Seminario nazionale "Le 10 idee della FLC per la scuola dell'infanzia"
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10.30
Nel seminario nazionale che si tiene oggi a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, saranno presentate "Le 10 IDEE della FLC per la SCUOLA dell'INFANZIA".
Con il documento con le 10 idee, lanciamo una proposta intorno alla quale suscitare dibattito, iniziative di approfondimento ed anche mobilitazioni e vertenze. Vogliamo una scuola dell'infanzia saldamente ancorata al primo ciclo di istruzione. Capace di riconoscere i bisogni dei bambini e delle bambine di oggi e di elaborare risposte educative adeguate. Una scuola socialmente riconosciuta e partecipata, alleata dei genitori nel difficile compito di educare, radicata nel territorio e in dialogo con esso. Una scuola autonoma capace di sostenere l'autonomia dei bambini e delle bambine che possa essere la premessa di una loro vita piena. A questo hanno diritto le creature piccole, di questo ha bisogno un Paese che voglia guardare al futuro.
A coordinare i lavori è stato chiamato Pino Patroncini, direttore nazionale dell'Associazione professionale Proteo Fare Sapere. Patroncini compie un rapido excursus storico, ripercorrendo le tappe della scuola dell'infanzia intrecciandole con la sua esperienza professionale di insegnante e successivamente sindacale. Un momento particolare fu quello in cui si è cominciato a parlare di autonomia scolastica; la scuola dell'infanzia, dice, è cresciuta nell'autonomia, facendo "salti mortali" ma anche discutendo di "organizzazione del lavoro" nelle assemblee.
L'attività sindacale ha portato Patroncini a confrontarsi anche con le esperienze di altri Paesi e, annuncia, il prossimo anno la scuola dell'infanzia sarà al centro della campagna globale per l'educazione. L'iniziativa di oggi, conclude, sta anch'essa in questo percorso.
10.45
La scuola dell'infanzia: la scuola dell'essere e dell'avere
È toccato a Gianna Fracassi, della segreteria nazionale della FLC CGIL, il compito di introdurre i lavori del seminario, con una relazione breve, ma densa di proposte fattibili e di idee forti.
Dopo avere brevemente descritto la situazione in cui i tagli hanno ridotto la scuola dell'infanzia, Fracassi ha introdotto il tema della generalizzazione di questo tipo di scuola presentando la prima proposta. Aumentando del 10% il numero di sezioni di scuola statale (oggi 2.500 sezioni per 5.000 posti) "all'interno di un piano quinquennale che preveda l'apertura di 500 sezioni l'anno (con un costo complessivo di 150 milioni di euro) si potrebbe porre fine alle liste di attesa". La seconda proposta è rendere obbligatorio l'ultimo anno di scuola dell'infanzia: "avrebbe un alto valore politico e sociale e sarebbe una risposta forte alle esigenze educative delle famiglie".
Particolarmente significativa è la proposta avanzata da Fracassi sul personale. Una proposta che disegna un quadro professionale di alto livello ma che il blocco dei contratti imposto dal governo impedisce di discutere nelle sedi istituzionali. In estrema sintesi la FLC propone: una "funzione unica docente" senza distinzione di ordine di scuola; la valorizzazione dei diversi aspetti dell'espressione professionale, il lavoro d'aula, il coordinamento pedagogico-didattico, il tutoraggio, dando spazio a momenti di programmazione. Inevitabile per questo il potenziamento della formazione in servizio, garantita da risorse economiche e monte ore. Nella scuola, ha precisato Fracassi, la funzione educativa prevalente è dei docenti, ma, dato il contesto, tale funzione appartiene di fatto a tutti gli adulti; nella scuola d'infanzia riveste in questo senso molta importanza il ruolo dei collaboratori scolastici. Infine, un aspetto particolarmente delicato e strategico è, per ovvie ragioni, la revisione delle norme pensionistiche che impongono una carriera troppo lunga alle insegnanti della scuola dell'infanzia. Un problema che può trovare soluzione dentro un quadro professionale meno rigido dell'attuale.
