10.00.00
Il convegno nazionale che si tiene ad Ostuni in provincia di Brindisi, segue alcune altre iniziative che hanno trattato i temi dell'immigrazione e dell'intercultura
- Alunni immigrati, quale scuola? Reggio Emilia, maggio 2008
- Immigrati, scuola e diritti di cittadinanza. Collegno - Torino, settembre 2008
- Per una scuola interculturale. Catania, ottobre 2008
- Stesso sangue, stessi diritti. Una scuola di tutti, per tutti. Roma, marzo 2009
- Per un curriculum interculturale, se non ora quando? Bologna, novembre 2009
- C'è ancora la dispersione scolastica? Lerici, ottobre 2010
- Migranti e diritti di cittadinanza. Milano, maggio 2011
Con "Migranti, Osservatorio Sud" si prosegue nel percorso che attraverso convegni nazionali e interregionali intende
- far conoscere e discutere il lavoro svolto dalla CGIL sui temi dell'immigrazione e dell'intercultura
- promuovere un rigoroso confronto non limitato al mondo della scuola, ma capace di coinvolgere tutte le altre categorie di lavoratori,gli esperti, gli operatori sociali, le associazioni di volontariato e i rappresentanti delle comunità di migranti presenti nel territorio
- proporre delle soluzioni alle questioni più rilevanti relative ai diritti di cittadinanza dei migranti
- presentare e continuare la raccolta di firme di due leggi di iniziativa popolare su cittadinanza e diritto di voto, dando inizio alla campagna "L'Italia sono anch'io".
Alunni con nazionalità non italiana a.s. 2010/2011 |
Dati statistici sull'immigrazione |
Salvatore Tripodi, centro nazionale FLC CGIL, coordinerà le due giornate di lavori.
Spiega brevemente le finalità del convegno nazionale e ringrazia i presenti, la FLC CGIL e la CGIL di Brindisi e della Puglia, Proteo Fare Sapere e in modo particolare i componenti del Coordinamento nazionale immigrati FLC CGIL che hanno contribuito alla realizzazione del percorso con generosità e competenza. Soprattutto - sottolinea Tripodi - con la volontà di modificare il corso delle cose in una scuola che vive un periodo tra i più difficili della sua storia repubblicana, a causa dei tagli degli organici e delle risorse e del tentativo di "punire" i lavoratori della scuola, rei di volere contribuire a rendere più solida la democrazia di questo Paese e di formare generazioni di giovani critici e autonomi nel pensiero.
Dopo avere invitato i presenti a firmare per le due leggi di iniziativa popolare su cittadinanza e diritto di voto per i migranti regolari, dà la parola a Francesca Roca, presidente Proteo Fare Sapere Puglia.
Migranti: l'impegno del sindacato pugliese
Le tematiche affrontate da Roca nel suo intervento riguardano due aspetti fondamentali per il riconoscimento sociale degli individui nella società - il lavoro e la formazione - così come lavoro e formazione sono i "luoghi" nei quali si realizza il modello di società.
L'intreccio tra la tutela del diritto al lavoro e quello alla formazione - evidenzia Roca - caratterizza la costruzione di una società multiculturale; gli stranieri esprimono altre esperienze, culture diverse, punti di vista differenti nell'interpretazione e conoscenza della realtà e nei luoghi del lavoro e della formazione incontrano, si confrontano e si mescolano con altri soggetti.
Nella scuola gli alunni stranieri, per essere protagonisti alla pari con gli altri studenti, devono anzitutto avere accesso immediato alla conoscenza della lingua italiana per sottrarsi a condizioni e sensazioni di estraneità ai contesti o peggio a vissuti discriminatori (vedi introduzione Demauro a libro di Ongini).
La scuola impara a conoscere dagli alunni stranieri altri stili di vita e altri modelli culturali e orienta attraverso le sue azioni quotidiane alla convivenza civile e all'affermazione dei diritti di ciascuno e di tutti (cita qualche dato e riferimento a esperienze specifiche). Non si tratta quindi di interventi speciali ma specifici e misurati sui bisogni reali degli studenti all'interno della progettualità pensata per l'intera popolazione scolastica. È attraverso questi comportamenti - spiega - che si comunica anche agli adulti (le famiglie, i soggetti istituzionali e non) la pratica della educazione alla cittadinanza così come prescritto dalla nostra carta costituzionale; la verità è che nel contesto italiano attuale la scuola stenta a trovare le risorse per continuare a svolgere il suo ruolo di presidio democratico che ha senz'altro contribuito all'innalzamento delle condizioni di vita e di lavoro nel nostro Paese.
Per Francesca Roca il sindacato ha capito che per garantire la tutela dei diritti di tutti bisogna innovare con intelligenza e sapienza, individuare le condizioni e le figure professionali più congrue, le risorse indispensabili per realizzare percorsi di ampio respiro rivolti anche ai genitori degli alunni (stranieri e italiani) frequentanti.
Avviandosi a concludere l'introduzione, fa un breve cenno agli interventi formativi di Proteo e a qualche esperienza realizzata a livello personale e locale.
