Convegno nazionale "Liberare la dirigenza scolastica" - Seconda giornata

  • 09.00

    Terza sessione

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    Il programma della seconda giornata del convegno nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL si è aperto con una apprezzata relazione di Sergio Auriemma, Avvocato Vice Procuratore generale della Corte dei Conti, sul tema “ Il “sistema” della dirigenza pubblica: connessioni e specificità”.

    Chiarito perché parlerà di “sistema della dirigenza”, all’interno del quale trovano collocazione le varie forme della dirigenza, ha fatto un richiamo al Disegno di legge di riforma della Pubblica Amministrazione e al Dossier “La buona scuola” affermando che quanto fatto finora costituisce “diagnosi”, adesso viene la fase più complessa: passare dalla diagnosi alla terapia. L’analisi si è conclusa con l’ascolto (sempre positivo tastare il polso); adesso bisogna iniziare la fase dell’attuazione, cominciare a scrivere le norme: alcune di esse sono già contenute nella legge di stabilità, altre dovranno essere contenute in decreti legge e disegni di legge, che costituiranno una serie di strumenti in grado di tradurre la diagnosi in terapia.

    Da osservatore esterno, ha voluto precisare che la Corte dei Conti ha già fornito al Governo tre pareri: sulla dirigenza scolastica, sul disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione e sulla legge di stabilità, mostrando preoccupazione per l’ulteriore riduzione del Fondo dell’Istituzione Scolastica che ha una grande importanza sociale oltre che didattica consentendo l’ampliamento dell’offerta formativa. E’ passato quindi a delineare possibili effetti ed itinerari per la dirigenza. Per la dirigenza scolastica, dopo aver richiamato l’immagine del Visconte dimezzato, ha affermato che le sue costanti sono costituite dai principi costituzionali , gli articoli 28, 95 e 97 della Costituzione, tracce per l’orientamento di qualsiasi attuatore normativo. Ha ricordato come tutte le riforme della dirigenza siano andate di pari passo con le riforme dell’amministrazione come un binomio indispensabile: T.U. 3/57, L. 249/68, L. 748/72, legislazione Cassese sulla privatizzazione del pubblico impiego, legge Bassanini e la scommessa sulla contrattualizzazione, legge Brunetta e la performance. Quella del dirigente è una figura professionale da inquadrare sia in ingresso sia nel mantenimento definendone la sfera della potestà decisionale, i momenti decisionali monocratici, le responsabilità. Nel disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione ci sarà anche un riguardo per la dirigenza scolastica. Nel sistema della dirigenza pubblica devono esserci sia connessioni (senza connettivi non c’è sistema) sia specificità. Ha quindi polemizzato con quanti usano l’espressione “molestie burocratiche”: sono molestie o regole minime di convivenza? Senza burocrazia, ha affermato, si sta fuori dal sistema. Elementi di connessione del sistema della dirigenza pubblica sono costituiti da: funzione di direzione (senza potere di direzione non c’è dirigenza; altro è il modo di dirigere, democratico o autoritario, gerarchico, di mero indirizzo, co-ordinato); spazio di discrezionalità (valutazione, approntamento, individuazione, accertamento, criteri…); scelta adeguatamente motivata. Ha posto quindi l’accento sulle bulimie documentali: è necessario liberarsi dalle carte, soprattutto da quelle inutili, attenti a non confondere però tra semplificazione e deregolazione. Sulla responsabilità dei risultati, ha evidenziato che per la dirigenza scolastica non c’è ancora un sistema di valutazione: i risultati devono risultare dal raggiungimento di obiettivi di ruolo, obiettivi di leadership.

    La dirigenza scolastica poggia su una stratificazione legislativa (art. 396 del T.U. 297/94, art. 25 D.Lgs. 165/01, art. 17 D.L. 104/2013) e le stratificazioni non aiutano. “Il dirigente scolastico sovrintende al governo di una scuola quale struttura dotata di autonomia” Nel governo della scuola a chi l’indirizzo e la gestione? Secondo la delibera dell’ANAC 144/2014 nella scuola non c’è potere di indirizzo. Ha affermato che la leadership è innanzitutto ruolo, competenze (anche in senso giuridico), attribuzioni, compiti. Il dirigente scolastico è un leader solo manageriale? Ha attribuzione manageriale prevalente, ma deve essere capace di organizzare, dislocare e direzionare i compiti; deve saper animare, coordinare una molteplicità di leadership professionali all’interno della scuola, avere capacità di dirigere la scuola. Restano da sciogliere i nodi relativi a: sviluppo della professionalità (a cominciare da quella docente con cui c’è interattività), flessibilità dei modelli organizzativi (indispensabile per effettiva autonomia), competenze specifiche.

