Università: si riconosca il suo ruolo fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico del Paese
Le organizzazioni sindacali e le associazioni universitarie chiedono al Governo e al Parlamento una inversione di marcia rispetto alle scelte fatte finora.
Le organizzazioni sindacali, di categorie e le associazioni di studenti e dottorandi hanno approvato un documento, che pubblichiamo di seguito, nel quale sono riproposte le principali linee di criticità del sistema universitario e in cui si ribadisce la richiesta di incontro urgente al Ministro Profumo.
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ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU,CoNPAss, FLC-CGIL,
RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-Università, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego
Le Organizzazioni e Associazioni universitarie denunciano lo stato di estrema criticità in cui versa l'Università italiana.
Questa situazione sarebbe destinata a diventare ancora più grave per l'Università pubblica statale se si dovesse proseguire nella politica dei progressivi e costanti tagli al finanziamento dell'Università, nella drastica riduzione del diritto allo studio, nell'aumento a dismisura del numero dei precari con l'espulsione di quelli attuali, nella differenziazione tra gli Atenei (atenei di ricerca e insegnamento e atenei di solo insegnamento), nella cancellazione della partecipazione democratica alla gestione degli Atenei, nell'annullamento della rappresentanza democratica del Sistema nazionale universitario, nel blocco della carriera e della retribuzione dei docenti.
L'opposizione del mondo universitario alla Legge 240/10 esprimeva tutte queste preoccupazioni, assieme alla convinzione che i suoi contenuti e i tempi di attuazione, sommati ai pesanti tagli al finanziamento (diversamente da quanto accade negli altri Paesi), avrebbero portato alla paralisi degli Atenei, così come, purtroppo, sta avvenendo. Peraltro, nelle more dell'attuazione della Legge, il processo di lentissima approvazione degli statuti e il ritardo nella emanazione dei più importanti decreti attuativi accentuano una condizione di blocco che pesa prevalentemente sulle retribuzioni, i diritti, le carriere del personale universitario e lascia gli studenti nell'incertezza dell'offerta formativa per i prossimi anni.
Da parte loro, le Organizzazioni e Associazioni universitarie - convinte che il Paese abbia bisogno di una Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti – hanno denunciato da tempo quanto stava accadendo e, in particolare:
- l'ulteriore divaricazione fra pochi Atenei 'eccellenti' e tutti gli altri;
- la scarsa considerazione delle esigenze della ricerca;
- il ridimensionamento della già ridotta autonomia degli Atenei;
- lo snaturamento del diritto allo studio, con la drastica riduzione dei fondi ad esso destinati, il tentativo di tagliare a migliaia di studenti idonei la borsa di studio e l'introduzione dei prestiti d'onore e di altri strumenti di indebitamento.
- il drastico ridimensionamento dei docenti di ruolo, con la costituzione di una 'base' amplissima di precari, senza reali prospettive di accesso alla docenza;
- le conseguenze della messa ad esaurimento dei ricercatori, senza neppure il riconoscimento del ruolo docente, senza adeguati sbocchi e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
- lo svilimento della figura dell'associato, trasformata in affollata fascia d'ingresso alla docenza, senza prospettive di carriera e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
- il ridimensionamento del ruolo del personale tecnico-amministrativo.
Ma oltre ai contenuti della Legge approvata, le critiche sono state rivolte anche alla totale chiusura al confronto che ha caratterizzato tutta l'azione del precedente Ministro; una indisponibilità che è proseguita nel corso dell'elaborazione dei decreti attuativi.
Con questi decreti si sta attentando alla libertà di ricerca e di insegnamento e si sta consentendo che i Ministri dell'Economia e dell'Università e l'ANVUR possano commissariare gli Atenei e decidere la nascita, la vita e la morte delle strutture universitarie.
L'azione del Ministero volta a ridurre i già limitati spazi di democrazia si è espressa pesantemente nel tentativo di cancellare dagli Statuti quelle norme che consentirebbero una più ampia partecipazione democratica.
Di fronte a tutto ciò chiediamo al Governo e al Parlamento una inversione di marcia rispetto alle scelte finora operate, riconoscendo il ruolo fondamentale dell'Università per lo sviluppo sociale e economico del Paese.
In questa direzione, chiediamo interventi per rendere democratici gli Atenei e realmente autonomo il Sistema nazionale universitario.
Chiediamo infine che il nuovo Governo avvii con urgenza un costante confronto con le Organizzazioni e Associazioni universitarie e sollecitiamo il Ministro a dare risposta alla nostra richiesta di incontro.
Roma, 13 dicembre 2011