili e irresponsabili differenze nelle condizioni di sicurezza e di lavoro dei diversi atenei, proprio nella particolare situazione di emergenza determinata dal picco pandemico di queste settimane, ma a questo punto sarà difficile realizzare un maggior allineamento delle procedure e dei comportamenti anche nel prossimo semestre (che inizierà a breve).
Davanti a questa situazione, che si ritiene grave sia per le sperequazioni sia per l’effettivo contenimento del contagio, le presenti organizzazioni sindacali denunciano questo stato di cose e richiedono la rapida se non immediata assunzione di tre disposizioni d’emergenza:
- la distribuzione a tutto il personale (ruolo, precario, appalti e servizi) di mascherine FFP2 come DPI da parte delle amministrazioni universitarie, oltre che l’adozione negli spazi universitari aperti al pubblico (aule, biblioteche, ecc) di strumenti di controllo dell’aria e di ventilazione;
- la conferma, nel quadro dell’autonomia universitaria, della necessità di un distanziamento minimo di almeno un metro e quindi, nel quadro della priorità per le attività didattiche in presenza, la conseguente riduzione della capienza delle aule, delle biblioteche e degli spazi didattici almeno al 50%;
- il superamento del decreto ministeriale del 15 ottobre scorso sullo smart working, o almeno la sospensione della sua efficacia per il tempo necessario al superamento dell’emergenza sanitaria, con il conseguente uso, in ogni caso nelle prossime settimane, di ogni possibile forma di flessibilità ed estensione del lavoro agile, permettendo quindi di ridurre al minimo indispensabile la mobilità delle lavoratrici e dei lavoratori nonché le occasioni di contagio per il personale, gli studenti e la comunità.
Augurandoci in ogni caso la rapida riattivazione dell’interlocuzione nazionale sui temi della sicurezza, oltre che la ripresa dei tavoli tecnici di confronto necessari per accompagnare il percorso contrattuale, riteniamo indispensabile che il Ministero e ogni amministrazione universitaria si attivino il più urgentemente possibile su questo fronte e in questa direzione ribadiamo la nostra piena disponibilità e ci impegneremo in tal senso nelle prossime settimane.
Cordiali saluti.
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