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    La seconda relazione della mattinata è affidata ad Anna Armone , Responsabile degli Affari Generali presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, che affronta il tema “La funzione e le responsabilità dirigenziali nell’evoluzione del sistema scolastico territoriale”. Dopo aver espresso apprezzamento e condivisione verso la relazione di Auriemma, ha innanzitutto affermato che l’autonomia scolastica non è una autonomia piena come le altre presenti nel territorio. La scuola nel territorio è un organo con personalità giuridica, ma norme generali, principi fondamentali, livelli essenziali di prestazioni, policy (insieme delle azioni strategiche) sono dettati dallo Stato e dagli Enti locali: le regioni con la competenza legislativa concorrente per le questioni organizzative, gli Enti territoriali locali con le competenze amministrative. Ha posto quindi la domanda :come si pone il dirigente scolastico nel rapporto con gli Enti locali? La risposta è nell’articolo 3 del DPR 275/99: come rappresentante legale dell’istituzione scolastica. Per quanto riguarda il rapporto con le Regioni, poche di esse prevedono la partecipazione delle autonomie scolastiche, proprio perché non c’è parità di autonomia. È importante invece la rappresentatività delle scuole: le politiche sul territorio funzionano se c’è collaborazione tra quelli che in esso devono attuarle. La presenza del soggetto scuola nel territorio deve essere istituzionalizzata e riconosciuta, in fonti normative, o come assieme di scuole o come reti istituzionali di scuole; in questo modo allora il dirigente scolastico si potrà relazionare col territorio. Cosa bolle in pentola? Nel testo di riforma costituzionale, di cui non parla “la buona scuola”, sparisce la legislazione concorrente: lo Stato con legge può intervenire sulle Regioni sull’unitarietà del sistema scolastico. L’autonomia scolastica resta in uno spazio limitato e limitativo. Il documento “la buona scuola” non cita mai Comuni, Regioni, articolo 117 della Costituzione, DLgs 112; per quanto riguarda il dirigente scolastico, il documento lo vede pienamente responsabile della gestione generale per la realizzazione del progetto di miglioramento definito sulla base della valutazione mentre vede la comunità territoriale come sostegno per l’apertura della scuola ad iniziative sul territorio. Ha affermato che la conferenza delle Regioni dovrebbe servire a definire la programmazione dell’offerta formativa territoriale. Concludendo ha affermato che non si riesce ancora a declinare la partecipazione delle scuole autonome e dei dirigenti scolastici; la leadership può essere utilizzata per attivare processi e rappresentanze nel territorio. Ma la strada è lunga e tortuosa.

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    Dopo le due stimolanti relazioni, numerosi sono stati gli interventi dei convegnisti che hanno toccato i temi delle reti di scuole, della specificità delle scuole e dei dirigenti scolastici, del dimensionamento, dell’autonomia scolastica, degli Organi Collegiali, della sovrapposizione normativa, del rapporto col MIUR e le Direzioni regionali, del rapporto tra reti di scuole e autonomia scolastica, della necessità della delegificazione.

    Nelle risposte, l’avvocato Auriemma dopo aver premesso che i magistrati non vogliono supplire la politica ma che intervengono o quando i politici non sanno decidere o quando i cittadini chiedono, ha affrontato il tema della specificità delle scuole, prospettando che le soluzioni ci sono e consistono nell’adattamento di tutte le normative generali che sono calate nella realtà scolastica (a condizione che si tratti di adattamento e non copiatura, come nel decreto di adattamento del MIUR sulla sicurezza). Va chiarito bene, scrivendo bene i testi normativi, come funzionerà l’organico funzionale: sarà di rete? Di scuola? Sui dirigenti scolastici e sul ruolo unico della dirigenza pubblica, è giusto escludere la dirigenza scolastica dal ruolo unico in nome della specificità; altra cosa è invece la retribuzione che non può essere così distante da quella dei dirigenti pubblici. Per quanto riguarda gli organi collegiali, invece di predisporre nuovi organi collegiali che rispondano alla realtà delle scuole, la discussione si è arenata su rappresentatività/partecipazione e sulla presidenza del CdI invece che sul ruolo che deve assumere l’organo collegiale. Ne “la buona scuola” non si parla di organi collegiali! Infine ha concluso affermando che non servono più leggi: il male nel nostro Paese è l’anomia, la scarsa qualità delle leggi, non la mancanza di esse. Bisogna andare verso la semplificazione de-legificativa non de-regolativa, verso la de-burocratizzazione non verso la sburocratizzazione; serve una legge leggera. E che la scuola non sia più tormentata da leggi che si sovrappongono e da note ministeriali che cambiano le leggi.

    Anna Armone ha voluto aggiungere che con i progetti di riforma in atto si determina una presenza forte dello Stato sul territorio,mentre col Regolamento di riorganizzazione del MIUR non si capisce cosa facciano gli Uffici Scolastici Regionali rispetto alle singole autonomie scolastiche. Si dovrà decidere anche come sarà il dirigente scolastico futuro: seguirà il percorso educativo o le funzioni gestionali? Gli altri Stati non hanno Dirigenti scolastici ma hanno Capi di Istituto con poteri precisi e che guadagnano molto di più.

    Conclusioni

    Prima della chiusura dei lavori del Convegno, è intervenuto Antonio Bettoni, Presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, che ha voluto ringraziare tutti i partecipanti per l’attenzione e l’attiva partecipazione con cui hanno seguito i lavori dei due giorni. Un ringraziamento particolare l’ha rivolto a tutti i relatori che hanno dimostrato alta capacità, competenza, abilità nel coinvolgere ed hanno arricchito il dibattito di tanti spunti interessanti di riflessione .

    Infine Gianni Carlini ha rivolto un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti per l’interesse dimostrato e ai relatori per le loro esposizioni che hanno offerto ottimi contributi al tema oggetto del dibattito del convegno. Ha voluto sottolineare che nei nostri convegni non siamo soliti invitare chi ci dà ragione e che apprezziamo i punti di vista critici e diversi che ci aiutano a chiarire meglio le varie questioni. Ha ribadito che ancora una volta l’annuale convegno dei dirigenti scolastici ha centrato l’obiettivo, mettendo al centro del dibattito un tema particolarmente sentito da tutti e facendolo esaminare da esperti diversi e con punti di vista diversi. Le proposte, i consigli e anche le critiche che sono emersi durante il convegno saranno oggetto di riflessione per la struttura nazionale di comparto dei dirigenti scolastici e per tutto il sindacato. Ha salutato gli intervenuti dando appuntamento per tutti a Milano l’anno prossimo dove il convegno si svolgerà in coincidenza con l’Expo.

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