"Le 10 idee per la scuola dell'infanzia sono un pezzo importante della piattaforma politica e contrattuale della FLC che, con le proposte sulla scuola primaria, sulla valutazione di sistema, su precariato e reclutamento, su federalismo, rilancia un'idea complessiva della scuola, del suo funzionamento delle relazioni con le istituzioni".
11.10
Nel corso del seminario, lavoratrici della scuola dell'infanzia si alterneranno nella presentazione delle proposte. Leggi i testi completi
Iniziano Patrizia Fabbri, maestra di Arezzo con l'idea n. 1 "Generalizzazione e oltre", Claudia Lichene, maestra di Savona con l'idea n. 2 "Il prima, il dopo, la continuità" e Donatella Gertosio, maestra di Cuneo con l'idea n. 3 "Una scuola nel territorio, del territorio: anticipi/sezioni primavera".11.35
Una storia che viene da lontano da far vivere nel sistema del welfare
Interviene Giovanna Zunino, Dipartimento welfare, infanzia della CGIL. Nel suo contributo, dal titolo "Una storia che viene da lontano da far vivere nel sistema del welfare", Zunino ha illustrato l'evoluzione storica della scuola dell'infanzia in Italia.
Scarica le slide di presentazione
12.10
Le presentazioni delle idee per la scuola dell'infanzia riprendono con gli interventi di Piera Virgili, maestra di Roma, idea n. 4 "La scuola dei luoghi e degli spazi" e di Maria Greco, maestra di Torino, con l'idea n. 5 "Una scuola attenta alle relazioni scuola-famiglie". Leggi i testi completi
12.30
L'Ente Locale come regolatore e garante: l'esperienza del Comune di Modena
Adriana Querzè, assessore del Comune di Modena, porta il punto di vista di un amministratore locale, consapevole dell'importanza di mettere assieme i diversi punti di vista dei vari soggetti. Sinteticamente alcuni punti. Per maggiori dettagli, scarica le slide di presentazione.
Il quadro dei servizi del comune di Modena, a partire dall'andamento demografico nel periodo che va dal 2000 al 2010, in cui vi è stato un aumento di circa 1.800 bambini nella fascia da 0 a 6 anni cui ha corrisposto un aumento del 50,2% dei punti nido, del 24,4% per i punti infanzia ma con un incremento pari a zero per quanto riguarda l'incremento da parte del Ministero dell'Istruzione e dello Stato. Molta preoccupazione per il futuro perché con il taglio alle risorse agli Enti Locali da parte della manovra economica del Governo difficilmente si potrà consentire analoga risposta nei prossimi anni.
Il quadro di oggi vede l'attivazione di 1831 posti nido con una grado di ammessi pari al 93% delle richieste al febbraio 2011, poi 4.847 posti infanzia pari al 100% degli ammessi ad agosto 2010.
Il sistema misto della scuola dell'infanzia nel comune di Modena vede 22 strutture comunali con il 35,5% dei posti, 21 strutture convenzionate FISM con il 32,4% di posti, altre 9 strutture convenzionate con il 14,1% di posti e "solo" 11 strutture statali con il 17,8% di posti. È dal 2000 che non ci sono nuove aperture statali.
La governance del sistema. Gli obiettivi della governance sono di garantire il diritto allo studio da 3 a 6 anni a tutti; raggiungere la generalizzazione del servizio; creare una rete di servizi di alta qualità di offerta sul territorio con analogo livello di accessibilità.
Gli strumenti della governance. Innanzitutto la normativa nazionale e regionale, i capitolati di appalto, le convenzioni. Le norme intese non come vincoli ma come opportunità. L'intervento finanziario pubblico per l'inserimento dei disabili e dei casi sociali. Il centro unico per le iscrizioni, elemento fondamentale della governance per garantire l'equità nell'accesso. La formazione comune degli operatori (comunali, convenzionati, statali) come elemento di qualità. Percorsi di ricerca comuni e condivisi. La documentazione come raccolta e diffusione delle esperienze, metodologie, materiali. Infine l'ufficio qualità del comune di Modena che coordina il tutto.
Ci sono poi controlli tecnici su come vengono utilizzate le risorse pubbliche ed i controlli amministrativi.
