10.00.00
Antonio Bettoni nell'aprire la seconda giornata del convegno "Parole nuove per la scuola secondaria di secondo grado", ha fatto un primo bilancio, positivo, dei lavori, e ha sottolineato il fatto che oggi gli interventi saranno ispirati a verbi coniugati all'infinito (insegnare, includere, fare laboratorio), proprio per dare il senso dell'idea di prospettiva e di sguardo verso il futuro della scuola superiore.
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Registrazioni video del convegno
Nel corso della mattinata è stato letto ai presenti il messaggio di saluto firmato da Nicola Morea dell'Osservatorio Educazione Permanente. Lo riportiamo di seguito.
Ci terremmo anche noi a dire qualche "parola nuova": soprattutto perché i temi di questo interessantissimo convegno (in particolare Europa 2020, la partecipazione degli adulti all'apprendimento permanente, gli obiettivi di innalzamento dell'obbligo di istruzione, ma anche il rapporto con il mercato del lavoro e la crisi incombente, nonché il tema della cittadinanza e dell'inclusione) costituiscono un fortissimo richiamo per chi, come noi, ha molto a cuore l'EDA.
Purtroppo non ci possiamo essere fisicamente ma siamo con Voi con la testa e con il cuore e vogliamo testimoniare la nostra affezionata partecipazione anche solo a distanza.
Ci penserete Voi a rappresentare ai partecipanti le idee e gli scenari che condividiamo.
Per quanto ci riguarda, una parola nuova potrebbe essere quella di "avere uno sguardo più lungo" sull'EDA, come meglio precisato nell'articolo pubblicato nella front page del nostro sito.
O anche solo il recuperare quella "parola autorevole" che, sempre nel nostro sito, è per ora dedicata proprio a uno degli illustri ospiti del convegno (Tullio De Mauro), che per noi rappresenta un punto di riferimento irrinunciabile.
Infine riuscirete a rappresentare al "nostro" autorevole Ministro l'urgenza di un atto governativo che sblocchi l'istituzione dei CPIA e acceleri l'attuazione degli articoli 66-69 del disegno di legge sul mercato del lavoro, già segnalati giustamente sul sito FLC come un importante segnale di cambiamento.
Buon lavoro a tutti
10.15
Daniele Lanni, Rete degli studenti, ha evidenziato come il nostro Paese sia incapace di porre le basi per il proprio futuro, specie in tema di istruzione. Da più di un anno gli studenti medi sono impegnati nella realizzazione del progetto "La scuola che vogliamo". Un progetto partito dal basso, che intende dare il proprio contributo per la costruzione di una scuola che sappia garantire servizi agli studenti, con nuovi programmi e soprattutto sicura. Per saperne di più |
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Giuseppe Bagni, Presidente del Centro di iniziativa democratica degli insegnati (CIDI), ha sviluppato con un argomentato intervento le questioni relative alla professionalità docente fornendo numerose indicazioni e una visione ottimistica, malgrado tutto, della possibilità di rilancio della scuola superiore. |
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Corrado Colangelo, Centro nazionale FLC CGIL, ha in parte smorzato l'entusiasmo determinato dall'intervento precedente, illustrando, con molta ironia, la gabbia burocratica nella quale sono costretti a vivere i docenti. In particolare ha approfondito le questioni relative alla formazione iniziale ed in servizio dei docenti ed il sistema delle classi di concorso e delle atipicità. |
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Susy Bagni, docente, ha incentrato il suo intervento sui temi dell'integrazione e dell'inclusione sostenendo con forza l'idea di una scuola di tutti e per tutti che sia anche scuola di vita. |
11.30
Tavola rotonda
Aveva il titolo "Livelli di istruzione e diritti di cittadinanza", vi hanno partecipato: Marco Rossi Doria, sottosegretario al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in sostituzione del Ministro Francesco Profumo impegnato con l'intero Governo nell'adozione dei provvedimenti d'urgenza per il terremoto in Emilia Romagna, il Professor Tullio De Mauro e Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL.
