Scatti… d'orgoglio: la scuola pubblica merita di più

  • 10.30

    Scatti… d'orgoglio: la scuola pubblica merita di più, è questo lo slogan con il quale la FLC CGIL ha caratterizzato la giornata di mobilitazione e di sciopero generale della scuola di oggi, sabato 24 novembre.

    Vai ai nostri click e al servizio video di Fulvia Subania.

    Dopo l'incontro a Palazzo Chigi sul ripristino degli scatti di anzianità, il fronte sindacale unitario che si era faticosamente ricomposto, è andato in frantumi. La nostra organizzazione ha voluto confermare lo sciopero e dare appuntamento a Roma. Ma Piazza Farnese si è riempita dei colori ideali di un'unica bandiera, quella dei lavoratori della scuola, sotto la quale ci siamo ritrovati.

    La manifestazione si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare Carmine, precario della scuola che si è suicidato a Napoli e Davide, un ragazzo di 15 anni, ucciso dall'omofobia. Sul fondale del palco, invece, campeggia anche lo striscione dell'Istituto Tecnico Agrario di Finale Emilia con riprodotto il campanile crollato divenuto simbolo del terremoto del maggio scorso.

    Francesca Fornario, giornalista che cura una rubrica quotidiana di satira politica su Pubblico giornale, ha introdotto gli interventi dal palco con battute ironiche sulla situazione in cui versa oggi la scuola e il sistema di istruzione e la ricerca in Italia. Con lei, alternandosi alla conduzione della giornata, anche Mara Mellace, giovane docente di scuola media superiore e dirigente nazionale della nostra organizzazione.

    La storia personale di precarietà di Antonella Vulcano, docente, dura da 11 anni. I precari sono stati lasciati a piedi da altri sindacati, dice, la FLC CGIL invece c'è. I precari, ma anche i lavoratori di ruolo hanno "portato avanti la baracca". Il problema non è solo la rivendicazione dei diritti, ma la dignità violata del personale e degli studenti. È tempo di agire e di fare un fronte unico, sottolinea Antonella, tra tutti coloro che la scuola la fanno e la rappresentano. Giù le mani dai precari, giù le mani dagli alunni, giù le mani dalla scuola pubblica, da chi la fa e la difende.

    "Una scelta di vita", così la definisce Marinella Esposito, docente di Ponticelli a Napoli: pur potendo insegnare nella secondaria di secondo grado, ha deciso quasi vent'anni fa di rimanere nella scuola primaria in uno dei quartiere difficili di Napoli. In quella scuola ci sono bambini "sporchi", bambini abbandonati, i figli dei camorristi e i figli delle vittime dei camorristi. Gli altri sindacati dovrebbero riflettere sul fatto che il pagamento degli scatti avverrà tagliando il fondo di istituto che proprio in realtà come Ponticelli consente di realizzare interventi finalizzati a garantire uguaglianza tra tutti i bambini. Tagliare il fondo significa abbandonare i bambini più deboli. La FLC CGIL ha il compito maieutico di denunciare tutto ciò scuola per scuola.

    Angela Pannunzi ha denunciato la continuità nelle politiche sui docenti utilizzati in altri compiti per motivi di salute tra la Gelmini e Profumo. Invece di rappresentare un valore aggiunto per le scuole (basti pensare al fatto che spesso garantiscono la funzionalità dei laboratori e delle biblioteche) il governo li considera come imboscati o fannulloni. Questo spiega, continua Angela, la pervicacia con cui si insiste per il passaggio nei ruoli del personale ATA senza alcuna attenzione né alle condizioni di salute né alle specifiche professionalità necessarie. "Ammalarsi non è una colpa o una scelta", per questo i docenti inidonei chiedono di rimanere insegnanti utilizzati in altri compiti.