Infine, le forme di sostegno di un sistema di qualità. Sostenere le relazioni tra i nodi della rete, definire le pratiche della comunicazione, sostenere lo scambio culturale e professionale, condividere le linee generali del sistema educativo e la mission, negoziare la relazione tra soggetti ed enti. La qualità è risorsa se mette a sistema tutte le buone pratiche, se intreccia contesti e situazioni, se responsabilizza e motiva tutti i soggetti, se serve alla pubblica amministrazione per rispondere in modo etico, trasparente ed efficace alle esigenze dei cittadini garantendo i diritti.
13.10
Contratti e diritti nella scuola dell'infanzia non statale
Nell'intervento di Massimo Mari, centro nazionale FLC CGIL, viene messo in evidenza che la scuola dell'infanzia non statale paritaria rappresenta in Italia una realtà fortemente consolidata su tutto il territorio nazionale soprattutto in termini quantitativi.
Sotto questo punto di vista, infatti, le iniziative gestite da soggetti privati e dagli enti locali coprono il 40% circa dell'intera utenza e hanno contribuito, nel corso degli anni, ad svolgere all'interno del nostro sistema di istruzione un ruolo di primo piano nel soddisfare il fabbisogno formativo dei bambini di questa fascia di età..
Soprattutto nelle scuole dell'infanzia paritaria a gestione privata però non sempre le condizioni di lavoro del personale sono delle migliori. Non sempre infatti a questo personale vengono garantite le condizione economiche previste dai contratti collettivi di categoria (AGIDAE, FISM e ANINSEI). Anzi in maniera consistente i soggetti gestori utilizzano contratti spuri ovvero non di categoria quali appunto quello delle cooperative sociali o contratti di sottotutela. A questa tendenza si aggiunge inoltre la presenza massiccia e negativa del lavoro sottopagato, sommerso e atipico tanto da raggiungere insieme alle altre forme di lavoro precario una percentuale che si aggira intorno al 38%. Il tutto ovviamente influisce sul servizio stesso relegato, in moltissime realtà, alla mera custodia e assistenza, dove lo stesso ruolo pedagogico dei docenti viene quotidianamente mortificato.
In un sistema integrato come quello destinato all'infanzia, ove convivono una diversità di soggetti, pubblici e privati, portatori di istanze diverse spesso in aperto conflitto tra loro, è necessaria operare una profonda revisione legislativa che, nel riaffermare la centralità dell'intervento pubblico e una sua governance pubblica del sistema, ri-definisca, in maniera chiara e precisa, l'orizzonte dei diritti e dei doveri dei soggetti a vario titolo chiamati in causa. Questo a significare la necessità di stabilire regole certe e cogenti per tutti a partire dall'affermazione dei diritti dei bambini ad avere una scolarizzazione di qualità e degli stessi lavoratori sia dal punto di vista contrattuale che professionale. Si tratta, quindi, di riqualificare il sistema delle regole individuando ruoli, compiti e responsabilità delle istituzioni coinvolte ai vati livelli - Stato, Regioni Enti Locali - anche attraverso momenti stabili di coordinamento, verifica, controllo e valutazione del servizio in tutti suoi aspetti. Solo così sarà possibile sconfiggere la logica dei servizi a domanda individuale e far entrare a pieno titolo questo segmento di istruzione nella logica del diritto universale.
14.45
La sessione pomeridiana dei lavori inizia con la presentazione di una delle 10 idee della FLC per la scuola dell'infanzia.
Giuseppina Sanna, maestra di Cagliari, presenta l'idea n. 6 "Un modello organizzativo con risorse certe". Leggi i testi completi
La scuola dell'infanzia nello sfondo del primo ciclo di istruzione
È il titolo dell'intervento di Giancarlo Cerini, dirigente tecnico Ufficio Scolastico Regionale dell'Emilia Romagna.
La scuola dell'infanzia, nel suo nascere, è stata faticosamente messa a punto dal lavoro delle insegnanti, con la collaborazione di quelli che Cerini definisce pedagogisti di strada tra cui Malaguzzi e Ciari.
Oggi la scuola dell'infanzia risente della riforme populiste che hanno investito gli altri ordini di scuola e rischia di divenire invisibile nella perdita complessiva di credibilità della scuola
Eppure i genitori pretendono per i loro figli la scuola dell'infanzia anche se non è obbligatoria, infatti la caratterizza un alto tasso di frequenza già a partire dai 3 anni.Le viene riconosciuto dai genitori di essere il punto di partenza di una preparazione di qualità per il futuro, infatti fa parte degli indicatori di qualità delle indagini internazionali.