La tavola rotonda è stata coordinata da Diana Cesarin, Centro nazionale FLC CGIL, che ha introdotto i lavori, dando la parola a Giovanni Tuberosa, docente di laboratorio di cucina. Giovanni, nel suo accorato intervento, ha sottolineato la drammaticità dei tagli delle ore di laboratorio in particolare negli istituti professionali. A titolo di esempio ha spiegato che per effettuare l'esercitazione di produzione della "pastiera napoletana", sono necessarie almeno tre settimane di scuola, perché le ore di laboratorio attualmente previste non permettono più di effettuare in una sola lezione tutte le fasi di lavorazione.
Per rafforzare le proprie argomentazioni ha consegnato al Sottosegretario, e per suo tramite al Ministro, una pastiera prodotta dai suoi studenti che, ha tenuto a precisare, si è potuta realizzare solo come attività extracurricolare.
Leggi il testo integrale dell'intervento
Il professor Tuberosa, ha sottolineato Cesarin, ci lascia una testimonianza dolce che serve però per tenere accesa un'attenzione non priva di amarezza sulla nostra scuola.
Una scuola che negli ultimi anni è stata viepiù immiserita e per molti aspetti offesa.
Eppure l'istruzione dei giovani, e qui ci occupiamo in particolare del secondo grado, è fondamentale. Ma perché è fondamentale? Forse è bene cercare le parole per dire a che cosa serve oggi la scuola. Non è detto che le parole siano le stesse perché è evidente che la risposta dipende dalla visione che si ha della società nel mondo globalizzato, dall'idea di sviluppo cui si fa riferimento.
In particolare, nel rispondere a questa domanda, Cesarin ha chiesto di correlarla al binomio INCLUSIVITÀ e MERITO. Un binomio che forse è una antinomia. E forse no.
Più esplicitamente: possiamo pensare a, e quindi lavorare per, una scuola che includa ma non badi al merito. O viceversa, possiamo pensare a e lavorare per, una scuola finalizzata a far emergere il merito mentre fa della selettività la sua cifra?
Tullio De Mauro che ancora una volta porta il suo importante contributo ad una nostra discussione confessa di trovarsi ogni giorno a dover difendere il lavoro della scuola e la qualità delle giovani generazioni. Infatti, un largo schieramento che, si badi bene, non può definirsi reazionario, critica senza posa l'istruzione pubblica senza peraltro suggerire miglioramenti. La scuola subisce un attacco continuo anche da parte dell'intero sistema di informazione. Bisogna per questo ricorrere a dei numeri per difenderla.
Alle malcerte prove INVALSI, De Mauro preferisce le indagini PISA (Programme for International Student Assessment) che ci segnalano che i giovani italiani sono di un punto sotto la media di istruzione OCSE ma, se da questo dato scorporiamo un dato di “genere”, riferito alle sole ragazze, scopriamo che queste si attestano addirittura un punto sopra la media OCSE. Ma è confrontando il dato emerso dalle indagini PISA con quello che riguarda i livelli di competenza della popolazione adulta che si può capire il lavoro positivo fatto dalla scuola. Questi dati infatti, ci dicono che gli adulti sono catastroficamente al di sotto delle medie internazionali cioè, usciti dalla scuola, abbandonano completamente ciò che avevano appreso. Il 5% della popolazione adulta italiana non è in grado di leggere. Il 33%, decifra le lettere ma se la cava male a capire, a decodificare. Soltanto il 29% è in grado di orientarsi nella vita della società contemporanea. Questo dimostra che la scuola può fare tantissimo soprattutto per aiutare gli studenti a superare sfavorevoli situazioni di partenza.
Il sottosegretario Rossi Doria esordisce comunicando di avere avuto un incontro in mattinata con il Ministro per affrontare l'emergenza nelle scuole dell'Emilia Romagna ed in particolare per il regolare svolgimento degli esami di Stato. È importante per Rossi Doria, che le scuole siano di nuovo agibili, perché sono luoghi di aggregazione e di coesione sociale, come ha dimostrato anche la manifestazione di Brindisi degli studenti. Si ha la sensazione che chi tiene alla scuola stia riprendendo forza.
