Biennale del CESE a Firenze - La giornata conclusiva
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Siamo giunti alle battute finali della Biennale.
Annunciando gli ultimi interventi, tra cui spicca per importanza quello del Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, Mario Sepi coglie l'occasione per esprimere qualche ringraziamento. In primo luogo a Barroso stesso che, dice Sepi, con la sua presenza nobilita questa iniziativa. Tutte le istituzioni europee sono intervenute in questi 3 giorni di lavori, corrispondendo in pieno alle indicazioni del Trattato di Lisbona e questo dato non può che aumentare la soddisfazione per l'andamento della conferenza. Una conferenza, sottolinea Sepi, fatta non solo di parole, ma anche di concretezza. Una conferenza dunque, che ha garantito la piena espressione della società civile, persino attraverso la musica e l'arte, grazie ai due bellissimi concerti previsti dal programma.
Rivolgendosi direttamente al Presidente Barroso, Sepi descrive una discussione ricchissima, dalla quale è emersa una stretta unità tra tutte le componenti e una sostanziale convergenza sugli obiettivi. Un risultato, dunque, che può e deve rappresentare un giacimento politico e culturale per l'Europa. Un incontro dal quale vengono fuori accordi e non compromessi.
Ribadendo, poi, le motivazioni che hanno portato a questa conferenza, Sepi ritorna su temi scottanti. La crisi economica acutizza le fratture sociali, i dati sui redditi sono inquietanti: se un cittadino su quattro non ha reddito sufficiente, ciò vuol dire che stiamo perdendo un pezzo di società. E allora a Barroso ricorda, che a suo parere, le manovre anticrisi attuate dall'Europa, segnano un grosso ritardo di intervento. Le fratture sociali che si stanno determinando rappresentano un difetto dell'Unione Europea, che nasce da un progetto di coesione sociale che va assolutamente ripreso. È necessario coordinare non solo le politiche economiche ma anche quelle fiscali e sociali, ribadisce Sepi.
Il compito che il CESE si propone è una continuazione delle idee dei padri dell'Europa, in particolar modo l'idea di PACE, come abbattimento delle frontiere, e tante ne restano da abbattere in Europa. Le istituzioni europee devono superare la crisi e recuperare la sintonia democratica con i cittadini. Per fare ciò, dice Sepi, non devono dividere la fase dell'emergenza da quella dello sviluppo. L'emergenza deve già contenere gli elementi di sviluppo.
Impegnarsi subito in una robusta attività legislativa per applicare i contenuti del Trattato di Lisbona; lavoro che Sepi, a nome del CESE, si impegna a sostenere.
Va ritrovata, conclude Sepi, la sintonia tra i cittadini e le istituzioni europee e in questo percorso il valore dell'educazione e dell'inclusione è altissimo. Tra gli applausi del pubblico, consegna infine a Barroso, i documenti finali della Biennale.
Documento finale del primo seminario
Documento finale del secondo seminario
Documento finale del terzo seminario
Hirsch: attenzione allo choc demografico
L'intervento di chiusura del Presidente Barroso è preceduto da quello di Martin Hirsch, già alto commissario francese della Solidarietà attiva contro la povertà e già alto commissario alla Gioventù e attuale Presidente dell'"Agence du service civique".
Hirsch auspica che l'anno europeo contro la povertà conduca a risultati positivi. L'educazione, dice, è strumento fondamentale di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale; purtroppo il sistema educativo dei paesi europei, nonostante la sua obbligatorietà e gli alti costi, è caratterizzato da tassi di abbandono scolastico troppo alti.
Siamo in una fase di choc demografico, sottolinea Hirsch, e senza investimenti significativi sull'educazione, l'Europa si troverà nella condizione di non avere mano d'opera qualificata.
L'UE deve incoraggiare strategie di inclusione attiva che prevedano:
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reddito minimo di solidarietà;
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politiche di sostegno a coloro che hanno perso il lavoro;
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accesso al lavoro;
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accesso ai servizi pubblici.
Questa strategia ha dei costi non indifferenti, tuttavia, dove è già stata sperimentata, ha dimostrato la redditività dell'investimento nell'arco di due, tre anni.