L'anticipo è definito da Cerini come una ferita che risponde a una logica mercantilista e individualista.
Si può sperare, prosegue Cerini, che oggi ci sia un ritorno ai bisogni collettivi e con essi la richiesta di una frequenza scolastica nei tempi giusti per le competenze da acquisire. Una buona rete di scuole dell'infanzia può facilitare anche l'attività genitoriale. Un territorio che assicura alla scuola dell'infanzia un adeguato investimento, scommette sul suo futuro.Più che l'obbligatorietà dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia, Cerini ritiene necessaria l'obbligatorietà dell'intervento delle amministrazioni per garantirne il funzionamento migliore. Purtroppo non c'è un eguale investimento sul territorio italiano: solo un federalismo corretto potrebbe garantire una compensazione delle risorse, attraverso anche l'autogestione sociale.
Il contributo dei genitori deve servire non ai bisogni quotidiani, ma all'innalzamento della qualità.Gli Orientamenti della scuola dell'infanzia compiono quest'anno 20 anni e giova ricordare, in tempi di riforme non condivise, che quegli Orientamenti nacquero dai lavori di una Commissione pluralista che lavorò alla luce del sole, in collaborazione con le scuole dell'infanzia.
La scuola dell'infanzia è il luogo della cura educativa, in cui i tempi distesi sono funzionali all'apprendimento, alla convivenza nel gioco, all'attività quotidiana.
Il personale collaboratore scolastico ha una funzione imprescindibile, di supporto alla didattica di cui la scuola dell'infanzia non può fare a meno.
Gli organici adeguati devono essere il presupposto di un progetto di qualità.In Italia ci sono 27.000 scuole dell'infanzia, ricche di presenze plurali, purtroppo l'Istituto comprensivo non è stato accogliente nei confronti della scuola dell'infanzia, non sfruttando ad esempio la progressione delle competenze e di conseguenza non prestandosi a diventare una comunità professionale.
La formazione deve essere il presupposto per il dinamismo professionale che rimotiva l'insegnante nella sua azione.La scuola dell'infanzia, conclude Cerini, può diventare il punto da cui ripartire per rimettere in sesto gli altri ordini di scuola, duramente colpiti dalle legislazioni degli ultimi anni.
15.15
Riprendono le presentazioni delle restanti idee per la scuola dell'infanzia. Leggi i testi completi.
Alessandra La Rovere, maestra di Pescara, con l'idea n. 7 "Lavorare bene in team", Caterina De Falco, maestra di Napoli, con l'idea n. 8 "Una professionalità forte", Sara Tricerri, collaboratrice scolastica di Alessandria, con l'idea n. 9 "Il personale ATA (collaboratori) all'interno della scuola dell'infanzia" e infine l'idea n. 10 "Finalmente: la scuola dell'essere e dell'avere".
15.40
Adulti digitali immigranti tra i nativi digitali
Il programma della giornata prevedeva l'intervento di Paolo Ferri, Docente di Tecnologie didattiche e Teoria e tecnica dei Nuovi Media all'Università Bicocca di Milano. Il professor Ferri non è potuto intervenire ma ci ha inviato un suo contributo che mettiamo a disposizione dei nostri lettori dal titolo "I nativi digitali: una razza in via di evoluzione. Come comunica e fruisce la cultura la touch generation".
La sapienza invisibile delle maestre
Per Diana Penso, formatrice, un'iniziativa dedicata alla scuola dell'infanzia è assolutamente utile e il tema della professionalità docente è legato al miglioramento della qualità della scuola dell'infanzia. È negli "Orientamenti 91" che si comincia a parlare di professionalità dei docenti di scuola materna, fatta di specifiche competenze culturali, metodologiche, didattiche unite alla sensibilità: non basta amare i bambini, è necessario un sapere pedagogico.
Accanto a questo sapere colto c'è una sapienza invisibile, mai raccontata ma presente e riconoscibilissima, che emerge ad esempio nell'organizzazione dell'aula. Questa sapienza invisibile si basa su tre dimensioni: ascolto, cura educativa, riflessione sull'azione.