    Assistente amministrativo precario da 9 anni, Maurizio Tacconi non si farà mettere contro i docenti inidonei, sottolinea, perché anche loro hanno dignità, anzi combatterà con loro. Le accuse di corporativismo alla FLC CGIL vanno rigettate. Per i precari che hanno sempre la stessa retribuzione, il fondo d'istituto è l'unica possibilità di avanzamento retributivo. Senza Fis avanza il rischio di lavoro volontario, quando invece tutto il lavoro deve essere retribuito. Non bisogna esser contro l'unità sindacale, conclude Maurizio, ma avere obiettivi comuni di miglioramento della scuola.

    Raffaele Di Stefano è ricercatore all'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, precario da 14 anni in scadenza tra 40 giorni. I cittadini hanno un grande potere, quello del "no", sottolinea Raffaele: "non dobbiamo dare il voto a nessun partito che non abbia in programma l'abrogazione della legge 30 sul lavoro e delle consuetudini del finanziamento pubblico". Una riforma "vera" del mercato del lavoro è quello che dobbiamo chiedere, norme che incidono sulla nostra vita di tutti i giorni.

    "Stiamo inondando le piazze di questo paese - esordisce Danilo Lampis, dell'Unione degli Studenti - perché stanchi di non essere ascoltati". Sottolinea la necessità di dire no ai tentativi di privatizzazione della scuola e il bisogno di una legge nazionale e non regionale sul diritto allo studio. "Non vogliamo essere i futuri precari - ammonisce Danilo - ma aprire una questione generazionale che non è di ordine pubblico come vogliono farci credere".

    Gli studenti sono stati in piazza il 14 novembre e il 17 dello stesso mese in occasione della giornata internazionale dello studente. È quanto ricorda ai presenti Leonardo Esposito, studente universitario. Oggi sono in piazza insieme ai lavoratori della conoscenza perché vogliono difendere insieme a loro il diritto allo studio, la scuola pubblica di qualità e per costruire il mondo che desiderano, senza violenza ma con la forza delle idee e della lotta dei lavoratori, che guardi ad una Europa capace di un cambiamento che investa sul futuro "perché un'alternativa è possibile".

    Giuseppe Casafina, delegato FIOM Almaviva, ha centrato il suo intervento sui tagli legati alla produttività invitando il mondo della conoscenza a rifiutare questa logica, ancora più inaccettabile per l'istruzione che non si può misurare con la produttività, ma che è valutabile solo sul lungo termine. Giuseppe ha ricordato quanto questo Paese abbia bisogno di una lotta efficace che unisca "la sapienza degli insegnanti, l'entusiasmo degli studenti e la concretezza degli operai".

    In Emilia Romagna, ha esordito Ania Cattani, volontaria del progetto Insieme la scuola non crolla, la situazione rimane critica. Le scuole sono aperte da poco tempo dopo il terremoto ed Ania vuole condividere con noi la sua esperienza. Abbiamo lavorato al progetto promosso dalla FLC CGIL insieme a genitori, docenti e personale ATA, tutti volontari che hanno organizzato laboratori per i ragazzi e i bambini, vivendo con loro per ricostruire la scuola nelle zone colpite dal sisma. I genitori hanno dovuto incatenarsi insieme alla FLC CGIL davanti al MIUR per chiedere al Ministro Profumo di mantenere le promesse. Il mio sindacato - dice Ania - ha dato prova di essere un sindacato attivo, coerente e coraggioso. La scuola italiana, ha concluso, è prima di tutto luogo di cittadinanza dove si formano le coscienze. Non possiamo condividere l'idea del Governo di fare cassa tagliando le risorse.