Rossi Doria, in riferimento all'intervento di Giovanni Tuberosa, conferma l'impegno suo e del Ministro, al quale consegnerà la pastiera e il testo dell'intervento di Giovanni, per un ampliamento delle ore di laboratorio. Si tratta di una scelta all'ordine del giorno, ma non si è ancora in grado di indicare con quali modalità perseguire questo obiettivo.
Per rispondere alla domanda posta, Rossi Doria dichiara che l'unica bussola tra inclusione e merito è l'articolo 34 della nostra Costituzione. Dobbiamo costruire una scuola aperta a tutti che sia anche in grado di premiare il merito. Rigore e inclusione non sono parole in contraddizione tra loro. C'è già un primo impegno in tal senso e ci sono i primi stanziamenti per il mezzogiorno finalizzati agli asili nido e alla lotta alla dispersione, oltre al ripristino, in accordo con le regioni delle borse di studio universitarie. Ancora pochi fondi, ma si è invertita la tendenza.
Va in tal senso anche la revisione delle indicazioni nazionali per il primo ciclo: occorre costruire un curricolo che permetta di imparare bene all'età giusta. Ma ci vuole anche il tempo scuola, scuole ben fatte e la tecnologia.
Si stanno determinando alcune condizioni per un rilancio della scuola: vedi art. 50 del decreto semplificazioni (organico dell'autonomia [NDR]).
Il sottosegretario, in conclusione del suo intervento, annuncia che in autunno è previsto un grande appuntamento con gli studenti, con le scuole dell'autonomia, con i dirigenti e con le parti sociali, per disegnare una scuola migliore. Il Ministro, nei suoi contributi al piano del Governo per lo sviluppo ha tenuto a sottolineare come una scuola migliore possa essere il principale fattore di crescita per il paese.
La trasformazione della società ci impone un nuovo impegno per la scuola del nuovo millennio e questo si può fare solo con la partecipazione della CGIL e di tutte le altre forze sociali.
Domenico Pantaleo inizia il suo intervento ringraziando i presenti e, ricordando il dramma del terremoto in Emilia Romagna, sollecita interventi efficaci e tempestivi. Nel merito delle questioni poste, Pantaleo ha chiesto una profonda discontinuità rispetto al precedente Governo: bisogna riprendere ad investire per migliorare la scuola. E, a proposito delle difficoltà enunciate dal sottosegretario, ha rilanciato le proposte della CGIL: le risorse vanno prese dalla lotta all'evasione fiscale e dall'introduzione di una vera imposta patrimoniale finalizzata a finanziare i beni comuni, tra i quali la scuola è una dei principali.
Il governo precedente aveva un obiettivo chiaro: lasciare indietro i più deboli e privatizzare la scuola. Deve essere chiaro cosa intende fare l'attuale Governo per modificare questo impianto.
È necessario ridare un nuovo senso alla scuola per garantire coesione sociale ed uguaglianza. Per superare l'attuale crisi di democrazia, che genera l'antipolitica, sono necessari cittadini consapevoli.
Rispetto a questa crisi, ha proseguito Pantaleo, bisogna riscoprire il pubblico, non come statalismo, ma come avamposto della legalità. Non dobbiamo dare l'immagine di una scuola fatiscente: le buone scuole esistono e l'obiettivo è fare in modo di elevare la qualità complessiva.
A proposito di meritocrazia, Pantaleo si è chiesto che senso abbia parlare di questo di fronte ai tagli e se non si creano prima pari opportunità per tutti.
La scuola seria è quella che porta tutti al successo formativo non quella che boccia, anche per questo non è condivisibile il decreto che dovrebbe dare le "medagliette". Ha criticato aspramente l'ipotesi di decreto sul merito attraverso il quale si vorrebbe incentivare la competizione tra le persone e le scuole senza preoccuparsi di elevare la qualità generale dell'intero sistema di istruzione e senza garantire a tutti pari opportunità di partenza per il successo formativo. Si rischia di riportare indietro di cinquant'anni il sistema di educazione ed istruzione.
