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Ddl lavoro: presidio davanti alla Camera contro legge ingiusta ed iniqua

CGIL, governo battuto al voto in aula, la mobilitazione messa in campo produce un nuovo significativo risultato.

28/04/2010
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>> Foto del presidio <<

da cgil.it

Più di mille lavoratori oggi si sono riuniti in presidio davanti a Montecitorio per protestare contro il 'DDL Lavoro'. Il testo, che si trova nuovamente in Parlamento dopo che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha apposto la sua firma per la pubblicazione, ha trovato delle ipotesi di modifica nella commissione lavoro, che però non mutano il giudizio negativo della CGIL. Come spiega Fulvio Fammoni, Segretario Confederale della CGIL, "ci troviamo di fronte ad una norma che lede gravemente i diritti dei lavoratori e permangono vizi di incostituzionalità".

Tutti gli interventi, che si sono succeduti in piazza, sono stati un coro unanime di critiche verso la proposta del governo che prevede di affidare la giustizia, in materia di lavoro, ad arbitri che si troveranno a giudicare in base al principio dell'equità e non secondo i vincoli di legge. Anche lo spostamento a trenta giorni dall'assunzione della stipula della clausola compromissoria, non modifica di fatto la situazione, perché, come fa osservare Fammoni, "come farà un precario, un migrante a rifiutarsi di sottoscriverla?".

A conclusione della giornata di mobilitazione anche la notizia che un emendamento proposto dal PD, trova i voti in aula per essere approvato, apportando delle modifiche al testo. "La mobilitazione messa in campo in questi mesi dalla CGIL sul 'DDL Lavoro' produce oggi un nuovo significativo risultato", commenta Fammoni ed aggiunge, "ci dicono spesso che le iniziative di mobilitazione sono inutili e non producono risultati invece, una coerente mobilitazione ha prima portato in luce una legge sbagliata, con il conseguente rinvio alle Camere da parte del Quirinale, ha poi prodotto primi significativi cambiamenti in commissione e oggi segna un decisivo passo falso nella maggioranza di governo".

Secondo il dirigente sindacale "anche una granitica maggioranza di più di cento voti di fronte a norme palesemente sbagliate non riesce a reggere. Per questo - ha concluso Fammoni - la nostra mobilitazione, come abbiamo annunciato, continuerà".

Roma, 28 aprile 2010