    Il Segretario generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo (ascolta l'intervento integrale) ha esordito salutando la piazza che è una piazza unitaria, malgrado la defezione delle altre organizzazioni. È una piazza che rappresenta quanto è emerso dalle centinaia di assemblee unitarie che hanno chiesto ai sindacati di fare fino in fondo il proprio dovere. Un sindacato senza popolo non è più un sindacato. Sono molto addolorato, ha proseguito Pantaleo, che gli altri non ci siano, ma ci sono sicuramente molti dei loro iscritti. Abbiamo deciso di mantenere lo sciopero e la manifestazione per onorare il patto con i lavoratori. Ci siamo impegnati contro le 24 ore e per gli scatti di anzianità, ma non possiamo accettare il "gioco delle 3 carte". Noi non siamo un sindacato corporativo, ci teniamo all'offerta formativa e non possiamo accettare lo scambio tra scatti e meno risorse per la scuola.
    Ma nelle assemblee e in tanti documenti unitari, le questioni poste dai lavoratori non erano solo queste ed è per questo che non comprendiamo, e non lo capiscono i lavoratori, la decisone degli altri sindacati di annullare lo sciopero. La difesa della scuola pubblica è il tema principale e dentro ci sono tutti gli altri per i quali abbiamo ricevuto il mandato dai lavoratori. Noi non ci fermeremo e tenteremo ancora una volta di recuperare l'unità perduta.
    La difesa della scuola pubblica, ha aggiunto Pantaleo, si coniuga con la richiesta di un'Italia più giusta. Vogliamo una chiara discontinuità rispetto a queste ricette liberiste. I nostri governanti non capiscono il dolore e la disperazione delle giovani generazioni che oggi protestano pacificamente perché vogliono essere ascoltate.
    La scuola pubblica è una palestra di civiltà e di pace, ha urlato Pantaleo in uno sventolare di bandiere rosse, e deve educare al rispetto e all'integrazione. Chiediamo la rinuncia all'acquisto degli F35 come segnale di pace e per finanziare la scuola e lo stato sociale.

    Pantaleo si è poi soffermato sul recente accordo separato sulla competitività e ha rimarcato la giustezza della scelta della CGIL di rifiutarsi di firmare un documento che vorrebbe cancellare il contratto nazionale e svendere i diritti dei lavoratori. Noi crediamo che quell'accordo debba essere discusso tra i lavoratori che dovranno dire democraticamente se sottoscriverlo o meno.

    Il voto per le RSU ha dimostrato che c'è voglia di democrazia e quel voto ci ha premiato in tutti i comparti della conoscenza. L'esercizio della democrazia serve anche a rimotivare il sindacato: non possiamo lasciare senza risposta chi ci ha dato la sua fiducia con il voto.

    Pantaleo ha poi elencato le principali questioni sulle quali proseguire la mobilitazione a partire dal superamento del precariato e dalla modifica delle norme restrittive sulle pensioni introdotte dalla riforma Fornero.
    Ma non va trascurato il tema salariale, ormai fermo da 4 anni, e quello del rinnovo contrattuale che non può essere ulteriormente rinviato.
    Pantaleo ha anche ripreso il tema dei docenti inidonei, già affrontato negli interventi precedenti, sottolineando che si tratta di un tema di civiltà oltre che di diritto al lavoro del personale ATA precario. E in questo senso ha chiesto con forza le assunzioni in ruolo e un maggior rispetto per il lavoro ATA che molti considerano di serie B.
    Pantaleo ha poi rivolto un appello al Ministro Profumo, chiedendo meno messaggi mediatici rivolti ad una scuola elitaria e maggiore impegno per le questioni concrete, dai finanziamenti all'edilizia. Che senso hanno i tablet quando le scuole non sono sicure?
    A proposito del progetto di legge sugli organi collegiali, Pantaleo ha ribadito le posizioni della FLC CGIL: non possono esistere 10.000 statuti diversi né una scuola dove non sia consentito l'esercizio della democrazia attraverso le assemblee dei genitori e degli studenti.

    Con questa manifestazione abbiamo dimostrato, ha concluso Pantaleo, che i lavoratori sono interessati a difendere la scuola e a lottare per la giustizia e la solidarietà: noi non ci fermeremo e non ci piegheremo e continueremo a lottare per dare speranza alle giovani generazioni e per un Paese più giusto.

    Ascolta l'intervento di Domenico Pantaleo a Piazza Farnese

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