Il sottosegretario Rossi Doria intanto deve allontanarsi per impegni istituzionali inderogabili e viene salutato con un applauso dalla platea.
Diana Cesarin sottopone una seconda domanda. Come si fa e quali provvedimenti mettere in campo subito per tenere i ragazzi a scuola?
Si ripete spesso che nelle politiche dell'istruzione c'è bisogno di un'inversione di tendenza e certamente sarebbe importante aumentare la quantità di investimenti sulla scuola. Tullio De Mauro, da diversi anni cerca di raccontare quello che succede all'interno delle scuole negli altri paesi del mondo e ciò che lo sorprende è che fuori dall'Italia, i problemi dell'istruzione sono problemi centrali delle politiche di governo, che vengono affrontati e discussi dai capi di stato, dai presidenti. L'istruzione non è un fatto che riguarda solo il ministro competente e i sindacati di categoria. Sarkozy ha fatto la sua campagna elettorale andando di paese in paese a parlare della sua idea di scuola. La Merkel taglia risorse in tutti i campi ma concentra buon parte del risparmio sull'istruzione. Perfino la Thatcher, bieca reazionaria, come la definisce De Mauro, tagliò in alcuni dipartimenti per investire nella scuola dell'infanzia. Insomma ci dice De Mauro, seppur sicuro che il Ministro in carica e suoi sottosegretari faranno tutto il possibile per migliorare l'istruzione, finché non vedremo Monti farsi carico e ripensare il sistema dell'istruzione in Italia, non si potrà parlare di una vera inversione di tendenza.
Domenico Pantaleo si chiede perché, a differenza degli altri paesi, il dibattito sulle prospettive della scuola non sia un dibattito pubblico. Sicuramente c'è una crisi delle classi dirigenti che non sono in grado di guardare agli interessi generali e al futuro. Anche questo genera l'antipolitica. Per dare alla scuola una cittadinanza generale ci vuole un cambio della classe dirigente.
Ci sono alcuni paradigmi ai quali attenersi per un vero rinnovamento della scuola. L'apprendimento per tutto l'arco della vita è il tema del futuro: il sapere è determinante per garantire la libertà e i diritti nella società tecnologica.
L'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni e la continuità 3-18 sono altri elementi forti dai quali partire.
È necessario un sistema educativo che sia in grado di mettere in correlazione l'apprendimento nella scuola con quello fuori di essa e un rapporto bidirezionale tra docenti e studenti.
Bisogna dire no alla gerarchizzazione tra i percorsi scolastici: licei, tecnici, professionali e formazione professionale, nell'ordine. La lotta di classe non c'è più ma le classi ci sono ancora.
Va data pari dignità a tutti i percorsi di istruzione, attraverso l'introduzione del biennio unitario e l'incremento delle attività di laboratorio. Occorre modificare radicalmente la didattica per essere in grado di rispondere alle aspettative degli studenti del terzo millennio. Vanno valorizzate tutte le professionalità presenti nella scuola, ma innanzitutto c'è bisogno di formazione: non per avere insegnanti più bravi, che già ci sono, ma per avere insegnanti più preparati ad affrontare il mondo che cambia.
Ma c'è un'ultima priorità, ha concluso Pantaleo, ci vuole un'altra idea del lavoro: meno precario e meno incerto.
Diana Cesarin ha chiuso i lavori del convegno ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla sua riuscita ed in particolare il professor De Mauro per il suo contributo, citando come augurio, un frammento dalla quarta di copertina dell'ultimo libro del professore:
"L'esame orale della maturità fu minuzioso e lungo. Alla fine mi chiesero che cosa avevo in mente di fare poi. Dissi che volevo insegnare nelle scuole, fare il professore. Mi pareva il mestiere più bello del mondo".