Amedeo Montagna, Segretario generale FLC CGIL Brindisi, ringrazia per la scelta di organizzare un Seminario in una terra che, per storia e tradizione, ha sviluppato un grande sentimento di accoglienza. Altro motivo di ringraziamento, è l'aver dato, come forma di "contaminazione", spunti per una riflessione sul tema dell'inclusione degli studenti immigrati, sui riflessi in termini di professionalità e di arricchimento culturale.
Fa osservare che anche se l'assenza dei dati aggiornati non aiuta, la FLC e la CGIL devono inserire nel loro piano di lavoro queste tematiche estendendole anche al tema dell'attività già esistente, da parte di alcuni CTP, dell'istruzione degli adulti immigrati.
Michela Almiento, Segretaria generale CGIL Brindisi, rivolge ai presenti un saluto di benvenuto che riportiamo integralmente in allegato.
Per Giovanni Forte, Segretario regionale CGIL Puglia, lo sfruttamento del lavoro dei migranti vive all'interno di una più generale politica di restrizione dei diritti e di riduzione del costo del lavoro operata dall'attuale governo nazionale. È in questo quadro che si colloca la trasversale campagna "al lavoro non piegati" avviata dalla CGIL Puglia.
Le scelte politiche del Governo, in sintonia con un'Europa sempre meno solidale, colpiscono in particolare le fasce più deboli del Paese e quindi il Mezzogiorno, la cui crescente povertà fa emergere un paradosso: all'esodo di larghi strati della popolazione giovanile pugliese maggiormente istruita si contrappone l'avvento delle nuove ondate migratorie in cerca di occupazione.
Questo fenomeno - spiega il segretario confederale - trae una spiegazione dalla sostituzione del "lavoro di qualità" in "lavoro povero" e mal retribuito, che vede nelle nuove forme di caporalato e nel lavoro nero il suo apice. Una importante legge regionale varata nel 2006, sull'emersione del lavoro nero, ed avversata dal Governo, ha assestato un duro colpo alle organizzazioni criminose che, in assenza di una legislazione nazionale, agivano indisturbate per contendersi il controllo della manodopera a basso costo.
Forte espone alcuni dati relativi alla sua regione: in Puglia si registrano 84.000 presenze di lavoratori immigrati, provenienti in larga parte dai paesi dell'Est, i quali, ottenuta la regolarizzazione, hanno scelto di stabilizzarsi qui; di questi, 24.000 operano nei settori dell'agricoltura. L'elevato numero di colf e badanti mette in evidenza la carenza dei servizi pubblici e delle infrastrutture sociali. In Puglia circa il 2% di alunni sono stranieri - di cui il 3,8% nella scuola primaria - costretti ad attendere il compimento della maggiore età per vedersi riconosciuto il diritto di cittadinanza.
È necessario perciò - sottolinea Forte - rafforzare l'impegno per accelerare la raccolta di firme sulle proposte di legge racchiuse all'interno della campagna "L'Italia sono anch'io".
Dall'analisi dei dati emerge che le politiche di sostegno e di inclusione sociale non possono che venire dalla formazione. In questo senso i settori della conoscenza rapprendano un settore strategico, anche nel contributo da dare alla CGIL tutta per costruire un Paese che faccia della lotta alla solitudine e all'esclusione sociale, la sua battaglia di civiltà.
Scuola e migranti
È questo il titolo della relazione presentata da Anna Fedeli, Segretaria nazionale FLC CGIL. Il convegno di oggi, esordisce Fedeli, affronta il tema dei diritti dei migranti in un momento politico, sociale, economico molto complesso: da una parte la primavera araba, espressione di istanze di democrazia, di diritto al lavoro e al salario dignitoso; dall'altra una crisi senza precedenti che in nome del pareggio del bilancio taglia diritti e crea nuove povertà.
La Puglia che ospita il convegno, con una tradizione di accoglienza e integrazione, ha pagato un tributo al lavoro nero, con le morti di Barletta, ma attraverso le mobilitazioni di questa estate dei lavoratori immigrati stagionali nelle campagne di Nardò rilancia le richieste di equità di diritti per tutti, al di là dell'appartenenza.
I dati statistici sulla presenza degli alunni stranieri nelle scuole italiane ci parlano ormai di una seconda generazione di alunni immigrati, che parla spesso correttamente l'Italiano e di straniero ha solo il cognome, come un marchio difficile da cancellare… In questo senso, sottolinea Fedeli, è importante supportare l'iniziativa di due raccolte firme della CGIL "L'Italia sono anch'io", per il riconoscimento rispettivamente del diritto di cittadinanza per i migranti di 2° generazione e del diritto al voto.
Le contraddizioni sociali create dal fenomeno migratorio hanno trovato da sempre nella scuola una camera di compensazione dove il potenziale conflittuale delle differenze ha la possibilità di essere elaborato in vista di un obiettivo condiviso.
Poiché le statistiche che analizzano la situazione dei livelli scolastici e di competenza in Italia ci parlano di bassa scolarità della popolazione adulta, di abbandono scolastico e formativo in numeri in crescente ascesa, è necessario che la politica riconosca al long life learning il sistema educativo strutturale in grado di fronteggiare le strategie dell'alfabetizzazione in ogni fase della vita, alla luce dei cambiamenti strutturali o imprevedibili come la crisi economica attuale.
