Le radici scolastiche dei disordini greci
La rivolta della gioventù greca è esplosa con l’uccisione di un giovanissimo anarchico, ma ha le sue radici in questioni che riguardano anche la scuola e l’università e in due anni di lotte studentesche e sindacali.
Da settimane la Grecia è sconvolta da disordini e incidenti fra polizia e gruppi di giovani, più o meno anarchici, come amano definirli i telegiornali, ma anche da grandi manifestazioni sindacali e politiche.
La cosa non è da poco ed ha messo in allarme anche l’Unione Europea che ha diramato a tutti i paesi membri raccomandazioni per evitare che l’incendio greco contagi altre nazioni. Non è persino escluso che alcuni recenti atti riguardanti la scuola italiana siano stati ispirati dai consigli che l’UE ha rivolto ai governi. Non a caso anche altri paesi, come la Francia, hanno cercato di attenuare con rinvii i motivi di tensione interna, in particolare quelli che potevano innescare micce nei settori giovanili e studenteschi.
In Grecia l’elemento scatenante della protesta e degli incidenti è stato sicuramente l’assassinio del giovane Alexis Grigoropulos, da parte delle forze di polizia, per di più in una situazione piuttosto “gratuita”, che ha rimesso in luce il ruolo di corpo separato dello stato che la pubblica sicurezza greca tende a ricoprire.
Questo omicidio tuttavia si è inserito in un clima tensione sociale provocato non solo dalla recente crisi finanziaria mondiale, ma che data da oltre due anni, caratterizzati da agitazioni le quali fanno della spesso dimenticata Grecia un paese di primo piano nelle lotte sociali odierne. Si potrebbe partire dal riuscitissimo Social Forum di Atene di due anni fa, a cui anche la FLC Cgil aveva partecipato, per passare attraverso le lotte che in quegli stessi mesi gli studenti greci avevano intrapreso, solidarizzando con ed imitando i colleghi francesi impegnati nella battaglia contro i Cpe, per approdare infine al duro scontro sulla questione dell’apertura di università private, cosa non prevista dalla costituzione greca, ed al tentativo del governo di destra del partito “Nuova Democrazia” di andare a nuove elezioni e a una nuova maggioranza qualificata proprio per cambiare la costituzione a tal fine. Un tentativo fallito, perché la maggioranza raggiunta dalla destra in Parlamento era minore di quella precedente e ben lontana dalla maggioranza qualificata necessaria per cambiare la costituzione.
Nel frattempo però le elezioni però avevano messo in luce anche un altro dato: la destra aveva vinto per soli due seggi in Parlamento, ma aveva perso nel paese, dove circa il 52% dei voti validi erano andati ai partiti di sinistra.
Vi sono dunque profonde ragioni di contraddizione politica e di disagio giovanile ed educativo in questa vicenda che è balzata agli occhi dell’opinione pubblica solo attraverso la notizia di un quindicenne anarchico ucciso gratuitamente e le immagini televisive delle barricate, degli scontri e degli incendi che ne sono scaturiti.
Roma, 18 dicembre 2008