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Social Forum Mondiale. Disorganizzazione creativa

Nonostante le difficoltà organizzative ha preso quota la periodica iniziativa di incontro globale dei movimenti.

14/02/2011
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Si è chiuso venerdì scorso, 11 febbraio, il Social Forum Mondiale che come sempre ha rappresentato una grande occasione di incontro tra i movimenti sociali. Stavolta, data la sede e i temi in discussione, è stato soprattutto un momento di un grande dibattito tra i movimenti dell’Africa, con tutti i suoi ed i loro problemi, ed il resto del movimento mondiale che in questi anni ha rappresentato una spina nel fianco di quel pensiero unico neoliberista che oggi con la crisi in atto, dopo aver mostrato tutte le sue feroci contraddizioni, ha mostrato anche tutti i suoi limiti.

Non è stato certo un forum sotto il segno della buona organizzazione. Già è complicato mettere in atto un simile consesso mondiale , ma Dakar lo è ancora di più: basta addentrarsi in questa megalopoli “post-tutto” per rendersi conto delle difficoltà che sta attraversando il Terzo Mondo, o almeno una sua parte, nel momento in cui problemi atavici di economie fino a ieri agricole coloniali si sommano a nuove contraddizioni urbane e post-industriali, E come se ciò non bastasse, come se non bastassero le distanze geografiche e organizzative di partecipanti e animatori del forum, ci si è messo anche il neonominato rettore delll’Università Cheikh Anta Diop (UCAD) che ospitava il Forum, che all’ultimo momento ha cambiato le carte in tavole dimezzando le aule concesse e costringendo i partecipanti a riparare in una improvvisata tendopoli allestita nel campus o in altre parti dell’agglomerato urbano.

Nondimeno il 6 febbraio il Forum ha preso il via con una grande colorata e pacifica manifestazione che dalla sede della radiotelevisione senegalese ha attraversato le vie della città fino al campus. Da quel momento la disorganizzazione che sembrava essere la cifra dell’iniziativa si è quasi magicamente trasformata in un miracolo di creatività.

E si è trattato di una creatività che ha destato attenzione nei media internazionali (CNN, BBC, France 24) e in quelli africani (in particolare i giornali), assai più di quanto i media nostrani abbiano riportato. Merito anche delle presenze di rilievo dall’ex presidente brasiliano Lula (di grande rilievo sulla stampa senegalese il suo dibattito con il presidente senegalese Wade, l’ottantaquattrenne liberale che tuttavia non ha disdegnato di presentarsi al forum) a quello boliviano Morales, da Naomi Klein a Samir Amin e Vandana Shiva, fino a esponenti della socialdemocrazia europea come Martine Aubry, Massimo D’Alema, Danielle Mitterand.

La CGILera presente con una delegazione guidata dai Segretari Nazionali, Danilo Barbi e Nicola Nicolosi, composta da rappresentanti sindacali del centro Confederale, di otto Categorie Nazionali (SPI, FILLEA, FIOM, FILCAMS, SLC, FP, FLAI, FLC), quattro strutture regionali (Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Friuli Venezia Giulia) del patronato INCA e della rete di cooperazione e solidarietà internazionale di Progetto Sviluppo, all’interno della quale molti erano i delegati sindacali originari di paesi africani, immigrati in Italia.

Il giorno 7 è stato dedicato al tema della diaspora africana. Per la CGIL è stata l’occasione per un “pellegrinaggio” a Gorée, l’isola davanti a Dakar da cui venivano deportati gli schiavi, luogo della memoria con le sue abitazioni fortezze e prigioni in stile coloniale. La delegazione della CGIL ha incontrato le autorità locali e consegnato una targa da apporre nella “casa degli schiavi”.

Successivamente nella sede nazionale della confederazione sindacale CNTS la CGIL ha partecipato al dibattito sulla diaspora africana.

Con i giorni 8 e 9, animati dai numerosissimi seminari, il forum è entrato nel vivo della discussione. In queste giornate la delegazione della CGIL si è dispersa nei numerosi seminari. La FLC ha partecipato ad un seminario sulla Campagna Globale per l’Educazione che proprio da Dakar prese le mosse nel 2000, organizzato dal sindacato tedesco GEW, e ad un seminario sulla crisi dell’educazione nell’Africa francofona che presso la sede del sindacato senegalese della scuola e dell’università SUDES vedeva riuniti sindacalisti  della scuola senegalesi, congolesi, burkinabe, nigeriani, francesi, italiani e spagnoli.

Da quest’ultimo seminario sono emerse le contraddizioni di questi paesi dove per lo più non esiste l’obbligo scolastico e quindi forte è “l’evasione” non solo per motivi legati a problemi economici, pregiudizi o distanze, ma anche per ragioni “gratuite”.  A livello universitario è facile inoltre che il numero chiuso interrompa la carriera dei diplomati, come ha ben testimoniato una manifestazione di diplomati esclusi all’interno del campus e del forum. Ma va tenuto presente che l’UCAD  è anche la più importante struttura universitaria dell’Africa occidentale, che, come testimoniano le sue numerose case dello studente, ospita studenti un po’ da tutta l’Africa ex-francese. Il Senegal, con la sua struttura scolastica mutuata dal dominio francese ( 6 anni d elementari, 4 di medie e 3 di secondaria superiore, con tanto di docenti agregé) è quindi un punto di riferimento scolastico importante in questa zona dell’Africa.

Non è poi mancata una visita al villaggio a 60 km da Dakar dove opera lo SPI di Como (una gradita scoperta fatta in loco!), occupandosi anche di attività parascolastiche per i bambini del luogo.

Il 10 è stata la volta delle assemblee di settore, tra cui anche quella dell’Educazione. Mentre l’11 con la rituale Assemblea generale si è concluso il Forum.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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