La pedagogia dell'ascolto, costituisce le basi formative dell'apprendimento basato sulla relazione: la questione dell'educazione è complessa, non basta fare corsi, serve una sapienza non scritta, una pratica illuminata dalla teoria.
Per la pedagogia della cura, che è interesse per l'altro, fra amorevolezza e professionalità, il problema è che quanto concerne la cura spesso non è concepito come professionalità, nonostante si tratti comunque di momenti di apprendimento: il bambino apprende sempre e la teoria dell'attaccamento di Bowlby lo dimostra.
Quanto alla riflessione sull'azione, che è necessaria da parte delle maestre, si può fare riferimento alla teoria dell'apprendimento riflessivo di Schön, per cui nell'azione c'è già pensiero: mentre si agisce si conosce, mentre si agisce si può riflettere. Se le tecniche non sono riflettute, diventano solo mode, non servono a niente. C'è un sapere implicito nella prassi educativa degli insegnanti che non viene raccontato ma è fondamentale: per questo serve la formazione, per imparare a "leggere" quello che gli insegnanti già sanno, unendo pratica e teoria in un'alternanza continua fare/pensare.16.00
Bioedilizia per l'infanzia
A parlarcene è Deborah Montagnani, Vice Sindaco del Comune di Gaiole in Chianti (SI) che prima di iniziare esprime il suo ringraziamento per l'invito e quindi per l'opportunità che gli è stata data di illustrarci quella che considera una "bella scommessa".
Gaiole in Chianti è un comune del nord della Provincia di Siena, si estende su una superficie di 128,99 Kmq, l'80% della quale è zona boschiva; ci sono numerose piccole frazioni e poderi tuttora abitati e conta una popolazione di circa 2700 abitanti.
La zona ha conosciuto varie fasi: intorno agli anni 50-60, con la fine della mezzadria, c'è stato un progressivo abbandono dalla campagna e un repentino calo della popolazione fino a farla classificare come zona rurale depressa; lentamente, di pari passo all'affermazione del vino Chianti Classico e del "Turismo in Chianti" la situazione è migliorata, ma nonostante ciò agli inizi degli anni 90 era già stata programmata la chiusura delle nostre scuole (infanzia-primaria-secondaria di 1° grado) per la scarsità degli alunni.
Improvvisamente nel giro di 3-4 anni, il comune è stato oggetto di un'intensa ondata di immigrazione che ha fatto di Gaiole il Comune della Provincia di Siena con la più alta percentuale di immigrati in rapporto alla popolazione (22% circa) e ha fatto "scoppiare" le scuole del territorio. Il caso più critico era ed è la scuola dell'infanzia: ad oggi situata in un piccolo edificio che non è di proprietà del Comune, del tutto inadeguato ad ospitare i bambini che la frequentano. Bisogna anche considerare, prosegue Montagnani, che già da tempo era stata fatta la scelta di mantenere la cucina della mensa per tutte le scuole senza pasti precotti o preconfezionati: cibi cotti e mangiati (come dicono in TV) ma anche per questo occorre spazio e un luogo adeguato che oggi trova sede nella già piccola scuola dell'infanzia.
Questa situazione di disagio per i bambini e gli operatori ha spinto l'amministrazione a programmare la costruzione di una nuova scuola, che fosse "veramente nuova", che educasse al rispetto dell'ambiente sia i bambini che tutta la popolazione, un luogo sano, bello, allegro, caldo, accogliente e in sintonia con l'ambiente dove crescere, imparare, socializzare.
L'inizio non è stato semplice, è stato difficile trovare le persone adatte, competenti e che credessero nel progetto. In questo è stato fondamentale l'appoggio della Regione Toscana che ci ha creduto e supportato anche finanziariamente. Infatti, il costo economico non è certo da sottovalutare per un comune così piccolo, ed è stata dura trovare i finanziamenti: € 2.850.000,00 costo complessivo non sono poca cosa. I fondi oltre che dal Bilancio del Comune sono arrivati anche dalla Regione Toscana e dalla Fondazione del Monte dei Paschi di Siena.