Le strategie di inclusione attiva, sottolinea Hirsch, necessitano di strumenti capaci di monitorare e verificare processi ed obiettivi. I processi di crescita economica di per sé non hanno garantito una diminuzione dei tassi di povertà; occorre, dunque, coniugare una politica economica con una politica sociale. Inoltre, occorre anche progettare percorsi di coinvolgimento dei genitori nei percorsi scolastici, dove ciò è stato praticato si è riscontrata una ricaduta positiva sulla diminuzione dei fenomeni di abbandono.
Contro la crisi e la speculazione, Europa svegliati!
Nel grande Salone Brunelleschi dell'Istituto degli Innocenti a Firenze, José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, ha concluso i lavori della Biennale del CESE.
Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo, Mario Sepi, gli ha consegnato i documenti finali dei tre seminari, il "Libro verde sull'Istruzione", e Barroso ha promesso di esaminarli, insieme ai Commissari, e di reagire rapidamente alle proposte su questi temi che egli considera fondamentali per un'Europa prospera e decisa a uscire il prima possibile dalla crisi economica attuale.
Secondo Barroso, questa crisi ha spazzato via 10 anni di crescita, ma i recenti e difficili provvedimenti coordinati, presi dagli Stati membri, sono un segnale forte verso un'Europa non esclusivamente monetaria ma anche necessariamente economica.
L'attacco degli speculatori contro il debito di una zona monetaria integrata ha imposto il risveglio e la necessità di imboccare strade nuove.
"I mercati finanziari vanno sorvegliati" afferma Barroso, spiegando che è necessario ridurre il deficit ma non solo agendo sulla riduzione delle spese. Si deve recuperare in fretta la fiducia del mercato per sostenere una nuova crescita e per questo si devono rafforzare la coesione sociale e le politiche sociali, sia pure compatibilmente con il bilancio.
"Questa crisi ha ridotto alla povertà 80 milioni di europei, 19 dei quali sono minori o bambini: l'obiettivo della strategia 2020 è far uscire dalla povertà 20 milioni di persone. Questa strategia si fonda sul triangolo occupazione-educazione-inclusione sociale per un'Europa più giusta ed equa. L'Europa non può tollerare che uno studente su 4 non abbia imparato a leggere, uno su sette abbandoni la scuola e che solo il 30% dei cittadini abbia un diploma universitario contro il 40 degli USA e il 50 del Giappone".
"Non può esserci un modello valido per tutti" - ha aggiunto - "ma autonomamente i Paesi membri devono agire".
Secondo il Presidente della Commissione l'evasione fiscale è un altro grave problema che l'Unione deve affrontare urgentemente, ma è altrettanto urgente che ogni Paese s'impegni a investire di più in istruzione e conoscenza. Investire in ricerca ed educazione crea valore aggiunto e i Paesi membri devono fare queste scelte per la crescita del loro Paese e dell'Europa e per il futuro dei loro figli.
Abbiamo scoperto un Barroso energico, diverso da quello che abbiamo conosciuto nei 5 anni del suo primo mandato, che ha saputo, anche oggi, dribblare le domande della stampa sulla riforma scolastica della Ministra Gelmini.
Forse un José Manuel Barroso che indossa panni nuovi per avviare un'Europa che dai buoni intendimenti sappia passare ad azioni concrete per il bene di tutte le cittadine e di tutti i cittadini europei.
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10:00
Dopo il riepilogo dei lavori dei tre seminari e la presentazione dei documenti conclusivi, al tavolo della presidenza si alterneranno alcuni interlocutori che avranno il compito di individuare le possibili prospettive istituzionali e di sviluppo sui temi di cui si è discusso alla Biennale.
Ad aprire gli interventi è Isabelle Durant, Vice Presidente del Parlamento Europeo. L'istruzione, esordisce, non si esaurisce nella conoscenza e l'esclusione sociale non è solo un fatto di reddito; quest'ultima, pur essendo notevolmente amplificata dalla crisi economica, viene in realtà da molto lontano.