Dopo i tagli drammatici inferti alla scuola di ogni ordine e grado dal Ministro Gelmini è necessaria un'inversione di tendenza da parte di chi si accredita a governare in un futuro speriamo breve, che preveda tra l'altro:
- la restituzione di risorse umane e materiali
- investimenti nella formazione dei docenti
- la configurazione di un sistema dell'educazione degli adulti che dia le risposte adeguate alle richieste di chi ha bisogno di alfabetizzazione a qualsiasi titolo
- l'avvio di contrattazioni territoriali in cui il ruolo della prima e seconda alfabetizzazione abbia il giusto rilievo,
- il rinnovo del CCNL dei lavoratori della scuola, perché una società civile si riconosce anche dal ruolo sociale dei lavoratori della scuola.
Scarica il testo integrale della relazione
Una proposta di legge popolare
Pietro Soldini, Responsabile immigrazione CGIL nazionale, inizia il suo intervento con una premessa: un plauso alla FLC CGIL e in particolare al coordinamento nazionale, per il lavoro intrapreso in questi anni sulle tematiche dell'immigrazione. Un lavoro sistematico, non scontato che ha reso evidente nella confederazione lo scarto fra il dibattito pubblico e l'iniziativa sindacale. Le sollecitazioni che provengono anche dalla società civile devono essere raccolte e organizzate in modo incisivo e strutturato.
Riferendosi all'attuale crisi economica, Soldini afferma che il Governo si muove in modo contrapposto, propone la tassa per gli immigrati invece che operare per la regolarizzazione e legalizzazione del lavoro sommerso, provvedimenti che potrebbero, statistiche alla mano, influire positivamente proprio sul debito e sulla crescita economica. La battaglia sui diritti dei migranti è una battaglia per i diritti di tutti i lavoratori, e la CGIL può incidere potenziando le iniziative dei contenziosi legali.
Passa quindi in rassegna le campagne promosse dalla CGIL: 2009 - "Stesso sangue stessi diritti" poi, insieme a tante associazioni "Non avere paura" e l'attuale "L'Italia sono anch'io", con le nostre proposte di legge su cittadinanza e diritto di voto.
Il nostro Paese - prosegue Soldini - ha la legislazione più arretrata d'Europa sul diritto di cittadinanza, è tuttora una concessione che non ha certezze nei tempi; come esiste la retorica sul numero crescente di stranieri in Italia, ma va ricordato che gli stranieri rimangono stranieri sempre anche dopo venti anni di permanenza in Italia, mentre in altri paesi diventano cittadini francesi, inglesi, ecc. La nostra proposta mira ad inserire nell'ordinamento legislativo il diritto alla cittadinanza relativa al luogo dove si nasce. Serve una grande mobilitazione per la raccolta di firme.
Il diritto di voto agli immigrati: è fondamentale, se una parte della popolazione (dal 20% al 30%) non ha il diritto di avere una rappresentanza istituzionale, la politica ha l'alibi per non interessarsi di loro. Il voto ha un effetto di trascinamento, rimette in gioco la nostra capacità di democrazia, deve diventare una battaglia di tutti, mobilitando tutte le forze della società civile.
Una prospettiva di lungimiranza, è quella tracciata da Soldini: dopo la chiusura della campagna per le due proposte di legge di iniziativa popolare, rilanciamo il diritto per una cittadinanza europea cominciando con il riconoscimento della carta dei migranti approvata dall'ONU nel 1990 e mai ratificata né dalla Unione Europea né da nessun paese europeo.
Dibattito
Bice Tanno, SPI CGIL Roma e Lazio, è intervenuta focalizzando l'attenzione sulla condizione degli immigrati anziani nel Lazio. Qui di seguito pubblichiamo una sua breve sintesi per punti dell'intervento.
La manovra classista del governo Berlusconi ha accentuato le disuguaglianze, attaccato il welfare e il suo carattere universalistico, riducendo l'area dell'intervento pubblico, delle garanzie e delle tutele per tutti.
Le conseguenze della crisi colpiscono in particolare gli immigrati. Nel clima di intolleranza e di razzismo di stato, particolarmente dolorosa è la condizione degli immigrati anziani, anzi sembra che quasi nessuno si sia finora accorto che esistono anche gli immigrati anziani.
Nella nostra regione la loro presenza, e sto parlando dei soli residenti (vedi tabelle nel testo integrale dell'intervento), è molto significativa e lo SPI di Roma e del Lazio, in coerenza con quanto discusso nel seminario nazionale del 12 maggio 2011, promosso dallo SPI nazionale, si propone di affrontare l'argomento anche per comprendere gli aspetti positivi e quelli problematici della immigrazione italiana.
La Caritas e l'Inps hanno affrontato il problema dei migranti anziani nel IV rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi dell'Inps. La regolarità del lavoro come fattore di integrazione.
Nasce Ageing – Immigra, avrà il compito di produrre studi e analisi sugli impatti sociali dell'immigrazione anziana in Italia.
Al Festival delle Culture, tenutosi a Ravenna il 3/4/5 giugno di questo anno la compagna Mirella Rossi, della Camera del Lavoro di Ravenna, insieme ad Ali Baba Faye ha affrontato il tema degli anziani immigrati nel nostro paese.
In questa sede ritengo importante proporre alla FLC CGIL una riflessione su questi temi, un confronto tra generazioni per ragionare insieme dei problemi dei migranti, che poi ci riguardano in prima persona come donne e uomini della CGIL impegnati a garantire i diritti di tutti.