Ecco quanto si sta realizzando…
16.20
Una proposta per il futuro che rilancia le migliori pratiche della scuola dell'infanzia
Concludendo i lavori del seminario Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL, ha richiamato la continuità tra le 10 idee per la scuola d'infanzia e le proposte per la scuola primaria presentate meno di un mese fa.
Anche in questo caso la proposta è scaturita da un'elaborazione dal basso e da un lavoro molto partecipato, un metodo efficace perché il cambiamento ha bisogno di una larga partecipazione e, soprattutto in caso di scuola, che emergano le migliori competenze, il vissuto.
I livelli essenziali delle prestazioni anche per i bambini
La FLC ha voluto dare un carattere propositivo alla sua azione, alle sue piattaforme. "Siamo andati oltre la denuncia dei tagli" ha detto, e in questo sforzo il sindacato è entrato in sintonia con i segnali di cambiamento che il Paese sta mandando e che si manifestano anche con la voglia di protagonismo.
Nelle proposte presentate si guarda oltre l'esistente, si prefigura il cambiamento, ma senza distruggere, come invece ha fatto sistematicamente questo governo, quanto di positivo c'è ancora nella nostra scuola d'infanzia. Tra le esperienze migliori c'è l'inclusione dei diversi, siano essi immigrati o disabili, perché imparare a conoscere le differenze è imparare a diventare cittadini.
Dal 2009 si è arrestata l'espansione della scuola d'infanzia con gravi ricadute anche sulla qualità. Ma l'effetto peggiore è stato l'aumento delle differenziazioni territoriali. Al sud gli anticipi sono una necessità e non una scelta educativa, un adattamento alla mancanza di servizi da 0 a 3 anni.
Una situazione che potrebbe aggravarsi se il federalismo non diventa un processo positivo, fatto di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e non sia un pretesto per un taglio ulteriore agli investimenti. La scuola dell'infanzia deve rientrare a pieno titolo nei livelli essenziali delle prestazioni, anche se non fa parte dell'obbligo di istruzione. Se così non sarà si aggraveranno le differenze territoriali, ma anche le situazioni più consolidate rischiano il soffocamento per le difficoltà dei comuni.
Investire sulla scuola d'infanzia significa estenderla, considerarla parte integrante di un sistema di istruzione che accompagna la persona lungo tutto l'arco della vita. Riteniamo gli anticipi una forzatura, ma siamo per rendere obbligatorio l'ultimo anno della scuola dell'infanzia. Ma non si deve pensare, ha avvertito Pantaleo, che ogni ciclo sia preparatorio del successivo. È nel modello organizzativo che la continuità è necessaria: 40 ore e compresenza nella scuola dell'infanzia e poi maestro unico e tempo compresso nella primaria. Questo non ha senso.
Professionalità e formazione
Pantaleo si è soffermato a lungo sulla professionalità che deve essere fortemente legata alla missione che si vuole attribuire alla scuola. La mortificazione che oggi subiscono i lavoratori della scuola, della dignità oltre che economica, la dice lunga sulle strategie di questo governo. La FLC propone il ruolo unico dei docenti perché una scuola nuova si fonda sullo scambio di esperienze, sull'interrelazione, sulla fine dei segmenti chiusi. La scuola nuova lavora in un team costituto non solo dai docenti. Nella scuola dell'infanzia ogni figura è determinante, lo sanno bene quelle scuole in difficoltà per mancanza di collaboratori scolastici. Questi sono parte integrante del progetto educativo. La valorizzazione della professione – ha detto Pantaleo – non è solo un fatto individuale, ha più senso se vista nel lavoro di équipe. Imparare a lavorare insieme, crescere nella professione significa formazione obbligatoria. Anche qui i tagli del governo sono pesanti e molti operatori se la pagano da soli. Ma come si pensa di fare la valutazione se si taglia la formazione? A che serve una valutazione che fotografa l'esistente se non stimola a fare meglio?
Pantaleo ha detto che la FLC, attraverso questo impianto progettuale, vuole parlare a tutto il complesso mondo della scuola d'infanzia, che è fatto anche di scuole paritarie e private. Ma, ha ribadito, resta fondamentale il ruolo pubblico, non solo come regolatore, ma anche come produttore di idee e di progetti.