A parere del vicepresidente Durant, non possiamo permettere che i mercati possano liberamente speculare su tutto. Adesso questi mercati stanno obbligando i governi europei ad attuare programmi durissimi di austerity, che sicuramente ridurranno i fondi statali per l'inclusione. Vi è un legame molto stretto tra la necessità di regolamentare i mercati finanziari e la disponibilità di fondi governativi per le politiche d'inclusione. Ciò implica che il rigore di bilancio, che è pur necessario in questa fase, debba essere socialmente accettabile. Per raggiungere questo obiettivo, bisogna cominciare seriamente a pensare ad una fiscalità sostenibile, maggiormente redistributiva, che preveda come primo passo un aumento della tassazione delle rendite finanziarie.
La lotta contro l'esclusione sociale, ha concluso Isabelle Durant, non è assistenzialismo, ma serve anzitutto a recuperare la dignità delle persone, oltre che a fornire basi solide ad una crescita economica socialmente sostenibile.
Bibiana Aído Almagro, Ministra spagnola delle Pari opportunità, ha sottolineato la necessità di assicurare, in tutti i percorsi formativi, “qualità nell'uguaglianza”, cioè uguali opportunità per tutti, a prescindere dall'origine socio-economica, etnica, religiosa degli studenti. La scuola non deve riprodurre le élite dominanti, perché, in questo modo, contribuirebbe a creare una società non solo ingiusta, ma anche inefficiente, che si permette di sprecare talenti preziosi.
L'istruzione nell'uguaglianza è l'unica capace di non far sfuggire nessun talento e di rendere possibile un modello sociale di crescita sostenibile.
Nei momenti di crisi, secondo la ministra Aído Almagro, non ci si può limitare a rigide politiche di austerity, ma bisogna ritrovare il modo per imboccare la via della crescita, proponendo però un modello nuovo di crescita, basato su tre principi cardine: l'intelligenza, la sostenibilità e l'integrazione.
L'istruzione è un potente generatore di ricchezza e di inclusione, anche se, da sola, non basta a sconfiggere la povertà e l'esclusione. Occorre, invece, spezzare il perverso circolo vizioso, in base al quale in ambienti socio-economici svantaggiati aumentano i fallimenti scolastici e gli abbandoni e diventa più forte il rischio di povertà e di esclusione sociale.
Gli Stati nazionali titolari delle politiche relative all'istruzione e alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale, conclude la Ministra, devono tradurre in coerenti pratiche di governo gli ambiziosi obiettivi proposti dall'UE nella Strategia 2020, se vogliono riprendere il cammino della crescita sociale, oltre che economica.
Appena disponibile, pubblicheremo le sintesi dell'intervento di Pietro Cerrito, Segretario nazionale CISL.
Don Tonio Dell'Olio, di LIBERA e Direttore del Network internazionale, ci spiega che la dimensione educativa è trasversale a tutte le attività di LIBERA, scelta necessaria per diffondere la cultura della legalità.
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Memoria, ogni 21 marzo viene letto l'elenco lunghissimo di chi ha pagato con la vita per il proprio impegno contro le mafie, per recuperare il senso della loro morte e non dimenticare, l'oblio sarebbe il regalo più grande per le organizzazioni criminali.
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Informazione, spesso pensiamo all'educazione come quell'agire svolto a scuola o nelle agenzie formative, ma dobbiamo ricordarci che l'informazione è fondamentale per educare.
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Educazione alla legalità, impegno educativo diretto che non deve vedere come destinatari solo le giovani generazioni ma i politici, i giornalisti, gli educatori stessi, ecc...
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Uso sociale dei beni confiscati, azione tesa a colpire le mafie nel profitto per restituire potere alla popolazione che è stata in grado di allontanare le mafie. È una risposta a chi ci dice che i giovani vanno dai mafiosi per avere un posto di lavoro, in questo caso lo diamo noi.
