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#nonscherziamo

L’Inps chiede indietro i soldi della disoccupazione ai precari (co.co.co., assegnisti e dottorandi) a distanza di anni.

03/10/2014
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Indennità di disoccupazione erogate ai co.co.co. delle scuole, ai dottorandi e agli assegnisti di ricerca delle università, chieste indietro dall’Inps cinque anni più tardi. È questa la situazione ai confini della realtà che stanno vivendo in queste settimane centinaia di lavoratrici e lavoratori con contratti parasubordinati, che a partire dal 2009 avevano richiesto e ottenuto l'indennità una tantum per il sostegno al reddito.

Dall'inizio del 2014 infatti numerosi ex co.co.co., attualmente precari e/o disoccupati, si sono visti recapitare a casa una lettera dell’Inps con la quale si chiede la restituzione della somma erogata “erroneamente” in precedenza (mediamente circa 4.000 euro). L’una tantum infatti esclude inspiegabilmente i collaboratori del pubblico impiego, ma a causa di una norma confusa e di dubbia interpretazione, molte sedi INPS negli anni passati hanno erogato il beneficio anche a tali lavoratori. Non solo. Proprio l'indennità una tantum, nata dalla fantasia dei Ministri Tremonti e Sacconi per fare un'operazione spot più che per riconoscere davvero un diritto, ha mostrato negli anni la sua inefficacia. Basti pensare che a causa di criteri di accesso escludenti e molto restrittivi, sono state pochissime le domande avanzate all'Inps (circa 70.000 nel 2013) a fronte di centinaia di migliaia di contratti di collaborazione scaduti; e ancora meno (circa 26.000) le domande accolte e liquidate. Il risultato è un fondo di finanziamento ancora in attivo. Traduzione: soldi per i precari non spesi.

Sul tema la FLC CGIL, insieme a NIDIL CGIL, ha anche sollecitato una interrogazione parlamentare sottoscritta da parlamentari del PD e di SEL nei due rami del Parlamento. Vai all'interrogazione parlamentare della camera e del senato.

La FLC CGIL ritiene assurdo che a distanza di anni l’Inps pretenda dai lavoratori precari la restituzione di un’indennità che è già del tutto inadeguata ed escludente; chiede l'immediato ritiro delle richieste di restituzione; denuncia l'assurda distinzione tra collaboratori del pubblico e del privato.  

Proprio nei giorni in cui il Parlamento discute del JOBS ACT intendiamo mandare un messaggio chiaro: non è più rinviabile un riforma in senso universalistico del welfare. Va garantito a tutti, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, un sostegno al reddito quando scade il contratto; va inoltre introdotto un reddito minimo garantito come strumento di lotta alla povertà e liberazione dal ricatto.

Denunceremo tutto questo, insieme a NIDIL CGIL, in una conferenza stampa in programma per martedì 7 ottobre alle ore 13.00 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Con il racconto delle lavoratrici direttamente coinvolte intendiamo dare voce ad una vicenda che sembra uno scherzo, ma è invece il tragico emblema delle ordinarie ingiustizie e discriminazioni che sperimenta chi lavora con contratti precari. Sui precari #nonscherziamo.