Università: sollecitiamo l’adeguamento ISTAT per la docenza universitaria
La FLC scrive alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per ottenere subito gli aumenti dovuti.
Gli stipendi dei docenti universitari si rivalutano annualmente, rispetto al costo della vita, sulla base della media degli aumenti ottenuti l’anno precedente nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Per loro, infatti, come per tutti i lavoratori e le lavoratrici non contrattualizzati della pubblica amministrazione (dirigenti dello Stato, Magistrati, ecc), gli aumenti sono decisi da un DPCM, sulla base dei calcoli ISTAT su quanto conquistato dalla contrattazione nella P.A. nell’anno precedente! [da qui il nome di Adeguamento ISTAT].
Un meccanismo derivato, che rende per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici importante seguire e sostenere i risultati della contrattazione, anche con la mobilitazione. Vista la procedura di legge, in una stagione di inflazione diventa sempre più importante anche per la docenza universitaria che i contratti siano rinnovati e siano rinnovati in tempi congrui, perché gli aumenti diventano effettivi solo dall’anno successivo alla sottoscrizione del contratto. Su questo, dopo la lunga sospensione della contrattazione nel pubblico impiego (2010/2015), pesa l’abitudine dei diversi governi di prevedere il rinnovo dei CCNL solo al termine del triennio di vigenza (e anche oltre). Questo perché le relative risorse sono messe a bilancio sempre in quantità ridotta e in ritardo (esemplificato che per il triennio in corso, 2022/2024, non siano state sinora previste risorse reali, in grado di difendere il potere d’acquisto dei salari di tutto il pubblico impiego in questa stagione di alta inflazione). Anche per questo è importante sostenere la mobilitazione di questi mesi che la CGIL sta sviluppando contro le politiche economiche e sociali del governo.
In questo quadro difficile, come FLC CGIL abbiamo sollecitato oggi la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad emanare il DPCM per l’adeguamento ISTAT 2023, che negli ultimi anni si colloca sempre in ritardo rispetto le norme e le prassi, che lo prevedono intorno al 30 aprile. Ad oggi, 10 ottobre, non risulta infatti ancora pubblicato, allungando così i tempi di effettiva erogazione degli aumenti (erodendone il valore economico per l’inflazione, nonostante gli arretrati dal primo gennaio).
Ci auguriamo che la Presidenza del Consiglio lo pubblichi nei tempi più rapidi, e torni dal 2024 ad una tempistica puntuale, continuando ad impegnarci per un rapido e soprattutto positivo rinnovo dei CCNL, che garantiscano all’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici della pubblica amministrazione, compresi i docenti universitari, la difesa dei propri salari reali.
Di seguito la lettera spedita stamattina alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, firmata dalla segretaria generale FLC Gianna Fracassi.
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Roma, 10 ottobre 2023
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Oggetto: adeguamento ISTAT docenza universitaria.
Gentile Presidenza del Consiglio dei Ministri,
gli stipendi dei docenti universitari (come quelli degli altri settori non contrattualizzati della pubblica amministrazione) non prevedono procedure negoziali di regolazione, a partire dal necessario adeguamento al costo della vita.
L’art. 24, comma 1 della legge 448/1998 istituisce però un meccanismo derivato, che riporta i loro stipendi in linea a quanto stabilito dalla contrattazione del resto del Pubblico Impiego: A decorrere dal 1 gennaio 1998 gli stipendi, l’indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica, sono adeguati di diritto annualmente in ragione degli incrementi medi, calcolati dall’ISTAT, conseguiti nell’anno precedente dalle categorie di pubblici dipendenti contrattualizzati sulle voci retributive, ivi compresa l’indennità integrativa speciale, utilizzate dal medesimo Istituto per l’elaborazione degli indici delle retribuzioni contrattuali.
Gli aumenti stipendiali dei docenti universitari, come delle altre figure non contrattualizzate della pubblica amministrazione, sono quindi calcolati sulla base degli aumenti medi che sono erogati nell’anno precedente a tutto il personale contrattualizzato, per come sono calcolati dall’ISTAT sull’insieme delle voci retributive. Proprio da questa procedura deriva la denominazione comunemente usata per indicare questi aumenti: adeguamento ISTAT. Un meccanismo confermato anche dall’art. 5 comma 1 del DPR 232/2011, che regola il passaggio dei docenti universitari al nuovo regime della legge 240/2010 (cosiddetta Gelmini): Fermo restando quanto previsto dall’articolo 9, comma 21, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, le tabelle di cui agli allegati 1, 2, 3 e 4 sono aggiornate ai sensi dell’articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448.
La procedura prevede il calcolo dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), il visto del MEF e della Corte dei Conti e quindi, entro il 30 aprile di ogni anno, un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), con decorrenza dal 1° gennaio dell’anno in questione (e conseguente corresponsione dei mesi arretrati rispetto alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale da parte degli Atenei, che di solito procedono nel giro di uno o due mesi dall’emanazione del DPCM).
Così è stato sino al 2010, con il DPCM emanato di solito entro il 30 aprile, al massimo con qualche settimana di ritardo nella pubblicazione (eccetto nel 2006, quando si arrivò ad ottobre). Dal 2011 al 2017, in seguito al noto blocco della contrattazione per i dipendenti pubblici, non fu erogato alcun adeguamento ISTAT. Dal 2018, con la ripresa degli adeguamenti ISTAT per i rinnovi dei CCNL, i DPCM sono stati però spesso emanati tra settembre e novembre (addirittura, nel 2021 fu emanato a marzo dell’anno successivo). Nel 2022, però, il DPCM è stato pubblicato il 25 luglio, di nuovo con alcuni mesi di ritardo rispetto quanto previsto e la prassi dei primi anni duemila, ma ci si augurava nel quadro di un progressivo ritorno a tempi congrui.
Così non è stato. Ad oggi, 10 ottobre 2023, il DPCM non risulta pubblicato. Come è noto, i dipendenti pubblici hanno solo lo scorso anno iniziato a rinnovare i propri contratti relativi al triennio 2019/2021 (iniziato, non essendo conclusi ancora tutti, mancando alcuni relativi alla dirigenza). Inoltre, sono ancora in attesa delle risorse e quindi dell’avvio delle trattative per il triennio in corso (2022/2024), segnato da un’inflazione particolarmente alta, in particolare sui beni relativi alla vita quotidiana. In questo quadro, l’adeguamento degli stipendi dei docenti universitari risulta essere particolarmente colpito sia dal ritardo dei rinnovi [non accedendo agli arretrati degli anni precedenti], sia dalla lunghezza delle sue procedure, che in ogni caso trasferisce l’avvio degli aumenti solo all’anno successivo della loro effettiva erogazione ai dipendenti contrattualizzati della Pubblica amministrazione.
In questo quadro, si sollecita la Presidenza del Consiglio dei Ministri a garantire almeno che il relativo DPCM sia emanato nei tempi previsti: quello relativo al 2023 nei tempi più rapidi possibili e quello dei prossimi anni entro il 30 aprile, in modo che gli adeguamenti possano esser immediatamente erogati, senza ulteriormente subire il peso dell’erosione monetaria dovuta all’inflazione.
Ringraziando per la cortese attenzione, distinti saluti.
Il Segretario generale FLC CGIL
Gianna Fracassi