Un pregiudicato, ci racconta Dell'Olio, gli ha candidamente confessato di aver cominciato a 8 anni perché, mentre stava giocano a pallone nel cortile, dei signori lo hanno pagato per avvisarli qualora si fosse avvicinato qualcuno mentre loro scaricavano un furgone (pieno di sigarette di contrabbando). Il primo incontro è avvenuto così, l'indomani è stato il bambino a cercarli per farsi dare altri soldi. "Io, sacerdote, forse mi sono fatto prete perché ho incontrato un sacerdote che ha giocato con me in un cortile.... - ci dice Dell'Olio - vince chi arriva primo, e noi non dobbiamo lasciare che loro arrivino prima".
Mario Monti, Presidente Università Bocconi e componente del gruppo di riflessione sul futuro dell'UE all'orizzonte 2030.
Secondo l'ex Commissario europeo alla Concorrenza, nel sistema educativo europeo, bisogna combattere molti pregiudizi ideologici e forti interessi costituiti.
Il primo pregiudizio da combattere è la convinzione sbagliata (secondo Monti) che l'istruzione universitaria debba essere gratuita o quasi gratuita per tutti. Questo fa sì che famiglie ad alto reddito vengano sussidiate da quelle più povere, generando, in questo modo, un decadimento generale della qualità dell'insegnamento offerto, una mortificazione del merito (soprattutto dei più poveri) e, in definitiva, l'assenza di mobilità sociale e la riproduzione statica delle classi dominanti. Purtroppo, però, le Università sono sistemi ancora poco aperti alla concorrenza e arroccati nella difesa delle proprie rendite corporative.
Il prof. Monti ha poi affrontato il tema del rapporto tra integrazione europea ed esclusione sociale, sostenendo che l'Europa deve salvaguardare il suo modello altamente sostenibile di “economia sociale di mercato”, dal momento che l'attenzione agli aspetti sociali non danneggia la competitività del sistema economico europeo. Non si può però non rilevare che, mentre l'integrazione a livello economico è molto avanzata nell'UE, scontiamo ancora un grosso ritardo nell'integrazione delle politiche sociali, che restano di fatto di competenza nazionale, anche se i singoli Stati europei, per via della crisi e delle conseguenti ristrettezze di bilancio, hanno grosse difficoltà ad organizzare politiche adeguate in questi campi.
Poiché, secondo Monti, non sarà possibile giungere nel breve periodo ad un'integrazione delle politiche sociali simile a quelle economiche, l'Unione può comunque agire per eliminare alcuni effetti collaterali e nocivi che il mercato unico europeo comporta sulla capacità degli stati membri di esercitare le politiche sociali.
Monti consiglia i seguenti interventi:
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rendere più flessibili le regole europee sugli appalti pubblici, per consentire alle amministrazioni nazionali e locali di dare spazio agli obiettivi come la lotta all'esclusione sociale;
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coordinare le politiche fiscali nazionali per poter realizzare una più equa distribuzione del reddito. Infatti negli anni scorsi, l'abbassamento delle tasse sui capitali, adottato in alcuni Stati europei, ha generato profondi effetti distorsivi: i capitali, che sono estremamente mobili sono fuggiti nei paesi con più bassa imposizione, determinando negli Stati provenienti buchi considerevoli nelle entrate fiscali che sono stati ripianati con aumenti indiscriminati della tassazione sul lavoro dipendente.
Enrico Rossi, Presidente Regione Toscana, esprime apprezzamento per l'iniziativa, assicura che la Regione Toscana farà tesoro di quanto è stato discusso in questa sede e utilizzerà i materiali prodotti nel Piano di Sviluppo programmatico.
Sostiene che siamo di fronte a tante contraddizioni in Europa, l'esclusione e la povertà non sono problemi risolti e sottolinea in primo luogo una carenza di risorse messe in campo, troppe “barriere” che creano precariato, assistenza sanitaria inadeguata, diseguaglianze. Risulta improrogabile una politica di redistribuzione del reddito.