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Qui di seguito riportiamo il contributo di Pietro Monti, insegnante presso l'Istituto superiore "Caracciolo - Da Procida" che ha esposto l'esperienza di didattica "Italiano L2".
Dall'anno scolastico 2009/2010 l'Istituto superiore di Procida è sede di un'attività di insegnamento di italiano L2 aperto a migranti adulti che vivono e lavorano nell'isola, nonché agli allievi stranieri dell'istituto stesso.
Con l'amica e collega Francesca Borgogna da tempo avevamo individuato, nella comunità di migranti presenti sul territorio, un senso di isolamento legato ad un'assenza di conoscenza e di comunicazione con la comunità locale, pur vivendo in una situazione dove il migrante non era fatto oggetto di volontarie dinamiche di esclusione.
Inoltre, nel contesto scolastico, ci rendevamo conto di come il successo o l'insuccesso scolastico degli allievi stranieri dipendesse quasi esclusivamente dall'inclusione linguistica e sociale dei genitori.
Da ciò è nata un'idea: offrire un'attività formativa per adulti, allo scopo di far emergere un bisogno di apprendimento linguistico e di inclusione.
All'inizio dell'a.s. 2009/2010 ci siamo rivolti timidamente alla nuova dinamica dirigente scolastica, prof.ssa Maria Saletta Longobardo, chiedendole se fosse possibile attivare iniziative didattiche di L2. La risposta é divenuta il nostro motto: "non si può, si deve".
Ci siamo attivati ed abbiamo avviato il lavoro in fase sperimentale. I risultati ottimali, in termini di partecipazione, integrazione e profitto, ci hanno indotti a compiere, durante il secondo anno di attività e su richiesta dei corsisti stessi, il "grande" passo: la convenzione con l'università per stranieri di Siena e l'istituzione di una sede d'esame CILS presso il nostro istituto.
Siamo al terzo anno di attività; nella sessione di maggio 2011 tutti i nostri corsisti hanno conseguito il livello base delle certificazione ed il giorno 01/12/2011 avremo la seconda sessione CILS.
Quello che, però, più ci rende orgogliosi é che i migranti frequentanti le nostre lezioni si sentono integrati, motivati, gratificati.
Alla fine di ogni lezione il loro "grazie, professori" è la nostra più grande gratificazione. Questa è la prova che le piccole iniziative possono determinare dei grandi esiti.
14.30
Viaggio nella scuola multiculturale
Vinicio Ongini, Ufficio integrazione alunni stranieri Ministero dell'Istruzione, ci parla del suo viaggio nelle scuole multiculturali . Qui ce ne dà un'idea attraverso alcuni flash, ma lo si trova raccontato nel suo libro "Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale", Editori Laterza, 2011.
È un viaggio durato due anni, dalle montagne cuneesi fino a Palermo, ascoltando i protagonisti: i bambini e le bambine, gli insegnanti, i dirigenti, qualche volta i sindaci; qualche volta anche i commercianti che del territorio sono sensori e voci significative.
Un viaggio cominciato per insofferenza verso il racconto delle scuole multiculturali fatto dai e nei mass media: un racconto ansiogeno, dove prevale il disagio, la problematicità… Non si vedono i vantaggi di avere una scuola multiculturale, anzi, tante scuole multiculturali. Si parla sempre e quasi solo di scuole di città. E pare che l'Italia sia fatta tutta di città. Ma non è così. Ci sono le Italie. Le vallate, i paesi di campagna. È Piacenza la provincia con maggior presenza di alunni con cittadinanza non italiana. Poi c'è Asti: la provincia delle vigne. Nel Lazio, la prima non è Roma, ma Viterbo. Nei piccoli paesi, nelle vallate: lì si si costruisce e si vive soprattutto la sfida dell'intercultura.
Comunque, il suo viaggio è partito dalla Valle Po. Quella dove Bossi va a raccogliere con l'ampolla l'acqua delle sorgenti per i riti padani della Lega. In quella valle ci sono tanti cinesi. Fanno gli scalpellini. Lavorano una pietra molto importante, ne è fatta la Mole Antonelliana, che nessun altro altrimenti lavorerebbe più.
C'è un'altra valle lì vicino, la Valle Maira. Lì a scuola si studia l'occitano. E c'è una comunità della Costa d'Avorio. Un ivoriano gestisce un internet point. Racconta, orgoglioso, di sua figlia che a scuola canta in occitano. Le maestre interrogate al proposito confermano: i più bravi in occitano sono i figli degli ivoriani perché l'occitano assomiglia al francese che loro conoscono. Spesso i figli dei migranti sono poliglotti. Nelle scuole italiane abbiamo 80 lingue diverse. Perché non ci avvantaggiamo del pluralismo dei compagni di banco?
Continua il viaggio di Vinicio, un po' più giù verso il fiume Oglio. Ci sono i Sikh. Lavorano nelle cascine. Il grana padano lo fanno loro adesso. E c'è una scuola che può restare aperta perché ci mandano i loro figli. Si riconoscono subito i ragazzi sikh: hanno in testa un cipollotto di capelli tenuto da nastri colorati. Vinicio chiede alla scolaresca riunita "Come si sta in questa scuola?" "Bene" rispondono, ovviamente, tutti. Ma due ragazzi col cipollotto dicono "A scuola si sta bravo". Perché per loro, per le loro famiglie, la scuola è un posto importante, da rispettare, dove si sta bravi, appunto. In questa Italia dove si parla troppo e a sproposito di merito, in quella scuola, dai sikh, Vinicio ha trovato un'idea alta, una funzione, un merito riconosciuto alla scuola.
In Toscana c'è un progetto sostenuto dalle regione (fa la differenza una regione, un ente locale che aiuta, sostiene oppure no). Si chiama "Le scuole dei 18 archi". È un progetto di scambio con scuole della regione della Cina da cui provengono praticamente tutti i cinesi che stanno in Toscana. All'istituto professionale, che pure partecipa al progetto, c'è un insegnante che da autodidatta ha studiato il cinese e fa il mediatore, fa da ponte con le scuole cinesi. Una specie di Marco Polo dei nostri tempi. C'è anche un cinese che fa da ponte. Vive in Toscana da molto tempo. Da poco è diventato nonno di una nipotina a cui è stato dato il nome Viola. Viola, come il colore di Firenze e della Fiorentina.
Si va a Roma. Scuola Manin. All'Esquilino. Lì vicino c'è il Palazzo del freddo, la gelateria Fassi. Sta lì da tanto tempo. Il titolare, il vecchio Fassi, ricorda che da bambino, una volta tornando da scuola - il palazzo già c'era - non poté rientrare. La polizia bloccava tutto. A mangiare il gelato da Fassi c'era Hitler. E a lui non l'hanno fatto entrare.
10 anni fa, il vecchio Fassi, fu tentato di andarsene, col palazzo del gelato, da quell'Esquilino "invaso" dai cinesi affluiti quasi all'improvviso e in gran numero. Ma adesso, a distanza di dieci anni (lo spaesamento va messo in conto, sottolinea Vinicio, coi suoi ostacoli, coi suoi giri tortuosi, ci vuol tempo), ma adesso, ripete, il vecchio Fassi ha scoperto che…. i cinesi delle seconde generazioni mangiano il gelato. E suo figlio, che ha frequentato l'istituto orientale, nel frattempo ha aperto un Palazzo del freddo…a Shangai!
Lo spaesamento è reciproco, è dell'immigrato ed è del residente autoctono. Dallo spaesamento, se ci si dà tempo, si può uscire costruendo cose nuove, un percorso nuovo…
Vinicio si precipita a sud, per raccontare di Eboli e di una scuola non del mattino, ma della sera. Una scuola del carcere. Si mette in scena, parlando in napoletano "Il cunto de li cunti" come omaggio all'italianità, ma il gruppo che recita è in gran parte formato da detenuti stranieri.
A Matera c'è, c'era: è morto da poco, un maestro che ha insegnato per trent'anni ad Altamura. Raccontava che i ragazzi, in gran parte figli di pastori che per seguire le greggi stavano fuori casa anche a lungo, parlavano dialetto; che in classe c'erano diverse classi sociali; che andava a cercare a casa gli alunni troppo o troppo spesso assenti. Poi si trasferì a Milano, seguendo i figli ormai grandi. E lì si trovò ad insegnare in una classe multietnica e … gli sembrava proprio la stessa cosa. Ecco un altro vantaggio della presenza degli immigrati: ci interrogano, ci ricordano che cosa siamo stati noi, ci aiutano a mantenerne memoria.
Riace. La scuola è aperta perché ci sono i figli dei rifugiati. Ma non solo la scuola: il paese è rifiorito, grazie al loro insediamento. Sì, il Sud ha sull'immigrazione uno sguardo diverso. In questo senso Ongini legge il titolo del convegno "Migranti. Osservatorio Sud". E in quello sguardo c'è un'idea di sogno e di utopia che al Nord non ha trovato.
Col suo racconto Vinicio ci porta infine a Palermo, dove la preside di una scuola con oltre il 50% di stranieri gli ha detto "Il mio problema non sono gli stranieri. Sono gli altri". Gli altri? Gli altri siamo noi. Noi italiani. Che abbiamo, tra gli altri, un difetto micidiale: il sistema delle raccomandazioni. In Italia c'è un altro paese: il paese degli immigrati. Gli immigrati la scorciatoia delle raccomandazioni non ce l'hanno, non la usano, non foss'altro che perché stanno qui da troppo poco tempo.
Ecco, anche questo è un vantaggio, perché questo migliora il nostro Paese.
Nelle scuole che ha visitato, tante volte a Vinicio, che arrivava da Roma, dal Ministero, sono state consegnate richieste, segnalazioni di sofferenze e carenze, nella speranza che lui, dal ministero, potesse aiutare a risolvere qualche problema.
Una bambina della scuola dell'infanzia una volta gli ha chiesto "Sei tu il signore del mistero?".
Eh sì, in effetti il ministero è un po' un mistero.
Accoglienza e Progetti
Beniamino Lami, Segretario nazionale SPI CGIL, inizia ringraziando Anna Fedeli e Domenico Pantaleo per l’invito a partecipare. Non è formale l’incipit di Beniamino. Lo si capisce dal tono oltre che dai contenuti. D’altro canto la FLC è stata “casa sua” fino a poco tempo fa, prima di approdare alla segreteria nazionale dello SPI. Il lavoro del Coordinamento immigrati della FLC, e il tenace lavoro di Salvatore Tripodi li conosce bene. Riconosce grande valore alla competenza e alla passione di Anna Fedeli, bene espressi nella sua ricca relazione. Passione e competenza sono preziose.
Lami prosegue chiedendosi: che cosa fa lo SPI sui migranti? Quali intrecci sono possibili per un lavoro comune con FLC e con CGIL, in una situazione di cui vengono evidenziati due elementi fondamentali.
Il primo elemento lo si ritrova nelle parole che Susanna Camusso disse ad un convegno sull’immigrazione organizzato dallo SPI di Brescia: “Il nostro è un paese fragile, diviso e con poca memoria con qualcuno che utilizza tutto questo per fomentare paure, localismi, chiusure”.
Il secondo elemento è che oggi occorre fare i conti con la devastazione culturale prodotta dal governo, con una frattura generazionale che, se possibile, si va approfondendo.
Dobbiamo riconoscere che anziani e pensionati sono una risorsa, sono mediatori sociali, sono sostegno dei giovani precari, sono collettori, dispensatori e attivatori di memoria. Prima Vinicio Ongini ci faceva riflettere sul valore della domanda degli immigrati, che ci ricordano come eravamo e interrogano la nostra memoria e la nostra storia.
Lo SPI lavora per costruire occasioni di incontro tra le generazioni. Attraverso l’attivazione della memoria si può fare. “Facciamo fiorire la Costituzione” è stata una grande iniziativa nazionale che ha dato l’opportunità ai giovani di confrontarsi con l’attualità e la giovinezza di una grande storia che chi ha lottato per liberare l’Italia dalla dittatura ha saputo trasporre in contenuti a fondamento di una società da ricostruire.
Da quella iniziativa ne sono nate altre direttamente nelle scuole che hanno entusiasmato gli allievi più maturi ma anche i più piccoli e che non sono state solo lettura di testi, ma testimonianze di persone, ormai anziane che sono state protagoniste nella lotta di resistenza.
“Nonni in internet”, dove i ragazzi insegnano ai nonni ad usare internet. Una cosa potente, importante, in una società dove ognuno fa per sé.
Ma il lavoro che si fa rivolto alle scuole, si basa su una consapevolezza forte sulla funzione della scuola pubblica, statale, come centrale e strategico. Questo va tenuto ben presente in ogni caso, anche nell’Istruzione degli Adulti. Non sia mai che il sindacato sottragga ruolo alla scuola pubblica. Ad esempio sui test di lingua per il permesso di soggiorno è importante ribadire che vanno fatti nei Centri territoriali Permanenti nel quadro più ampio dell’insegnamento dell’italiano come lingua 2. Ciò non esclude sinergie con altri soggetti, ma deve essere chiaro che la titolarità è della scuola.
Lo SPI lavora sui terreni confiscati alla mafia. Lami ricorda l'esperienza di Villa Literno e dice che possiamo lavorare insieme per recuperare i ragazzi alla scuola.
Ecco: insegnamento dell’italiano come L2, rapporto con le scuole per valorizzare la memoria e attivare la relazione intergenerazionale, rapporto con gli immigrati che lavorano nelle cooperative sulle terre confiscate alla mafia. Questi sono alcuni dei terreni di impegno comune.
Il punto di vista delle istituzioni
Nicola Fratoianni, Assessore politiche di inclusione Regione Puglia, offre un contributo alla discussione a partire dall’esperienza pugliese in materia di immigrazione, caratterizzata da atti normativi e procedure particolarmente avanzate e tese promuovere politiche di accoglienza e integrazione in un quadro normativo nazionale molto negativo.
Parlare di integrazione e accoglienza in Italia significata affrontare un percorso ad ostacoli che si è costruito nel tempo attraverso un impianto culturale e normativo fondato sul respingimento e sull’esclusione dei migranti, così come ribadite dalla Legge Bossi Fini; emblematico in tal senso la disavventura di circa 150 cittadini egiziani sbarcati a bari alcuni giorni fa ed immediatamente rimpatriati.
Eppure dal dossier presentato dalla Caritas sui fenomeno migratorio nel 2011 offre alcune considerazioni e alcuni dati che possono aiutarci a costruire una inversione di tendenza
Primo elemento di riflessione è la percezione, nel senso comune, che la presenza di cittadini provenienti da altri paesi costituiscono per lo Stato Italiano un aggravio di spesa che non possiamo più permetterci.
Dai dati pubblicati però si evince come questa percezione sia del tutto sbagliata; al contrario, l’Italia riceve ogni anno dai lavoratori migrati circa 12 miliardi di euro spendendone solo 10,5 miliardi di euro, con un risparmio pari a circa 1,5 miliardi di euro. È bene rilevare come peraltro la maggior parte degli impegni di spesa sono finalizzati a coprire pratiche di emarginazione e di espulsione (CIE, rimpatri forzati ecc).
Sarebbe sufficiente utilizzare diversamente queste entrate proveniente dal lavoro di immigrati, anche solo in piccola percentuale, per promuovere strumenti di inclusione e per favorire processi di integrazione capaci di contrastare efficacemente il nascere delle tensioni tra le comunità locali e i flussi migratori
Secondo elemento importante la constatazione che il nostro sistema economico ha fortemente bisogno di manodopera e di lavoratori per poter ripartire.
Occorre allora costruire un retroterra politico legislativo alternativo a quello perseguito fino ad oggi, uscendo dalle logiche di rifiuto, e puntando sulla valorizzazione e sull’utilità dell’apporto dei lavoratori immigrati.
La Regione Puglia, da sempre terra di accoglienza, con la Legge 32 rappresenta una delle esperienza di avanguardia nel contesto nazionale riconoscendo a tutti i cittadini provenienti da altri Paesi, compresi quelli non regolamentati, diritti fondamentali come ad esempio l’accesso generalizzato al sistema sanitario.
Oltre alle leggi però servono anche strumenti applicativi e atti concreti finalizzati a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei migranti.
In quest’ottica, la Regione Puglia è intervenuta nelle campagne del foggiano garantendo ai lavoratori stagionali agricoli la fornitura di acqua potabile, la predisposizione di bagni chimici e la raccolta dei rifiuti al fine di ripristinare condizioni di lavoro più decenti a tutela della dignità umana.
Altro intervento significativo messo in campo dalla Regione Puglia è il progetto ASIA, Agenzia Sociale Intermediazione Abitativa, finalizzato a costruire percossi agevolati per il esercitare il diritto alla casa attraverso la fornitura di servizi e l’istituzione di un fondo.
Altri interventi sono tesi a favorire e diffondere i mediatori culturali di zona fino ad arrivare ad un piano triennale per l’immigrazione
Occorre intervenire subito per risalire la china nella quale siamo scivolati, ricostruendo pratiche di accoglienza e di estensione dei diritti. In questa direzione è fondamentale il ruolo di stimolo e di promozione delle organizzazione sindacali ed in particolare della FLC che si occupa di istruzione e formazione come diritti essenziali di cittadinanza.
Uomini e caporali
Alessandro Leogrande, scrittore, e autore di "Uomini e caporali" (2008) e "Il naufragio-Morte nel Mediterraneo" (2011). La domanda chiave con cui esordisce è: perché esiste in Puglia lo sfruttamento, il caporalato, pur in presenza di una buona legge contro il lavoro nero?
La vicenda dello sciopero dei braccianti a Nardò è in questo senso una vicenda storica, perché lì si è creata una frattura, attraverso una lotta consapevole che ha chiamato le istituzioni a prendersi le proprie responsabilità, una lotta che ha ottenuto dei risultati.
Nel libro "I raccoglitori di cotone", del 1927, l'autore, un tedesco socialista e rivoluzionario scappato in Messico negli anni '20, parla della situazione dei braccianti in Messico durante quel periodo, ma sembra parlare dei nostri giorni - dice Fratoianni - perché anche allora la situazione era quella di un bracciantato multinazionale che non parlava inglese e che non era stanziale. A questo proposito pochi sembrano cogliere il nomadismo del bracciantato contemporaneo, anche il dossier della Caritas ha un vuoto su questo punto.
Il caporalato di ieri, in Italia, ha delle differenze rispetto a quello di oggi: in passato, nello sfruttamento, il padrone, il bracciante, il caporale, avevano la stessa lingua, lo stesso santo patrono. Ora sono invece presenti tutte le nazionalità, anche nei caporali (caporali etnici).
Un'altra differenza, che Fratoianni evidenzia, è che il caporale del passato, italiano, faceva il caporale per tutta la vita, mentre oggi se il caporale è straniero e percepisce il territorio come una terra di nessuno, lo farà per qualche anno, tentando di ricavare il massimo. Tutto ciò porta allo schiavismo, al controllo capillare dei casolari oltre che del lavoro. Oggi un caporale può dire a un bracciante: non ti do niente e ti faccio finire sotto l'albero dell'ulivo.
Ma perché a Nardò si sono ribellati e altrove no? La masseria Boncuri ha favorito concentrazione e condivisione e quindi organizzazione della lotta. Ma come si crea un processo complesso? Creando e rinnovando le relazioni umane; a Nardò le persone si sono percepite come braccianti e non come appartenenti a determinate etnie.
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Il caporalato è un crimine
Nel suo intervento Gino Rotella, Segretario nazionale FLAI CGIL, affronta il fenomeno del caporalato evidenziando la novità legislativa che finalmente nell'agosto 2011 introduce il reato penale di "caporalato" dopo le tante battaglie condotte dal sindacato.
Infatti, fino ad agosto 2011 il caporalato veniva semplicemente sanzionato con una multa di euro 50. Oggi la nuova legge, nonostante sia severa nel sanzionare le pene, continua a non procedere nei confronti degli imprenditori; anche e soprattutto perché la procedura individuata dal legislatore ne rende sostanzialmente inapplicabile l'attuazione.
Rotella continua riflettendo sul fenomeno che in Italia si utilizza il caporale come intermediatore; che lo Stato quasi autorizza questo fenomeno; infatti, non esiste un luogo fisico dove si incontrano l'offerta di lavoro con i lavoratori dell'agricoltura. L'auspicio di Rotella è che si sperimenti un luogo democratico dove si possano incontrare in modo regolare lavoratore agricolo e datore di lavoro.
Avviandosi a concludere il suo intervento, Rotella promuove una riflessione profonda che sviluppi un sistema diverso che ad esempio possa prevedere un sistema premiale per i lavoratori che denunciano ed anche un sistema premiale per gli imprenditori che si regolarizzano.
Profughi, rifugiati e Rom
Oliviero Alotto è Presidente "Terra del fuoco". A partire dai drammatici fatti di Rosarno, ripercorrendo le numerose vicende di Lampedusa, e arrivando alla situazione dei rom e degli immigrati comunitari, ha tratteggiato un quadro generale dell'immigrazione - clandestina e regolare - oggi in Italia. Ha poi proposte e analizzate le soluzioni che l'approccio elaborato da Terra del Fuoco propone al "problema" dell'immigrazione, a cominciare dal ribaltare la prospettiva che vede negli immigrati un guaio da fronteggiare.
Attraverso la presentazione del progetto del DADO, Alotto ha fornito una proposta che vede nella miscellanea sociale, nel garantire i diritti e la dignità dell'uomo, nel rispetto delle regole e nella fruizione di opportunità concrete di vita e lavoro, gli elementi base per un percorso di integrazione credibile, sicuramente economico rispetto alle politiche governative di repressione del fenomeno e che da risposte più efficaci nel settore della sicurezza. La sicurezza di cui parlano con ossessione i nostri media e la nostra classe politica infatti, non solo è irreale, ma tratteggia un quadro perverso in cui la povertà diventa un crimine a sè, e non la fonte da abbattere per abbattere il crimine.
Testimonianza di Ivan Sagnet
Studente camerunense, animatore della protesta dello scorso agosto dei braccianti di Nardò contro il caporalato, Ivan Segnet inizia il suo intervento-testimonianza muovendo dalle ragioni che da Torino, dove frequenta da quattro anni il Politecnico, lo hanno portato a cercare un lavoro stagionale nella raccolta dei pomodori in Puglia.
Ricorda brevemente il suo arrivo in Italia per continuare gli studi, le difficoltà di inserimento superate grazie all'aiuto dei suoi compagni italiani dell'università.
Si sofferma poi sui sacrifici affrontati dalla sua famiglia per permettergli di superare gli studi superiori e la necessità per lui di trovare un'occupazione temporanea per pagare le tasse universitarie. Ed è proprio il bisogno di lavorare che lo porta a Nardò a raccogliere pomodori, ed è qui che, con sconcerto, scopre il volto crudele del mestiere antico del caporalato, gestito ora da africani come lui.
Con poche parole Ivan Sagnet tratteggia le condizioni deprivate di lavoro che hanno molto in comune con le nuove forme di schiavitù. Prima di tutto il "sequestro", per diversi giorni, dei documenti da parte del caprale extracomunitario; poi la prima giornata di lavoro che inizia alle 3 del mattino e termina alle 5 del pomeriggio. Il trasporto sul luogo di lavoro sul furgone del caporale al prezzo imposto di cinque euro, poi un lavoro faticoso, stressante, pagato a cottimo, che mette i braccianti in competizione tra loro per riempire più velocemente possibile cassoni di pomodori da 400/500 kg l'uno. Il tutto per una paga netta di 15 euro al giorno, una volta detratte le spese di trasporto e di vitto, somministrato obbligatoriamente dal caporale. Ai 15 euro del bracciante corrisponde invece un incasso di ben 5000 euro per il caporale. Lo studente continua raccontando che, se un bracciante si sentiva male non veniva soccorso se non pagando altri 20 euro al caporale per il trasporto in ospedale. Insomma, un inferno.
Dopo tre giorni di lavoro privo di ogni diritto, Sagnet diventa d fatto l'animatore di una forte protesta dei braccianti della masseria di Boncuri. Cerca di sensibilizzare i compagni, di organizzare la lotta; organizzare la protesta non è semplice a causa delle difficoltàdi comunicare nelle diverse lingue dei circa 500 braccianti della masseria. Ma é proprio la concentrazione di tanti lavoratori sfruttati nello stesso luogo che farà da detonatore alla protesta, che viene sostenuta dalla presenza dell'organizzazione sindacale dei lavoratori agricoli, la FLAI CGIL.
Le manifestazioni di protesta, unite allo sciopero, in pochi giorni hanno un forte impatto sull'opinione pubblica e sulle istituzioni del territorio.
In breve tempo i braccianti di Nardó ottengono una prima vittoria sul caporalato: un provvedimento regionale che consente loro l'iscrizione nelle liste di prenotazione presso i Centri per l'impiego. Sagnet conclude sottolineando la necessità di continuare la lotta contro questa brutale forma di sfruttamento del lavoro. A suo avviso occorre informare, sensibilizzare i braccianti migranti, renderli consapevoli dei loro diritti di lavoratori, costruire un percorso di lotta sempre più avanzato per contrastare un mercato del lavoro globalizzato.
Le ultime parole dell'intervento di Sagnet sono dedicate alle "sorelle italiane" di Barletta, morte nel crollo del laboratorio dove lavoravano, anche loro, senza contratto e per tre euro l'ora.
19.00
Con l'intervento di Ivan Segnet si concludono i lavori della prima giornata.