Va garantito l'accesso di tutti all'istruzione e alla formazione, ma le risorse finanziarie destinate nei paesi alla pubblica istruzione spesso sono inadeguate; l'Europa può essere più incisiva nelle indicazioni per i governi nazionali. Richiama l'art. 3 della Costituzione Italiana, evidenzia come l'educazione e l'istruzione siano non solo uno strumento per combattere l'esclusione sociale ma anche per esaltare la formazione dei cittadini. A tal proposito riconosce un punto qualificante nelle linee della "Strategia per l'Unione Europea" che i governi devono tradurre in politiche nazionali: ridurre al 10% il tasso di dispersione scolastica ed elevare il n°dei cittadini laureati. La Toscana, nelle sue politiche regionali, è in linea con quanto l'Europa propone nelle strategie per il 2020 e si impegna non solo nella realizzazione degli obiettivi, ma intende anche assumere un ruolo propositivo.
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09:45
Web cronaca prima giornata
Web cronaca seconda giornata
Ad aprire i lavori dell'ultima giornata, è ancora una volta il Presidente del CESE Mario Sepi, che sottolinea soddisfatto, la partecipazione "militante" delle organizzazioni della società civile presenti a questa biennale e la presenza massiccia di donne (più della metà dei partecipanti). Da queste giornate emerge per Sepi, un'immagine forte e viva della società civile che rappresenta un buon auspicio per il futuro.
Il presidente passa poi la parola ai consiglieri del Comitato che hanno presieduto i tre seminari svoltisi nella seconda giornata di conferenza, per una breve sintesi dei risultati.
Maureen O'Neill, dà voce a ciò che è emerso all'interno del 1° seminario L'educazione come strumento per vivere nella società. Si compiace per lo svolgimento del dibattito, molto articolato, che proprio per la sua complessità, non può essere riportato in poche parole. È importante per lei, sottolineare l'enorme quantità di suggerimenti, di "buone pratiche" che le organizzazioni hanno condiviso durante la discussione.
La riflessione più importante è che la sola educazione non basta a risolvere i problemi. È l'educazione stessa che deve essere impostata e sostenuta, dando centralità assoluta all'infanzia, poiché il tempo perduto nei primi anni di vita, non si recupera più. Importante è inoltre supportare il corpo insegnante, prepararlo e sostenerlo. Dedicarsi in modo speciale all'educazione linguistica, conoscere la lingua del paese in cui si vive è di primaria importanza per l'inclusione. Ultimo punto, non in ordine di importanza, è la lotta a favore di leggi che contrastino la discriminazione e che proteggano chi è escluso dai processi di formazione.
È il momento del resoconto del consigliere Andrè Mordant, che ha presieduto il secondo dei seminari della biennale L'educazione come strumento per accedere al mercato del lavoro che si è occupato di educazione e accesso al lavoro. Anche Mordant sottolinea la vivacità del dibattito all'interno dei lavori e come primo punto rimarca la necessità degli investimenti nell'educazione e nella formazione, in momenti di crisi come quello attuale. I tagli all'istruzione in questo momento, dice, sono più che mai dannosi. Tante esperienze sono state illustrate nel seminario e tutte convergono nell'individuare la comprensione dell'altro come cardine della lotta alla povertà e il legame diretto tra l'occupazione e un'adeguata educazione.
Il diritto all'educazione è un diritto fondamentale da garantire in particolar modo alle donne e ai lavoratori migranti, ai quali va garantita educazione gratuita e pubblica in modo da consentirgli un'autentica cittadinanza.
Per il terzo seminario, che ha lavorato sul tema L'educazione come strumento per esercitare i propri diritti, interviene il consigliere Stéphane Buffetaut, il quale descrive una discussione svoltasi all'insegna della concretezza. Tutti i partecipanti al seminario, si occupano nella vita di inclusione, lavorando diuturnamente con gli esclusi. Tutti questi operatori dice Buffettaut, hanno descritto esperienze concrete di discriminazione, come quelle dei diversamente abili o dei rom.
Dalla voce di queste organizzazioni, tra le quali erano presenti quelle sindacali, si evince che troppo spesso i diritti vengono solo enunciati. L'esercizio dei diritti non può essere garantito solo giuridicamente, deve essere autentico e in questo, l'educazione svolge un ruolo fondamentale. Bisogna evitare che essa stessa produca esclusione, generando elites.
Il livello dell'esclusione sociale rappresenta il termometro della salute delle società. Una maggiore esclusione, rende le società peggiori.
I testi integrali dei documenti: